Della parità fra padri e madri

Una sera il padre di mia figlia torna a casa con quella faccia un po’ così, quella faccia che a pensarci bene e con il senno di poi ho io quando incontro un’altra madre all’asilo, non tutte, ma quasi. Quando incontro una delle troppe madri giudicanti talebane con il ditino alzato.
Conscia del fatto che la risposta tipo di un uomo è “Niente, niente”, azzardo e chiedo:

“Che faccia, cosa è successo?”
“Ma niente, niente”
“Ma come niente, dai”
“E’ che parlavo con un collega delle vacanze e gli ho detto che noi cerchiamo sempre di organizzarle in posti dove ci sia qualcosa da fare anche per la bimba, no? Tipo un miniclub, animazione, altri bambini, insomma qualcosa affinché lei si diverta e noi, insomma, ci possiamo riposare un minimo, no?”
“Eh. E quindi?”
“E quindi lui mi ha detto che già i suoi figli non li vede tutto l’anno perché lavora troppo e che almeno in vacanza, insomma, bisogna stare insieme, fare cose insieme, e che non se ne parla nemmeno di lasciarli in mano a estranei anche quando si ha il tempo di occuparsi di loro, e che tanto vale non farli e…”
“Ok, e tu?”
“E io niente ci sono rimasto male, ho fatto finta di niente e ho cambiato discorso”.

Mentre, ammetto, un po’ mi godevo il suo senso di colpa così raro nei padri e così soffocante nelle donne, ho pensato che non c’è scampo visto che sempre di più i padri si stanno rincoglionendo come le madri. Prima almeno restavano distaccati. Un po’ più freddi. Lontani. Servivano, con il loro sano egoismo, con un po’ di obbiettività, sì, anche con il menefreghismo non-ti-interessi-di-nulla-tocca-fare-tutto-a-me a controbilanciare le isterie materne. Fungevano da poliziotto cattivo. Tenevano in equilibrio la famiglia o almeno ci provavano. Adesso sono uguali alle mogli, alle madri. A volte peggio. Non esiste più contraddittorio. Già me n’ero accorta quando gli uomini s’informavano con il padre di mia figlia circa la mia produzione casearia (“Ne ha di latte tua moglie? Come no? Oh che peccato, la mia ne faceva tre litri al giorno”). Ma è sempre peggio.

Quindi, stiamo sì raggiungendo la parità tra madri e padri. Ma è una parità in negativo. Non libera le madri; ha portato solo i padri a essere giudicanti, ditinoalzato e talebani come le loro compagne.
Non tutti, non sempre, perché se no mi dite “guarda che io non sono così”, eccetera. Però tanti, troppi.
Ai quali rivolgo un accorato appello: per favore, trascinateci dall’altra parte, quella della genitorialità possibile, mediamente rilassata, portata avanti in contemporanea a una parvenza di vita; non rincoglionitevi come noi, grazie.

4 thoughts on “Della parità fra padri e madri

  1. Non ho ben compreso il senso di tutto il post?
    Intendi per parità, cosa??
    E perchè ci si dovrebbe porre questo problema dal momento che non v’è differenza alcuna, in natura, se non la predispozione naturale, della donna, a partorire!?!?
    Che forse il parto dona maggiori diritti??
    Senza polemica alcuna….e con rispetto!

  2. Valerio, quando si hanno figli succede così: succede che tutti quelli che hanno avuto figli prima di te (ma a volte anche chi figli non ne ha) fa a gara a darti consigli non richiesti su come dovresti allevarlo, cosa dargli da mangiare, come vestirlo, eccetera eccetera. Di solito a essere così invadenti sono le altre madri. Ultimamente però ho notato che lo stanno diventando anche i padri. In questo senso parità. Parità nel non farsi gli affari propri :)
    Era ironico. Ciao!

  3. la teoria del padre menefreghista necessario è interessante:)

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