Cosa avrei detto se fossi andata al Momcamp

Non sono andata al Momcamp. In compenso, ho portato la treenne alla sua prima festa di compleanno di una compagna della scuola materna. Zeppa di zanzare (ah, le feste al parco!) bimbi urlanti, succhi di frutta e mamme. Quindi, la stessa cosa del Momcamp, solo senza le slide. A parte che ‘sta moda di bruciare due ore del sacro sabato ai genitori per organizzare una festa a un bambino alto sotto il metro, che il giorno dopo nemmeno sa più se gli anni li ha compiuti o li deve ancora compiere, me la dovete spiegare. Comunque è stata la ragione per la quale quest’anno non sono andata al Momcamp. Peccato, perché mi dicono sia stato divertente; le donne hanno risorse inusitate. In compenso però ho parlato di mamme, bambini e marketing alla Social Media Week, quindi ho fatto quasi pari.

Se ci fossi andata, avrei preparato due sole slide. La prima avrebbe recitato:

MA ABBIAMO ANCORA BISOGNO DELLE MAMME BLOGGER?

E la seconda:

NO, HANNO ROTTO LE PALLE

(l’espressione che avevo pensato in origine era un po’ più forte, ma insomma).

Dopodiché avrei ringraziato l’uditorio e me ne sarei andata.
Magari citando la bimba di Bedtimeareforsuckers, una cinquenne disperata perché la madre vive attaccata all’iPhone o all’iPad o a qualunque altra cosa, intenta a bloggare ogni suo ruttino dalla nascita a oggi. (E a proposito: lo sapete che la Rete non dimentica, la cache di Google nemmeno, e un giorno neanche troppo lontano ci troveremo a dover rendere conto alla nostra progenie di tutte le belinate che abbiamo scritto su di loro, dalla gravidanza al primo giorno di asilo nido, sì?).

Comunque, pensavo proprio avrei fatto così, se ci fossi andata.

Invece poi domenica ho fatto il mio bagno di realtà mensile, ossia ho pranzato con gli amici storici di Genova; c’eravamo tutti, eravamo in trenta, ricordavamo un amico adorato che purtroppo non è più con noi.
A parte lo choc di vedere questa tavolata, fino a pochi anni fa scevra di minorenni, oggi punteggiata di bambini urlanti e quindi di riflettere sul fatto che abbiamo tutti più  meno preso alla lettera l’invito biblico dell’andate e moltiplicatevi, ho parlato con tante mamme normali. Per normali intendo: quelle che non bloggano. Che non twittano. Che per vedersi ai giardinetti si mettono d’accordo telefonandosi, non facendo check in su Foursquare. Quelle che – incredibile – si telefonano pure per chiacchierare, cioè usano il telefono per telefonare, vi rendete conto?
E insomma come sempre mi succede quando m’immergo tra i non milanesi, i non internettiani, i non adepti del social web capisco che devo smetterla di – lo direbbe mia nonna – misurarmi dietro al mio braccio e pensare che l’Italia sia Milano e ogni madre un’agguerrita blogger liberata. Che io posso essere stufa marcia del mommyblogging perché ormai l’ho praticato e subìto in tutte le salse, ma che ci sono molte mamme, là fuori, che magari hanno ancora bisogno di una parola di conforto, di un parere spassionato, di un “sì, se sei esausta e hai impulsi omicidi, non sei un mostro, è normale”.
Quindi dai, grazie al digital divide, lunga vita al mommyblogging. Io ho già dato, ma magari ancora serve.

E poi ovvio, momento spot: se ci fossi andata avrei parlato anche di questo libro che è appena uscito e ho curato nei mesi scorsi. L’hanno scritto 15 mamme blogger in gamba, è divertente, pure utile nel senso di cui sopra, mi è costato sangue sudore e lacrime e un’immeritata fama da grammar nazi (provateci voi a lavorare con 15 donne, 15 mamme, 15 blogger insieme, poi mi dite), ma mi ha fatto anche divertire molto. Per cui, se vi capita leggetelo o regalatelo. C’è sempre una mamma là fuori che ha bisogno di sentirsi dire che non è la strega cattiva di Cenerentola, che non sta sbagliando tutto e che sì, se quando un urlo lacerante la sveglia per la quinta volta in piena notte lei sogna un biglietto di sola andata per Cuba, è solo una delle tante.

 

 

15 thoughts on “Cosa avrei detto se fossi andata al Momcamp

  1. Posso anche essere d’accordo con te, infatti noi che blogghiamo da un po’ stiamo iniziando a parlare di altro: i figli crescono e noi abbiamo iniziato a guardare altrove. Però l’altro giorno al Momcamp ho visto tante facce nuove, in cui ho riconosciuto la me stessa di alcuni anni fa. Erano entusiasti, emozionati di doversi presentare, desiderosi di dare un nome alle facce…
    Per noi le cose sono cambiate, ma ci sarà sempre una neo mamma blogger al Momcamp :-)

    P.S.: poi possiamo aprire il dibattito su cosa debba essere il Momcamp, di che si debba parlare OGGI che non sia stato già detto e anche sulle capacità oratorie di certi blogger .

