Al MomCamp di Milano

Andato il MaM, andato il MomCamp, ora non fatemi vedere più un assembramento di madri in numero superiore a 3 fino a settembre, eh?
Ok, scherzavo.
Bello il MomCamp: mi sono proprio divertita, c’erano un sacco di bimbi che, nonostante il caldo africano bovisasco, hanno giocato imperterriti in un piazzale assolato ritagliando le loro ombre.
Ho ritrovato molte deliziose mamme del MaM, ho seguito un po’ di interventi, ho imparato un sacco di cose. Anche e soprattutto da un uomo, Luca Perugini, che ha aperto le danze con la sua sacrosanta battaglia per il diritto all’asilo nido. Note sparse:

Mariela e Giuliana, due delle organizzatrici, sono state impeccabili;
– Domitilla, l’altra organizzatrice, ha portato a spasso il suo pancione saltellando di qua e di là nel caldo soffocante con una grazia invidiabile. Chapeau;
– Le mamme non prevaricano: l’allegro timer che ballava la samba non ha quasi mai suonato per interrompere un intervento troppo lungo;
– A giudicare dalle domande fatte dopo gli interventi, le mamme sono molto interessate ad attività di coaching e simili; vorrebbero studiare da mamme insomma, migliorarsi, fare più cose, farle meglio;
– Le mamme hanno il senso dell’umorismo (ok, quasi tutte): l’intelligente intervento di Auro che avrei condiviso fino alle virgole quando, in tempi non sospetti, scrivevo questo e che condivido anche ora, ha suscitato più applausi e risate che polemiche;
– Infine, i crackers e i succhi Alixir sono buoni, ma gli snack sembrano fatti di sabbia e compensato, scusatemi.

Concludo con il solito dubbio. Quante donne presenti al MomCamp avrebbero avuto il coraggio o la forza di creare qualcosa in rete, inventarsi un lavoro o un sito, scrivere di mammitudine e altro su un blog, e poi andare a parlarne in pubblico, se non fossero mamme?
Riformulo: per quante donne l’essere mamma è ancora la prima (e a volte unica) definizione di sé?

5 thoughts on “Al MomCamp di Milano

  1. Cara Blimu, sottoscrivo e mi immolo alla causa “andiamo oltre l’essere mamme”. Meno male che mi sto dando da fare. Fatti e non “Chiacchere e distintivo” :)

  2. ahimé, forse tante. forse, però. che certe cose uno, anzi una, ce le ha dentro o non ce le ha affatto. parlare in pubblico è più facile (?) se sei dentro un ambiente conosciuto, e il solo fatto di essere mamma, se diventa un ruolo, rende tutto più familiare.
    per il resto, sono stata una non mamma come te e come auro. la cosa grave è che a volte ho gli stessi istinti, anche se tengo famiglia…
    ah, grazie!

  3. Bella provocazione.
    Nell’ultimo anno mi sono resa conto che alla fine l’identità di una donna passa sempre attraverso la maternità, che abbia figli o meno.
    Trovo che ragionare sulla maternità sia una cosa importante, ma ragionare sulla nostra identità come persone ( e uso il termine persone e non donne) sia essenziale.
    Ma gli incontri che sto avendo mi confermano che stiamo andando in questa direzione

  4. ciao! bella domanda. personalmente, posso dirti che ho sempre aborrito le etichette. MA. una ci si ritrova, a un certo punto. dato che non mi sono ritrovata in precariocamp, cosahofattofilosofiaperfarecamp, cinicocamp, mi sono ritrovata qui, e mi ci sono ritrovata bene. a me sembra che a molte mamme del momcamp, per dire, l’etichetta di mamma-assoluta stia un po’ stretta: rimane il “problema” che i figli li fanno le donne, con tutto (il tanto) che comporta. dunque, a quando il papicamp? potremmo avere ospiti illustri ;-)

  5. ci sono mamme ‘punto’ e ci sono mamme ‘punto e a capo’. forse diventare mamme è una possibilità e non la possibilità. io non tornerei indietro anche se in realtà non l’avevo poi ragionata molto. oggi è il mio stimolo più forte, mi fa sentire ‘stretta’ ai ritrovi di sole mamme e mi fa ‘volere di più’ per il mio ma anche per il suo futuro. chissà se avrei avuto la stessa consapevolezza di me senza essere prima diventata mamma.
    essere mamme è una prerogativa e spesso un pretesto…come al momcamp.

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