E Buon Natale anche al Gran Mogol

Voi lo avevate il Manuale delle Giovani Marmotte? Io si, ne avevo svariate edizioni, ma quello mitico resta il primo. Comunque, ho passato la mia infanzia e pre-adolescenza (si, eravamo gnucchi all’epoca, e allora?) a consumare le pagine di quella bibbia, di quella suprema raccolta dello scibile, di quell’incredibile coacervo di cazzate e cose inutili ma così interessanti, che ne ricordo ancora alcuni stralci a memoria.
Uno era “Come far perdere al nonno quel pizzico di pancetta in più”, illustrato da un Gambadilegno ben pasciuto (essendo stata una bambina sul filo dell’obesità, inutile dire che ho divorato quei suggerimenti, insieme alle 28 brioche Mulino Bianco che mi scofanavo all’epoca). Un’altra pagina – mantra era quella dei segnali Sioux da lasciare sui sentieri per comunicare col resto del gruppo: un cerchio di ramoscelli con una pietra = Stiamo arrivando, un filo rosso legato a un ramo = Per di qua (utilissimo per chi viveva nelle periferie urbane, per ritrovare casa tra quegli orrendi casermoni, guidati solo dal colore delle mutande stese dalla mamma. A noi l’orienteering ci faceva una pippa).
Insomma, ma perché vi sto infliggendo questo interminabile peana sul Manuale della GM? Perché, ebbene si, mi è tornato utile. Correvo, carica come un mulo, per tentare di prendere il treno per Genova ove fare gli auguri di Natale e consegnare i regali ad amici e parenti, da brava emigrante quale sono. Risparmio la tirata su dovecazzosonogliuominiquandoservono, tanto me lo chiedo da una vita e la risposta è sempre un BOH?
Quindi, carica come uno sherpa tibetano, corro sui tacchi (ci vuole un certo stile) ma il più grosso dei pacchi, un indegno sarchiapone quadrato, è talmente grosso che le mie manine non riescono ad afferrare i manici della borsa che a malapena lo contiene. Guizza come cosa viva e mi scivola da tutte le parti tipo capitone (tanto, siamo a Natale). Tralascio le madonne volate sulle scale della metro. Stavo per cedere (giuro: il pacco mi era caduto sei volte, avevo uno zaino sulle spalle modello Inter Rail, ed ero alle lacrime) quand’ecco, una folgorazione: l’immagine di Paperino emerge dalla mia memoria in una pagina del mitico manuale. Aveva un sorriso (sorriso? col becco? Va beh; sorriso) soddisfatto e portava un enorme pacco senza sforzo, semplicemente avendo fatto passare uno spago fra i manici della borsa, e tenendolo per lo spago. Lampadina!! Mi guardo intorno. Niente spaghi. Mi guardo al collo. La sciarpa. Fantastico. Sacrifichiamo la sciarpa sull’altare del Natale. Amen.

5 thoughts on “E Buon Natale anche al Gran Mogol

  1. Mi soprendi sempre: cazzo (scusa il latinismo) sembra che racconti la mia vita!!! Anche io bimba grassa che si uccideva di Mulino Bianco, per me niente manuale delle giovani marmotte, ma anni di scoutismo, libri della jungla e Banden Powell a palate! E quel che è peggio, dopo aver odaito quell’esperienza, l’ho rivalutata in pieno quando ho scoperto che sono l’unica fra le donzelle che riesce a dormire in catapecchie con temperature vicine allo zero, a camminare sotto il sole d’agosto senza battere ciglio, a mangiare qualunque schifezza con le mani sporche e – questo il massino – a resistere anche due giorni senza cambairsi le mutande! Ah, i valori dello scoutismo…

  2. @serpe: buon natale in ritardo a te. Ma sei sicura che nn ci abbiano separate alla nascita??? Mi viene un dubbio…

  3. Mah so che mia madre sostiene che mi hanno “sostituita” in ospedale… non si arrende all’idea di avere una figlia così :-)

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