Future mamme, fatevi aiutare

Tatalla mi ha colto in flagrante, sbattendomi in faccia un commento di più di un anno fa, piuttosto chiaro circa il mio inesistente istinto materno. Fra l’altro, l’ho scritto qualche settimana prima di restare incinta a sorpresa, per cui davvero profetico. D’altronde non ne ho fatto mai mistero: a me i bambini non piacevano, non interessavano, la maternità non faceva per me.

Adesso sono cambiata? Sono cambiata tantissimo. Sono cambiata da commuovermi come una vecchia zia quando alla radio passa A te di Jovanotti

A te che sei l’unica al mondo, l’unica ragione, per arrivare fino in fondo a ogni mio respiro…

Sono cambiata tanto da pensare che ogni minuto senza la mia cucciola è sprecato e inutile. Ok, non sono cambiata tanto da non desiderare più qualche sacro momento di tranquillità, ci mancherebbe. Non sono cambiata *così* tanto da non affidarla alle amorevoli cure della nonna per scappare un weekend da sola o con il di lei padre. Ma sono, decisamente, un’altra persona. Un’altra donna.

Però, c’è un però. Quando ho scoperto di essere incinta ho attraversato tutte le fasi della disperazione. Non ero felice, ero terrorizzata, ironia a parte. Non volevo uno sconvolgimento così grande nella mia vita: volevo viaggiare, essere libera, lavorare, uscire, non avere un pensiero al mondo. Mi sentivo schiacciata dalle responsabilità future, vedevo la gravidanza come un enorme, infinito peso, avevo solo un desiderio: trovare una via di fuga.

Per questo mi sento di dire alle future mamme, che voi abbiate desiderato o meno questa gravidanza, non abbiate timore di dire al mondo che, adesso, avete paura. Che non vi sentite pronte e forse forse, potendo, tornereste indietro. Che non sapete bene come affontare quello che vi sta succedendo, avete paura di crollare dopo la terza notte insonne, i timpani lacerati da quel tenero frugoletto urlante. Avete paura di non essere all’altezza di un compito così grande. O semplicemente pensate che non v’importi affrontarlo.

Fatevi aiutare.

Parlate con il vostro compagno, i vostri genitori, gli amici, ma anche e soprattutto un professionista, un medico, qualcuno che vi ascolti senza giudicarvi e vi aiuti a fare luce dentro di voi.

Io l’ho fatto, e mi ha salvato. Letteralmente.

24 thoughts on “Future mamme, fatevi aiutare

  1. sfatiamo questa aurea di perfezione di noi esseri umani, non lo siamo e non c’è da vergoganrsi se ogni tanto abbiamo bisogno di un aiuto

  2. La maternità implica un grande cambiamento fisico e psicologico nella donna e ci vuol tempo per capire e accettarsi in una nuova dimensione.I figli cambiano la vita.Parlare con altri può servire ad esorcizzare le paure e rendersi conto che più o meno tutte ci sono passate. Ogni fase della vita dei figli ci mette un po’ alla prova, pian piano si cresce con loro e col tempo si impara a vivere con maggior serenità questo nuovo ruolo. E’ un naturale processo di maturazione.

  3. Aggiungerei al commento di Luca: sfatiamo, soprattutto, questa aurea di cristallina e imperturbabile beatitudine attorno alla maternità, che per alcune sarà senza dubbio l’esperienza più entusiasmante della vita ma per altre può anche non esserlo – può essere qualcosa che si vive con paura, con esitazione, e non è davvero giusto essere additate come madri degeneri (o addirittura donne degeneri) per questo. Troppe mie amiche si sono lanciate nella maternità con allegra incoscienza tinta di rosa e il risultato è che si sono trovate ad affrontare con angoscia problemi che semplicemente non avevano previsto. Alcune ne sono venute fuori, con un po’ di aiuto o intraprendendo un faticoso processo di maturazione, come scrive Skip. Altre non solo sono profondamente infelici e frustrate, ma si sentono anche inadeguate perché non vivono con gioia quello che a detta di tutti è la cosa più meravigliosa che possa capitare a una donna.

  4. Blimunda sembra scritto per me questo post. Grazie.
    Mi date tutti un consiglio? Ancvhe se non mi conoscete…
    Come posso convincere il mio partner che rivolgersi a un esperto non significhi essere immatura, o… peggio?

    Grazie a tutti!

  5. abbiamo già provveduto ;)
    Ps: “a te” fa piangere anche me

    @v.v. gli uomini capiscono sempre in ritardo!

