Facciamo parlare la pancia

Dopo l’ombelico, la pancia. Ultimamente ce l’ho con la zona addominale; dev’essere l’effetto della prova-costume.

Questa volta però si tratta di una pancia metaforica; quella delle decisioni di getto, d’intuito, tipiche, si dice, delle donne.
Siccome ho scritto un pezzo di recente, ho messo da parte parecchie informazioni sull’argomento, che vorrei utilizzare anche in prima persona.
Perché io sono sempre stata una di quelle che teneva in grande considerazione i “segnali” incosci, le coincidenze, le sensazioni che ti fanno dire “questa persona/lavoro/situazione non va bene”; le ascoltavo, ci credevo e decidevo, appunto, d’istinto.
Da qualche anno invece, non so come mai, sarà la “maturità” (leggi, l’avvicinarsi della senescenza), o semplicemente lo scarso tempo a disposizione per ascoltarmi, ma i segnali tacciono. L’inconscio è muto. E tutto ciò che fa la pancia è, al limite, crescere per qualche spaghettata di troppo.
Ma gli esperti che ho intervistato mi hanno rassicurato; esistono esercizi che riaprire i canali di comunicazione. Fra i tanti, ecco due che mi hanno colpito:

Lynn Robinson, guru dell’intuizione e autrice di Compass of the Soul, mi ha suggerito di affidarmi ai sogni, con la tecnica Sleep on it. Prima di addormentarti devi scrivere un paio di paragrafi sulla decisione da prendere o sul problema che ti turba; poi sintetizzali in una domanda sola. Ripetitela più volte mentre stai prendendo sonno, tenendo la mente focalizzata, senza vagare con il pensiero. Al risveglio, anziché catapultarti giù dal letto, resta sdraiata qualche minuto per ricordare frammenti dei sogni fatti e scrivili prima che, come accade sempre, evaporino dalla mente all’istante.
Lynn dice che ci vuole un po’ di allenamento e bisogna provare parecchie volte, ma che se si ha costanza i sogni inizieranno a parlarti davvero.

Il suggerimento di Caterina Mengotti, invece, è di usare la creatività per prendere decisioni o uscire da un’impasse. Ti siedi davanti a un foglio bianco e spargi sul tavolo dei pastelli a cera. Scegli un colore con la mano sinistra e uno con la mano destra e inizi a disegnare liberamente con entrambe le mani. Quando hai finito, osservi a lungo il disegno e vedi se in qualche modo ti indica la via da prendere. La stessa cosa si può fare con la scrittura; scrivi almeno due pagine senza fermarti, buttando giù quello che ti viene in mente, poi rileggile e cerca di cogliere il messaggio che è uscito dal tuo inconscio.

Io proverò quella dei sogni. La scrittura creativa, scrivendo già tutto il giorno, la vedo proibitiva. E il disegno, essendo negata, mi mette ansia (si, lo so, il punto non è fare un caravaggio, ma ho la sindorme da prima della classe; se non sono capace, non lo faccio e basta).

Vi farò sapere cosa esce fuori. Speriamo non siano incubi.

7 thoughts on “Facciamo parlare la pancia

  1. Io con i sogni devo stare attenta, perché come tutte le ansiose tendo a caricare di significati cose che non ne hanno. Secondo me bisogna farsi aiutare a trovare una chiave di lettura dei propri sogni: dopo un pochino, si capisce che si sognano sempre le stesse cose in forme diverse.

    Quanto ad ascoltare la pancia, la mia parla più forte del corvo Rockefeller, e anche lì mi ha aiutato la terapia a riconoscere i segnali.

  2. Verissimo, anche io con i sogni vado in ansia e inizio a “vedere” cose che magari non ci sono. E anche la mia pancia, oltre a essere un cruccio estetica, è logorroica, anche perché è il vero termometro dello stress che accumulo.

  3. Interessante l’ipotesi dei sogni che ti parlano, io già cerco di interpretarli di mio (chiaramente caricando di significati quelli che non ne hanno o facendomene sfuggire altri) proverò con la tecnica che suggerisci! Gli altri… interpretare uno scarabocchio o pagine scritte mi sembra molto più difficile. Comunque la mia pancia mi parla solo per farmi presente quando qualcosa non va, mai che mi dia una giusta intuizione!

  4. je: già la segnalazione di quello che non va è una prova dell’ottimo funzionamento della pancia! Se invece ti senti serena e non hai difficoltà a procedere (i.e. la pancia non manda segnali) quantomeno non stai sbagliando niente.

  5. @ Giulia, sì, anche secondo mel’intuizione è anche e soprattutto una specie di “ALT” quando qualcosa non va.
    @Placida: per ora è andata…confusa!!! Ho sognato un gran guazzabuglio di persone, compagni del liceo (!!!), gatti, amici. E poi, un segno non molto positivo: ero su un autobus su una strada tortuosa e in salita (sarò stata a Genova…) che arrivato in cima si rompeva e iniziava a scendere in retromarcia…ahi, ahi!

  6. Effettivamente l’autobus non è un gran segno. Però di solito questi sogni sono segnali di situazioni che non vanno, risolvibili con un po’ di buona volontà e molto pensiero positivo.

    Per quanto mi riguarda, in questo mi ha aiutato molto la terapia cognitiva. In terapia si usano i sogni per trovare la causa del disagio, e poi si lavora sul reale (pensieri negativi, atteggiamenti di depressione e sconfitta o autolesionismo) per ristabilire la calma.

    Mi sono spesso stupita di come i miei sogni sembrassero una cosa e invece, ricuciti con la realtà, ne indicassero tutta un’altra…

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