Cristóbal Jodorowsky: e liberaci dalla famiglia, amen

Una chaîne d’amour la famille? Non, une succession de haines plus ou moins avouées, plus ou moins violentes.
(Suzanne Prou)

Cristóbal Jodorowsky è uno psicosciamano che studia la psicogenalogia e compie atti di psicomagia.
Ecco, se siete un po’ scettici, basterebbe questo ad archiviarlo sotto la voce “Mago do Nascimiento et similia”.
In realtà ha un seguito incredibile in tutto il mondo (anche e soprattutto in Italia), sta vendendo mazzi di copie del suo Il collare della tigre, i suoi seminari sono affollatissimi e alle presentazioni del libri fa il pienone. Ho partecipato a una ed è stato impressionante vedere la quantità di persone che annuiva estatica ai suoi aneddoti, sorrideva a ogni battuta, lo guardava adorante come un semidio. Lui ci mette del suo: sul palco è un istrione, carismatico e affascinante. Non per niente è stato attore e mimo, e si vede. Ma soprattutto i suoi fedeli sgomitano per farsi leggere i tarocchi, secondo Cristóbal un ottimo metodo per arrivare alla radice dei problemi che ci angustiano.

In due parole: la sua teoria si basa sull’influenza (spesso negativa, ça va sans dire) che la famiglia di origine ha avuto su di noi. E questo, chiunque si sia trovato ad  affrontare una madre italica soffocante  e ansiogena o un padre italico che brilla per assenza, lo sapeva già. Ma va oltre: l’influenza si estende a tutto l’albero genealogico. Possiamo ripetere inconsciamente comportamenti, errori e blocchi psicologici che ci arrivano da un trisavolo o da una bisnonna. Per risolverli, conviene studiare a fondo la nostra famiglia allargata, verificare date ed eventi ricorrenti e risalire al parente o all’avvenimento che ci crea un blocco e ci impedisce di andare avanti con la nostra vita, o di ottenere risultati migliori. Trovato che lo abbiamo, bisogna liberarsene simbolicamente. Magari sotterrando un oggetto appartenuto a questa persona, un simbolo o, se ancor ain vita, affrontandolo direttamente. Cosa che è riuscita sicuramente meglio alui, discendente di una famiglia di artisti surrealisti (come il padre Alejandro). A me sinceramente creerebbe un po’ di problemi andare da mio padre e dirgli: “Papà, adesso facciamo un atto di psicomagia, io mi copro con un mantello d’oro, salto in mezzo alla stanza come un’invasata con su una maschera da minotauro e ti insulto come un cane per liberarmi dalle mie turbe infantili”. Non so a voi. Comunque, nell’intervista ce gli ho fatto, mi ha assicurato che per liberarsi non è necessaria la presenza o il consenso dei genitori; basta la nostra presa di coscienza e appunto, un atto simbolico.

Infine: che la maggior parte dei nostri problemi derivino dalla famiglia, lo sapevo già. Che lui sia un personaggio di indubbio fascino e carisma, non ci piove. I tarocchi me li ha letti, e ci ha pure preso. Il libro è molto interessante, tolti alcuni riti un po’ cruenti con polmoni e cuori di vacca.  Si può leggere anche come un romanzo. E se può servire a qualcosa, perché no? Fate voi.

8 thoughts on “Cristóbal Jodorowsky: e liberaci dalla famiglia, amen

  1. Troppo facile, secondo me, dare la colpa alla famiglia. Chiunque di noi ha avuto una madre non perfetta o un padre non perfetto o nonni non perfetti. E’ ovvio che se scaviamo a fondo, troviamo delle magagne ed è davvero troppo, troppo facile ridurre tutto all’influenza degli altri.
    Te lo dice una che ha (avuto) una famiglia molto molto difficile, che se ne sente addosso le conseguenze nel carattere, ma che, nonostante tutto, non se la sente di condannare i suoi genitori al 100%.
    Si può anche perdonare l’ignoranza. Si può avere comprensione. Questo, secondo me, vale. E non il liberarsi insultando un’altra persona che ha cercato di fare del suo meglio.

  2. Ad ogni modo se decidi di farlo col tuo papà, avvisami prima così arrivo e mi siedo a fianco di tua mamma, armate ambedue di videocamera ;-*

  3. La.stefi: d’accordo sul non dare tutte le colpe alla famiglia. Non c’è niente di più patetico che chi recrimina tutta una vita attribuendo i suoi insuccessi agli altri. Qui, però, non si tratta di insultare i parenti, semplicemente di chiarirsi e chiudere questioni e ruggini annose. E questo può essere utile, a mio avviso.
    Mitì: se lo faccio, vendo i biglietti.

  4. Blimunda: sono totalmente d’accordo con te. Chiarirsi e chiudere questioni dovrebbe essere possibile, perché una magari si presenta disposta a parlare. Nel mio caso, però, non c’è stato (mai) verso di chiarire alcunché. Da qui ho dedotto che non tutti abbiamo la stessa sensibilità e la stessa voglia di sistemare tutto, c’è chi è talmente convinto di essere nel giusto che non vuol sentire ragioni. Allora ci si fa solo il sangue amaro :-(
    Meglio pensare che l’altro è in buona fede e proprio “non ci arriva”.
    Ciao!

  5. Credo che non si tratti di attribuire le colpe al proprio albero genealogico, bensì riconoscere una dinamica che si perpetua di generazione in generazione divenendo così decontestualizzata dai singoli “sé”, dal tempo, dagli usi e costumi… spero di esser stata chiara. Tutto sommato un atto creativo non è altro che espressività del sé… in questo senso ci si libera dalla genìa.

  6. Credo che non si stia. Incolpando la famiglia d’origine ma si cerchi di capire da dove. Provengono certi. Blocchi ansie. Paure e ‘ unpercorso necessario anche doloroso ma necessario. Mi piace .e poi e ‘il figlio del mitico alejandro!!

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