Barcelona, posa’t guapa

 Non potevo intitolare questo post altro che con lo slogan catalano (Barcellona, fatti bella) che ha inaugurato la rinascita di questa città durante l’organizzazione delle olimpiadi. Qui trovate le foto per vedere quanto è bella, davvero.
In una settimana ho parlato con decine di persone: stranieri che vivono e lavorano qui, catalani, spagnoli di altre regioni.
Tutti incredibilmente alla mano: scordatevi le ore di anticamera che (i colleghi giornalisti mi capiranno) un qualsiasi direttore eventi promozioni stampa o anche solo direttore di casa sua ti fa fare in Italia prima di riceverti graziosamente o concederti un’intervista telefonica.

Scordatevi anche l’ossessione per il look: qui è tutto molto rilassato e understatement (per mia fortuna: con i chilometri che ho fatto a piedi, se non avessi potutto zompettare con le sneakers mi sarei distrutta).
E ora che ci penso lo zompettare mi porta a una parola-feticcio della città: callejear, letteralmente bighellonare, gironzolare, perdersi nelle vie delal città. Lo sport più consigliato dagli abitanti.
Comunque dalle mie investigazioni, questi sono i barrios sui quali puntare oggi:

Gracìa, in fondo all’omonimo Paseo de Gracìa. La cosa curiosa è che dopo una passeggiata nel Paeseo, stracolmo di negozi per shoppign griffatissimo, si arriva in questo quartiere tranquillo, curatissimo, con lampioni in ferro battuto di una bellezza strepitosa, dove annusi e respiri a ogni passo la vera vita di Barcellona. E’ il barrio più “rivoluzionario”, nel senso che è pieno di localetti affollati da ragazzi no global, no logo, no tutto, da dpve partono le grandi manifestazioni di piazza (l’ultima, contro la guerra in Iraq, ha portato per le strade circa 2 milioni di persone), ma contestualmente vivo di una vita quasi da paese, con le signore anziane che la domenica prendono il cappuccino gustandosi i dolcetti.

El Born invece è vicino al mare, un intrico di vicoli e vicoletti (sì, un po’ come Genova, y por eso mi ha rubato il cuore. Però, posso dirlo? Per come ho visto i nostri caruggi l’ultima volta, qui parliamo di una Genova pulita…) pieni di negozi no griffes e no catene, ma di gusto particolare e davvero originale per una volta. L’unca catena che ho visto è spagnola al 100%, si chiama Desigual (la trovata anche nella Rambla de Canaletes) e vale una visita: io ho comprato un cappottino patchwork di velluto che è uno spettacolo, magari poi metto la foto!. Le scarpe più belle sono da Vialis, vicino alla splendida chiesa di Santa Maria del Mar (che già il nome a me evoca ombre profumate di salmastro). El Born è perfetto per cenare, tapear e ir de copas (una lingua che ha un’espressione apposita per “uscire a bere qualcosa” non può che essere la mia, me lo sento). Fate un passo dal Taller de Tapas, dal Golfo de Bizkaia e soprattutto dallo storico Cal Pep in Plaza de las 8 Ollas (piazza delle 8 pentole, quando si dice un nome, un destino). Questo locale minuscolo è affollato a pranzo e a cena (la coda arriva a metà della piazza), ma ti serve le tapas più incredibili che io abbia mai assaggiato, in equilibrio precario al bancone, annaffiate da un vino tinto da urlo. Si può anche provare a prenotar eun tavolo ma le liste d’attesa, mi dicono, superano i 10 giorni.

La Barceloneta: ossia lo sbnocco a mare di Barcellona, vecchio quartiere del porto ripulito e preso d’assalto dalle immobiliari che oggi i vendono un 30 metri quadrati a 300.000 euro (vi ricorda qualcosa?).
C’è da fare una splendida passeggiata lungo i moli, ma anche se allontanarmi dal mare mi provoca sempre un certo scompenso, non è da perdere neppure l’interno del quartiere che sembra davvero un piccolo villaggio di pescatori. Ci si può arrivare in metro (un paio di fermate dal centro) oppure a piedi percorrendo la Rambla fino al Mirador de Colon, il monumento dedicato a Cristoforo.

A parte che per cercare il mare, comunque, evitate la Rambla come la peste. Oltre al rischio scippi, è percorsa solo ed esclusivamente da turisti in bermuda (per una volta però avevano ragione loro: la temperatura era più che primaverile).
Il Barrio Gotico invece è sempre affascinante soprattutto di giorno e perfetto per fare shopping di oggetti di design (provate da Dom, i prezzi sono abbordabili), anche se per la sera gli autoctoni lo sonsigliano: troppo turistico, mi hanno detto.
E ancora a proposito del Mirador de Colon, sono ovviamente salita in cima per fare le foto (una è quello pubblicata in alto nel post) ma lo sconsiglio a chi come me non ama l’altezza (a parte nei tacchi delle scarpe e negli uomini). Quando arrivi in cima sei pigiato tra l’altra gente, il muro e il parapetto e anche se la vista è eccezionale mi ha preso un’attacco d’ansia mica da poco.
Tipo che l’omino dell’ascensore che parlava solo catalano vedendomi scendere mi ha chiesto a gesti: “Paura, eh?”
“Ma chi io? No, è che sono una giornalista sa, devo fare molte cose, vedere molta gente, non ho tempo.”
Credo che mi abbia risposto in catalano stretto una cosa che equivale al genovese “Dagghene de nummi”, dagliene dei nomi ossia, trovane di scuse, tanto ti ho beccata in pieno.

Bene qualche dritta ve l’ho data.
L’atmosfera, invece, è difficile da rendere, ma credetemi sulla parola perché è unica.

Fotogallery

2 thoughts on “Barcelona, posa’t guapa

  1. Appena tornata da Barcelona anch’io…giusto per aggiungere il mio entusiasmo per El Born e il lungomare di Barceloneta, e per Disegual, dove ho comprato un vestitino anni 60 troppo troppo bello!

  2. Golfo de Bizkaia: tapas meravigliose e i camerieri troppo simpatici:) Ma non so se hai notato che per sapere quanto hai speso contano gli “stuzzicadenti” che dopo essere stati conficcati nei panini restano nel piatto. Roba che se a Roma fai una cosa del genere come minimo la gente mangia a sbafo e paga solo uno zeppetto:)

    Da desigual anche io ho preso un cappottino patch: sarà mica lo stesso?? E io che speravo nell’affarone:)

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