Alla ricerca del ponte che non c’è (o forse sì)

In vacanza in Honduras, ci è successa una cosa strana. No, non di essere partiti in due tornati in tre; quello è strano ma fino a un certo punto.
Ci è successo che un giorno, volendo andare a piedi da West Bay, la spiaggia, a West End, il paesino, abbiamo chiesto indicazioni per la strada più breve.
“Passate dalla spiaggia; a un certo punto dovrete attraversare un braccio di mare, ma non vi preoccupate; c’è un ponte, e dopo il ponte in dieci minuti siete in paese”.
Partiamo sotto il sole accecante dei Caraibi. Superiamo bungalow, localini deliziosi in riva al mare, tratti di sabbia con cartelli For Sale ben in vista e pensiamo con tristezza che questo paradiso in un paio d’anni assomiglierà a una colata di cemento.
Arriviamo in fondo a una passerella di legno. Davanti a noi una laguna salata, troppo profonda ed estesa per attraversarla a piedi o a nuoto.
Ci guardiamo intorno. A sinistra, mare. A destra, sabbia.
Nessuna traccia del ponte.
Perplessi, dopo qualche minuto torniamo indietro.
Dopo un chilometro circa, ci supera un gruppo di tedeschi, carichi di sacchetti della spesa. Quindi, arrivano dal paese. Non resisto e li fermo, chiedendo loro da dove ne vengono. Da West End, ovviamente. Ah, e come ci si arriva? A piedi! Superi il ponte e ci sei. Ponte? Noi non abbiamo visto nessun ponte! Ma certo che c’è il ponte, eccetera.
Convinti di essere vittime di una candid camera locale, torniamo sui nostri passi per arrivare, esausti e sudati nel sole rovente, di nuovo in fondo alla stessa passerella, senza ombra di ponte.
Mentre, delusi, perplessi, arrabbiati, torniamo indietro per la seconda volta, il mio compagno si volta, alza gli occhi al cielo e, voilà, ecco il ponte.
Il ponte, in realtà un trabiccolo in ferro arrugginito da prendere il tetano a guardarlo, ma comunque funzionale, era sospeso in alto sull’acqua, per permettere alle barche di passarci sotto e raggiungibile da due rampe di scale malferme. Insomma, non era dove ce lo aspettavamo, ossia a livello della passerella, come ideale prosecuzione della strada. Per vederlo bisognava allargare un po’ il campo visivo. E la mente.

Ripensandoci, mi chiedo: quante volte nella vita, quando eravamo a un’impasse e cercavamo disperatamente un ponte che ci portasse dall’altra parte del guado, non lo abbiamo visto, semplicemente perché lo abbiamo cercato nel posto sbagliato?

L’essenziale è invisibile agli occhi.

10 thoughts on “Alla ricerca del ponte che non c’è (o forse sì)

  1. io ti commento in due parti
    la prima, all’alpe di siusi Val gardena fino al 2001 per tornare con gli sci dal rifugio Florian alla cabinovia per la punta d’oro non c’era l’impianto di seggiovia ma un arcigno signore con un trattore ed un rimorchio si saliva li dietro e quando era pieno all’inverosimile venivi traghettato verso l’altro impianto
    la seconda, nella vita ormai andiamo talmente di corsa che come un pilota di auto da corsa siamo costretti a guardare sempre davanti per non prendere facciate contro i muri
    ps ci son sempre anche la domenica quand’è che cominci come radio Dj a dare il premio fedeltà?….. me lo vedo già il cappellino e la borsetta da spiaggia griffata Blimunda

  2. Anche perché, se ci pensi, raramente alziamo gli occhi; è una prospettiva che appartiene poco all’uomo come abitudine, non so perché. Guardiamo davanti a noi, qualche volta indietro. Ma in alto quasi mai…(c’è un senso metaforico in tutto ciò)

  3. Le proprie aspettative, esperienza di vita, forma mentis condizionano il modo di vedere. Secondo me, è arduo uscire da un’ottica personale, che talvolta mostra solo ciò che vogliamo o ci aspettiamo di vedere, perché ciò implica elasticità e divergenza di pensiero e un po’ la capacità di s-zavorrarsi da se stessi.

  4. Acc… Ma allora il Ponte sullo Stretto c’è già ma… non lo abbiamo vstoooooo!;-)***

  5. che bello questo post….
    mi hai fatto venire in mente il mio libro preferito: il Piccolo Principe….

  6. Bellissimo post, non conoscevo questo blog, scoperto grazie a PocaCola. Sei della scuola genovese come due miti: Beggi e Mitì!

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