  6. Cara V.v., io dico che ammettere di aver bisogno di aiuto è un grande segno di maturità, invece, altro che.
    Io sarei sarei molto diretta e sincera con il tuo compagno.
    Gli direi cosa va e non va e, anzi, gli farei capire che il fatto di volersi rivolgere ad un esperto è, da parte tua, un modo per salvarle le cose, non distruggerle.
    Un enorme in bocca al lupo.

  7. v.v. rivolgersi ad un esperto non equivale a fragilità, debolezza o resa ma alla volontà di capire e affrontare un disagio o una difficoltà nella speranza di superarlo per ritrovare la serenità o un equilibrio ” interiore ” necessario per proseguire nell’interesse di tutti. Al compagno puoi sempre ricordare che nei momenti per la donna più delicati si vedono l’affetto, la comprensione e la sensibilità di chi ci sta accanto, Auguri di cuore!

  8. Concordo sulla questione aiuto, gran segno di maturità…… e poi dopo questo post finalmente ho capito perchè mi sono sposato per non sentirmi chiamare “Compagno” :)

  9. Parole sante… io avrò a che fare con tutto questo tra meno di 3 settimane… gravidanza inaspettata e ovviamente terrorizzante. Che dire, sto cercando di prenderla bene. E anche di acquistare biglietti a prezzo stracciato su ryanair per convincermi che riuscirò ogni tanto a lasciarla alla nonna e sparire un paio di giorni…

  10. v.v., hanno già detto tutto gli altri, ma non poso che ripetere: chiedere aiuto è da persone mature, non farlo e aspettar eil disastro in silienzio è da immaturi e incoscienti. In bocca al lupo.
    Luca: io faccio di peggio: sono sposata e lo chiamo compagno lo stesso perché marito mi mette l’ansia!
    Wonderland: questo è lo spirito! Ryanair forever (PS io ne ho buttati via un paio di biglietti, per fortuna costano poco ;-) )

  11. Anche io sono terrorizzata all’idea di mettere al mondo un figlio. La gravidanza, vedermi formato balena (adesso nn sono proprio un acciughina) e poi io ho la fobia degli ospedali, aghi, prelievi esami, mi fanno venire attacchi di panico. Controlli mensili, e poi il dolore del parto…nn ce la posso fare mai. Per non parlare del pargoletto a casa, e come lo tocco e come lo prendo e come lo capisco??? Ho parlato di questo con il mio compagno che mi ha detto amorevolmente “quando sara’ il momento, sarai pronta”. per ora nemmeno ci penso prima lui si vuole sposare e anche io. poi si vede.

  12. Io però, pur con tutto il rispetto per le diverse sensibilità di chiunque, vorrei anche sfatare un po’ questo terrorizante mito diffuso, per cui la maternità, nel mondo moderno, dovrebbe essere SEMPRE una cosa terribilmente ansiogena e devastante, in cui si è per forza in balia di paure folli, e si ha quasi inevitabilmente bisogno di aiuti esterni intensivi.

    Francamente, trovo che la dicotomia usuale tra “la maternità di una volta” (in cui tutto era accolto con passiva naturalezza in mezzo a un continuo passaggio di esperienze matriarcali collttive), e “quella di oggi” (in cui la donna è sola di fronte all’enormità di una cosa sconvolgente, e alla contraddittorietà di aspettative sociali inconciliabili)… sia molto semplicistica, e che non ci sia motivo di applicarla tanto diffusamente a tutti.

    Io personalmente ho avuto due figli senza riconoscermi in nessuno di questi stereotipi. Non ricordo nessuna particolare angoscia (qualche forma di scoraggiamento di fronte a difficoltà PRATICHE effettivamente occorse dopo, quelle sì, ma angoscia generale a priori, proprio no)… ma assolutamente non mi riconosco nemmeno nello stereotipo zuccheroso della maternità come trip mistico di beatitudine.

    E quindi, ho avuto una grande facilità a fregarmene di ENTRAMBE queste visioni (che considero ugualmente mistificanti), e a non farmi prendere da nessuna aspettativa distorta, né in bene né in male… mi sono semplicemente disposta ad aspettare di vedere quello che sarebbe successo, e a pensare che in qualche modo ce l’avrei fatta, come ce l’hanno sempre fatta quasi tutte dall’australopiteco in poi. L’unico sentimento molto “nuovo” e intenso della fase iniziale, semmai, era proprio questo: una grande CURIOSITA’ di vedere come sarebbe andata, senza nessun istinto né di perdermi nella pure, né di aspettarmi una magia idilliaca che non aveva ragione di esistere…

    E specifico che pure io partivo assolutamente da zero, come esperienza: mai avuti nipoti, mai avuti cuginetti recenti, mai avute amiche con figli (almeno, non tanto vicine e in confidenza da partecipare assiduamente alla loro vita familiare), nessuna confidenza con mia madre sull’argomento, avevo visto da vicino l’ultimo neonato venticinque anni prima, e peraltro allevato secondo criteri che considero assolutamente opposti ai miei attuali.