  2. Una riflessione: come te ora ho i figli un po’ più grandi. Non mi interessano più pappe e pannolini. I dentini sono cresciuti tutti e sono anni che non vedo più, per fortuna, culi arrossati.
    Ma non per questo penso che dentini che crescono e culi arrossati siano spariti per tutte… Non per questo mi sento di sbuffare dietro alle mamme, blogger o meno, che ci sono ancora dentro fino al collo.
    Io sono passata oltre, ma capisco benissimo quelle che sono ancora tutte concentrate su quei temi. Appunto perché ci sono passata.
    Le mamme blogger, che ti han tanto stufato, fanno ancora benissimo il loro mestiere e danno consigli, rassicurano, ciaccolano in rete… E, senza andare troppo lontano, mi sembra che ti hanno anche aiutato a scrivere un libro. :-)
    Se ti hanno stufato, “cambia canale”.
    Ma lascia che le mamme blogger continuino a ciaccolare in pace sul web. Fino a ieri, lo facevi pure tu! :D

  3. Jolanda, è esattamente quello che dico nel mio post, contraddicendo (volutamente) le premesse iniziali (da “Invece” in poi).
    Mi spiace che la risposta sia un “cambia canale”, che è sempre un modo molto sgradevole di rispondere a qualunque critica, ragione di più se poi critica non era.

    Evidentemente non sono stata abbastanza chiara nell’esposizione, mi spiace.

  4. M di Ms quelle “nuove te” che hai visto al Momcamp sono esattamente le mamme di cui parlo io dicendo che sì, alla fine c’è ancora bisogno di mamme blogger. Ma evidentemente la struttura del post premessa – ribaltamento della premessa era chiara solo a me, visto anche il commento di Jolanda.
    Poi, sì, concordo sulla tua chiusa: aprire il dibattito su cosa debba essere il Momcamp, di che si debba parlare OGGI che non sia stato già detto e anche sulle capacità oratorie di certi blogger.

  5. Ma no, dai! Non prendertela! Ti ho messo anche i “sorrisini”! Il “cambia canale” vuol essere solo un modo di dire… Volevo dire: se sei stufa delle mamme blogger lo capisco, andiamo avanti. Ma ce ne sono tante altre di persone che invece hanno ancora bisogno delle mamme blogger…
    Non volevo instaurare una polemica, solo dire che se a te (o a noi) non interessano più cacche e pannolini, ci sono tante altre mamme a cui interessa ancora. Ed è giusto che sia così.
    Poi, dal mio personalissimo punto di vista, le mamme blogger non parlano solo di cacche e pannolini… Ma qui si apre un altro dibattito.

  6. Mi sarebbe spiaciuto solo che avessi capito quello che non ho detto. Stavo esattamente tentando di scrivere (cito da te) “ce ne sono tante altre di persone che invece hanno ancora bisogno delle mamme blogger…”

    Io sono stata, se proprio vogliamo dare una definizione, una gravidanza-blogger; poi ho ritenuto opportuno ritornare a scrivere e occuparmi di altre cose, come facevo prima. Molte altre invece, del mestiere di madre ne hanno fatto una professione, e va benissimo. Magari, ecco, servirebbe rinnovare un po’, negli anni, accenti e contenuti, evitando di parlarsi (troppo) addosso.

    Poi, le faccine possono poco, se il tono le contraddice, del tutto o parzialmente.

  7. “Magari, ecco, servirebbe rinnovare un po’, negli anni, accenti e contenuti, evitando di parlarsi (troppo) addosso”: su questo mi trovi d’accordissimo! :-)

  8. senti, posso organizzare un momcamp monomandatario? nel senso di con solo una presentazione, quella che hai descritto? ahahah

  9. Cmq del Momcamp io ho apprezzato gli interventi diretti a spiegare come fare la blogger di professione, oppure sul commerciale (in senso buono, Jolanda), e soprattutto sul sociale (Marlene).

    Gli interventi autoreferenziali ci sono stati e difatti hanno riguardato quelli che avevano scritto in faccia “ehi, sono al momcamp, sono felice!”. Sbadiglio.

    Io desidero essere sempre meno una mamma blogger e sempre più una blogger e basta. Certo poi nella mia vita mi occupo molto della famiglia e spesso tratto certi temi, ma non solo.

    Faccio questa lunga premessa per dire – non fucilatemi vi prego: che due palle quelle che ce l’hanno su con le mamme blogger.
    Esisteranno sempre, è come sparare sulla Croce Rossa!

