Della sparizione dei ciucci

Fare la mamma è un gran casino, e su questo siamo tutte d’accordo, credo.
Anche e soprattutto per la quantità di ammennicoli da acquistare/lavare/asciugare/riporre/portare con sé che la maternità oggi impone. Lo so: quando eravamo piccoli noi il ciuccio era uno, quando ti dovevano svezzare lo facevano sparire, o lo tagliavano in due, o ci mettevano il pepe o il sale (ho sentito anche questa), a seconda del livello di sadismo dei genitori. Non c’erano le creme alla calendula, il seggiolone chissà, al limite si mangiava sulla sedia della cucina, con due cuscini in più.
So tutto. Ma oggi, per quanto ci provi, non riesci a sottrarti (o almeno, io non ci sono riuscita) al merchandising collegato alla nascita e crescita di un bimbo. D’altronde se noi madri, anzi scusate noi Alpha Mom, siamo rapidamente diventate il target preferito dei pubblicitari, un motivo ci sarà, no? Sì:  anziché alpha, siamo abelinate, come direbbero a casa mia. Comunque.
Il problema sono i ciucci. I ciucci, ormai lo so per certo, sono dotati di vita propria.
Essi spariscono. Vanno a fare una passeggiata, a prendere una boccata (notare il fine calembour) d’aria, vengono rapiti da un Comitato di Liberazione Ciucci analogo a quello per i nani da giardino o i babbo natale, cosa facciano non lo so. Ma spariscono.
E pensare che da quando è nata Beatrice per noi “comprare un paio di ciucci” è diventato quasi un mantra quotidiano: si va in farmacia, al super, in un negozio per bambini e voilà, insieme al resto della spesa si fanno cadere anche due ciucci extra, che non si sa mai. Tanto che, nei periodi di grassa, quelli in cui i malefici oggetti non hanno ancora iniziato a girare per casa e fuori, da noi ci sono più ciucci che scarpe (si fa per dire, eh: non prendetemi alla lettera, ovviamente).
Tale abbondanza dura uno, due giorni al massimo: poi ecco che i maledetti succhiotti (anatomici, con ciliegia, full optional) riprendono il loro vagare. E, solo a volte, si fanno ritrovare per puro caso, dopo settimane. Incastrati nel seggiolone (ma quando hai guardato cinque minuti prima, la bimba urlante in braccio, non c’era nulla); tra le sbarre del lettino, nell’angolo più lontano (sei pronta a giurarci, è apparso come per magia), incuneati tra le cinghie del seggiolino dell’auto (in una posizione che contraddisce ogni legge della fisica).
Spesso, però, non riappaiono mai più. E si ricomincia con la liturgia: “Se passi in farmacia, compra anche un paio di ciucci”. A fare il conto, con la spesa-ciucci del primo anno già ci avrei pagato due rate dell’università per Bea.
Maledetti.

7 thoughts on “Della sparizione dei ciucci

  1. i ciucci persi e/o dimenticati nella mia pasticceria sono solo secondi agli ombrelli
    ma sai com’è se entri da noi con un bambino c’è più di un motivo per il quale lo stesso si tolga immediatamente il ciuccio dalla bocca

  2. A casa nostra la befana si è portata via i ciucci, visto che mimmo è diventato grande. Il problema è che adesso rispuntano fuori tutti come i fiori! Mica posso far ritornare la befana una volta alla settimana!

  3. Solo la mia prima aveva il ciuccio, gli altri due già dalla pancia (l’ecografia testimonia) avevano capito che quello base era meglio dell’optional. Per me era bello, niente ricerche, niente sterilizzazione, niente costi, ma togliere il dito è una battaglia. La prima, dicevo a 2 anni ha perso il suo al mare (le piaceva un tipo soltanto peraltro difficile da reperire) e non trovandolo ha detto che il topino gigio l’aveva preso. Da lì, abbiamo fatto finta di niente: extra coccole per una settimana ma è finita lì. Sarebbe stato bello poterlo fare con gli altri due. Le spese dentistiche son sicuramente più alte del costo dei ciucci!

  4. @Ceithre: “Le spese dentistiche son sicuramente più alte del costo dei ciucci!”
    Amen. Con quello che risparmi con i ciucci invece dell’ortodonzia le comprerai scarpe favolose fino alla laurea.

  5. prosaica per favore non accomunare le parole “comprare” e “scarpe” dentro a questo blog!

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