    Anzi, paradossalmente ho avuto la sensazione che questa mia grande facilità di adattamento, e quasi totale invulnerabilità ai preconcetti e alle aspettative esterne, sia stata proprio facilitata dal fatto di partire da zero: mi sono messa di buona voglia a cercarmi informazioni da sola, in modo soddisfatto e positivo, sì, ma del tutto disincantato, concreto, e per nulla romantico.

    Per me la maternità è una cosa molto forte, e quindi molto NATURALE, proprio nel senso di biologia… ovvero l’esatto opposto del trip angelicato che ti proietta in una dimensione celestiale, ma anche con poco spazio per le crisi di incubo psicosociale.

    Semplicemente, mi pareva scontato che tutte le potenzialità del mio organismo (che hanno radici solidissime in qualche milione di anni di evoluzione biologica), per quanto dimenticate e trascurate a livello conscio…

    …venissero PRIMA e fossero molto più salde e fondate di qualsiasi mito storico (che esiste solo da qualche secolo) o tantomeno da qualsiasi modello culturale moderno (che ha solo qualche decina d’anni.

    E ho dato per scontato che, nella stragrande maggioranza dei casi, al momento della necessità venissero fuori. Come infatti è stato.

    Ultima precisazione importante: spesso, quando faccio queste osservazioni, vengo accusata di essere una sorta di presuntuosa che si crede di essere più brava delle altre e che guarda dall’alto in basso le umane debolezze altrui con un tono di superiorità.

    E questo è un equivoco profondo: io non credo affatto di aver combinato alcunché di eccezionale, di aver fatto qualcosa di cui ci sia da vantarsi, o di avere risorse superiori alla media. Esattamente al contrario, mi sembra di aver fatto qualcosa di assolutamente normale. Forte, coinvolgente, intenso, ma normale, qualcosa per cui ero biologicamente predisposta (non solo nell’utero, ma anche nel sistema nervoso e nella mente, che pure quelli sono biologia) come lo siamo quasi tutte.

    E forse, se nei discorsi ricorrenti si facesse qualcosa di più per ribadirne la normalità piuttosto che l’eccezionalità solenne, tante ansie diffuse potrebbero esserne allentate, e tante aspettative distorte si ridimensionerebbero.

    saluti
    Lisa

  13. Il mio commento è stato scritto a più riprese, ed è oggettivamente uscito troppo lungo. Mi scuso, e noto che potrebbe essere il caso di spezzarlo in due, ma ormai non posso più farlo da sola…

    saluti
    Lisa

  14. Mica te la sarai presa, eh? :-) Era solo un modo per sottolineare che nella vita “mai dire mai”…
    Comunque, Wonderland, con me e mio marito la Ryanair ci ha guadagnato: adesso viaggiamo più di prima, con la scusa di far vedere il mondo al bambino. Crescono, prima o poi, sa!
    Un abbraccio, Bli, a te e alla cucciola.

  15. Assolutamente d’accordo. A me è successo lo stesso: la crisi mi ha colto dopo 6 mesi di poco sonno e tanto stress. Sono guarita grazie al lavoro (sì, mi sono resa conto -senza vergogna- che la casalinga non era decisamente la realtà giusta per me) e chiedendo aiuto: ho anche scoperto 5 nuove amiche che, come me, non sprizzavano gioia da ogni poro in quel periodo. Ora non potrei fare a meno della mia pupotta: la portiamo ovunque, viaggi in macchina e aereo, ristoranti, locali…sempre con noi e adesso -davvero – non ci pesa più.
    Chiedere aiuto (al partner, a uno specialista) è da persone più che mature. Non farlo non è coraggioso, anzi…

  16. paniscus: è un commento intelligente e utile, è perfetto così.
    tatalla: ma va, anzi, mi ha fatto sorridere. E non vedo l’ora di ricominciare anche io con la Ryanair :-)
    Nica: vero, a volte è sufficiente trovare la tua dimensione. E la maternità può aiutarti a capire cosa cerchi davvero. Per quanto riguarda le amiche: la solidarietà tra donne, che fanno “Rete” da molto prima che esistesse la rete, è impagabile. Altro che Eva contro Eva…

  17. Altra considerazione per chi dichiara di aver paura dell’aspetto sanitario, ospedaliero, delle analisi, degli aghi, delle visite: ma guardate che non è mica obbligatorio infognarsi in un loop nevrotizzante di medicalizzazione esagerata, se non lo si gradisce!