  10. Buongiorno!
    Ho inziato a seguire il blog di Blimunda proprio quando parlava della sua gravidanza e del fatto che fosse passata da child free convinta a mamma.
    In lei ho finalmente trovato schiettezza, sincerità e davvero quel sano disincanto che serve per affrontare non solo la gravidanza, ma tante altre cose nella vita (il cambio di casa, la nostalgia per la sua città d’origine, differenze uomo-donna ecc…).
    Lei si che avrebbe potuto costruirci una “carriera” sulla gravidanza: libri, siti, eventi..
    Non l’ha fatto perchè credo (ma poi Blimunda, smentisci se sto sbagliando..) abbia altro nella vita, perchè lei una carriera già ce l’ha..
    Che poi altre mamme blogger, sicuramente più furbe e scaltre (bravissime, per carità..) abbiamo “preso” il blimunda pensiero sulla maternità e ne abbiano tirato fuori una bellissima carriera, tanto di cappello.
    Però forse a volte si esagera a definire “fenomeno” le mamme blogger.
    ha ragione Jolanda: esisteranno sempre (per fortuna) le neo mamme che hanno bisogno di un conforto (anche) in rete.
    Appunto per questo, non esageriamo.
    Ben vengano siti dedicati, eventi etc: il rischio, però, è che – come dice Blimunda – anche la neo mamma più “disperata” si rompa le palle.
    perchè la maternità è anche e soprattutto fuori dalla rete.
    Guardate che non tutte le giovani e inesperte neomamme si vogliono identificare con una mamma che si sente sola, con amiche senza figli, che si sente bene quando si confronta con le mummyblogger.
    la vita, la maternità, sono altro.

  11. Io quoto tutto.
    Ma vorrei aggiungere: quanto ti fanno il culo se eri mammablogger in senso stretto del termine e poi la bimba cresce e vivaddio ti metti a parlare anche di altro? La sfiga del postparto attrae una certa simpatia, tutti a tifare che – tra una notte insonne e un taglio cesareo – tu possa tornare presto sul tacco 12. Poi però quando ci torni… eh eh… ci piacevi di più prima! SFIGAPOWEEER!

  12. Ilovesushi: grazie, sei davvero molto gentile a scrivere queste cose. In realtà è andata proprio così: il mommy anzi pregnancy blogging è stato un periodo divertente della mia vita, poi è finito senza alcun rimpianto, anche se restano post occasionali in cui parlo della vita di mamma. Non ho mai pensato di farne una carriera probabilmente perché non mi interessa abbastanza (e anche perché sì, ne avevo già una). Ma al di là di quello, ammiro sinceramente le donne che, in un paese difficile come l’Italia, sono riuscite a trasformare una condizione potenzialmente penalizzante come fare un figlio (ebbene sì, è così) in un’opportunità per una nuova carriera.
    Questo post era in realtà solo un invito a continuare e a fare sempre meglio. Si, vabbè, con una premessa un po’ sarcastica, ma altrimenti non sarei nemmeno più io. E poi tra le cose che sopporto meno al mondo ci sono le persone che si prendono troppo sul serio!

  13. Machedavvero: beh, siamo sempre donne. Ci sono poche cose che ci piacciano tanto quanto l’osservazione delle sfighe delle nostre simili, o no? Non appena ci riprendiamo, finisce l’empatia!

  14. @Macheddavvero: tu sei bravissima e in gamba!! e, almeno per quello che vedo, non ti prendi sul serio..anzi! la prova è che ti leggono anche le non mamme immagino! ma lo sai che ti ho scoperta proprio perchè ai tuoi inizi commentavi anche tu il blog di Blimunda? ;-)
    @Blimunda: era sarcastico, infatti..ma si capiva da subito il tuo tono. Non era affatto “contro” le mamme blogger! o almeno, io non l’ho letto così.
    Io dico solo che il “fenomeno” mammy blog forse è esagerato dato che una mamma è prima di tutto donna e, dopo la maternità, si ritorna a parlare anche di altro..ma è la vita che è così. no?
    Le mummy blogger non dovrebbero risentirsi se anche chi ha in precedenza parlato di pannolini, una volta cresciuti i pargoli, voglia anche parlare di altro.
    che male c’è?
    @machedavvero: ma davvero ti criticano perchè adesso hai superato il periodo “critico” e la bimba è grande? naaaaaaaaaaaaaaaa.

  15. ciao ho letto il tuo libro, seguo il tuo blog e sono una mammablogger Supermamma ;-) sono stata al mom camp è stata una festa bellissima, abbiamo fatto il pic- nic sul prato dato un volto e una voce ad amiche carissime, forse non è stato così diverso dalla festa dove sei stata tu, però il tema era importante: Le mamme in rete quale futuro? appunto! lo dici anche tu che è difficile direi quasi impossibile in Italia conciliare maternità e lavoro, quindi perchè non dare spazio a chi questo futuro cerca di farselo da sola? Se dirà cose interessanti magari avrà successo altrimenti è solo un altro diario in rete che credo non faccia male a nessuno, non tutte le mamme blogger abbandonano i figli per chattare o twittare, baci

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