    L’operatore sanitario serio dovrebbe come prima cosa essere in grado di distinguere una gravidanza a rischio da una normale, ed enfatizzare gli scrupoli terapeutici solo nel primo caso, lasciando il secondo a evolversi da solo con meno interferenze possibile.

    Poi, capisco che sia una questione di differenza di carattere tra individui, e che ci siano mamme che si sentono tanto meglio quanto più sono seguite con mille precauzioni mediche, mentre altre le vivono come ansigene e seccanti e preferiscono averci a che fare meno possibile. Ma anche in questo, ormai è noto che esistono ospedali diversi, ambulatori diversi e ginecologi diversi che adottano approcci molto differenti, ci si può informare in tempo, e scegliere quello che ci sconfiffera di più.

    Io, in particolare per il secondo figlio, mai fatte visite mensili: mi sono fatta seguire da un ginecologo che nell’intera gravidanza mi ha visto QUATTRO volte in tutto, e non mi ha mai fatto fare uno straccio di esame in più rispetto al protocollo standard della mia regione, che era sempre il primo a dirmi “Mi chiami se ha qualche problema, ma se sta bene non c’è bisogno di vedersi per i prossimi due mesi!”, e che non ho mai pensato che dovesse essere per forza presente al parto.

    E’ piuttosto improbabile che faccia il terzo figlio, ma casomai dovessi farlo, considererei seriamente la possibilità di non andare affatto dal ginecologo medico (o di andarci una volta sola per scrupolo), e di farmi seguire solo da un’ostetrica.

    Ci sono altre donne che invece, più sono circondate da farmaci, provette, ecografi e camici bianchi e meglio stanno, e in tal caso fanno bene a rivolgersi a un ginecologo più pignolo e militaresco. Ma appunto, per scelta! Non è obbligatorio accettarlo se non piace…

    ciao
    Lisa

  18. Concordo! Io sono arrivata al momento in cui ho deciso di volere un figlio. Se poi arriverà, bene, altrimenti sopravviverò.
    Non ne faccio una questione di vita e di morte, perché io mi sento realizzata e completa anche senza essere madre.
    Anche io ho tante paure, prima di tutte di vedermi cambiata fisicamente, meno attraente, ma soprattutto meno indipendente.
    Ma proprio perché ci ho pensato tanto prima, perché mi sono informata su esami, metodi per partorire eccetera, che vivrò tutto con molta più consapevolezza di tante “mamme da forum” che vanno a chiedere consigli su internet e che dimostrano un’ignoranza mostruosa sull’argomento.
    Vorrei che la gravidanza fosse un periodo della mia vita e basta, senza tutto il can-can che spesso gli si crea intorno.
    Un’esperienza fisiologica, come per un animale.
    E poi è ovvio che il proprio figlio lo si ama immensamente: credo che tutto questo parlare di istinto materno sia inutile. Tutti amiamo i nostri cari (gatto, cane, marito o figlio) in maniera forte, no? Figurarsi un figlio.
    Io non impazzisco per i bambini in generale, perché li considero prima di tutto persone: possono piacermi o non piacermi.

  19. paniscus: quello però dipende, c’è gravidanza e gravidanza. Nel mio caso, ipertesa, purtroppo la medicalizzazione c’è stata, eccome, ma era necessaria.
    stefi: concordo sui bambini visti come persone. Anche per me è sempre stato così. E il tuo atteggiamento mi piace: negli Usa lo definirebbero No-nonsense :-)

  20. Blimunda, mi sei ricapitata sottocchio su Twitter! Quant’acqua sotto i ponti dal mio commento lì sopra. Acqua e lacrime, ma… ho mantenuto la promessa e continuo a vivermi la vita senza troppi rimpianti.
    E’ andata così, che ci ho provato per anni, ho avuto numerosi aborti (non sono in doppia cifra per poco…) e nonostante la nostra grande fecondità non ce l’abbiamo fatta a far nascere un figlio e la scienza non ha saputo spiegarci perché.
    Va bene, ho imparato tante cose, ho conosciuto tante persone, ne ho perse altre per strada e ho trovato nuove passioni. E adesso ti chiedo pure il contatto su Linkedin!
    Ciao!

  21. Ciao Stefi, ma che belli questi incroci che capitano dopo 8 anni. Quasi incredibile!
    Sono felice che nonostante le cose non siano andate proprio come volevi, sei sempre salda e serena. Bene così, brava davvero. Ora vado a vedere su LinkedIn. Un abbraccio!

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