Greg Sung di aNobii a Milano, il giorno dopo

Ieri sera per l’incontro con Greg Sung di aNobii abbiamo riempito un teatro. E già questa è una bella soddisfazione, visto che abbiamo organizzato tutto molto di corsa. Ma evidentemente il progetto funziona e la persona ha un suo richiamo. A differenza di Venezia, il pubblico già conosceva e apprezzava aNobii e parlarne è stato più facile e più interessante.
L’occasione dell’incontro pubblico era anche quella per annunciare la partnership con Ibs.it che definirei chiara e pulita: nonostante ciò che molti ancora pensano, Greg ha spiegato che:
“Il nostro business non è vendere libri online; non siamo competitor delle librerie. A noi interessano le persone; farle parlare, metterle in contatto, creare e mantenere una community.  Ma ovviamente, per mantenere questo servizio dobbiamo guadagnare qualcosa, dopo anni passati a lavorare su aNobii come un hobby. E quindi per la vendita ci appoggiamo a chi ha più esperienza di noi”.
Dal canto suo Mauro Zerbini di Ibs.it ha aggiunto che non ci sarà alcuna intrusione nella community di aNobii (la partnership si limita a un link non invasivo) perché “è meglio che ognuno si occupi di quello che sa far meglio, nei luoghi giusti; la community di aNobii è ricca, vivace e piena di commenti. Deve continuare a esserlo e restare genuina e spontanea”.
Proprio sulla genuinità ha insitito Greg, e sono d’accordo: uno dei segreti del successo di aNobii, che in Italia conta un terzo dei suoi utenti globali (100.000), oltre alla semplicità di utilizzo è la veridicità dei commenti. I lettori stroncano bestsellers annunciati e strombazzati dal marketing delle case editrici senza timori reverenziali; parlano di libri con vera passione e con il loro linguaggio, contribuiscono ad accrescere l’amore per la lettura. E come ha aggiunto Greg:
“Accorgersi di una recensione o di un profilo fake sarebbe molto semplice in una community così vera; la lista delle letture fa parte della nostra personalità. L’istinto, l’empatia ci dicono subito se quello che un altro utente scrive viene dal cuore o è una recensione finta,  a pagamento”.
Facile, aggiungo io, soprattutto data l’alta specializzazione della community e l’argomento; convengo invece sul fatto che su altri social network diciamo più generalisti (Facebook, anyone?) è molto più semplice fingersi ciò che non si è.
E curiosa, per chi magari lo vede come l’ennesimo ragazzino (di Hong Kong, perdipiù) imbevuto di tecnologia e realtà virtuale, la posizione di Greg sull’e-book: “Non mi convince, non lo capisco. Io continuo ad amare il peso del libro, il profumo della carta, le pagine da sfogliare, le copertine…leggere è una questione molto fisica”. Chapeau.
Infine, in una bella serata, animata da domande interessanti e da un pubblico attento che, nonostante i morsi della fame, ha resistito fino alla fine, un unico piccolo neo: nel pomeriggio sono stata intervistata da Farenheit Fahrenheit insieme a Giovanni Peresson, responsabile dell’ ufficio studi dell’AIE e a Tecla Dozio, responsabile della storica Libreria del Giallo di Milano (la cosiddetta Sherlockiana) che, purtroppo, sta per chiudere. L’impressione che ho avuto, un’altra volta, è che internet in generale e aNobii nello specifico vengano ancora visti come mostri divoratori, dispensatori di sottocultura, antagonisti delle librerie. Mentre io credo che possano svolgere un ruolo importante per, appunto, avvicinare le persone ai libri. E non è per nulla automatico che chi legge una recensione online poi acquisti anche online; molti di noi continuano a preferire la fisicità delle librerie, il contatto con la gente. Ma una cosa soprattutto mi ha stupito: il concetto secondo il quale tentare di guadagnare con internet è il Male Assoluto. “Sono un’utente di aNobii da anni” – ha detto Tecla Dozio – “e mi stavo chiedendo dove fosse il trucco. Ecco che con l’annuncio della partnership con Ibs ho capito dove stava, il trucco”.
Come se, dopo aver lavorato quasi 4 anni gratis, nei ritagli di tempo, fosse un reato provare a guadagnare qualcosa per sopravvivere e rendere il servizio ancora migliore, mantendo comunque l’indipendenza.
Come se chi lavora offline lo facesse gratis, for the sake of it.
E’ triste, ma dopo 11 anni passati online, vedo ancora, a tratti, la stessa chiusura, lo stesso arroccarsi su posizioni passate, lo stesso snobismo verso un nuovo mezzo, che ormai tanto nuovo non è.
Mentre, come sempre, dalla collaborazione potrebbero scaturire cose molto interessanti. Sì, anche per l’editoria.

15 thoughts on “Greg Sung di aNobii a Milano, il giorno dopo

  1. Quelli che la pensano come la signora Tecla, non hanno futuro.

  2. Anche qui a Venezia cmq noi aNobiiani avremmo apprezzato un suo intervento :-)

  3. Donatella: ha fatto un intervento, alla Scuola per Librai UEM, ma immagino fosse riservato a studenti ed editori…Comunque fra qualche giorno su Booksweb.tv troverai l’intervista a Greg e la registrazione della serata

  4. Non avevo dubbi che l’incontro sarebbe stato un successo, brava!

  5. per chi vive in un’isola, e specialmente in un’isola lontanissima come la mia, dove non c’è una libreria reale, quelle virtuali sono manna dal cielo. Ed allora ben venga anobii e ben venga ibs.
    E grazie internet di avvicinarmi al\il mondo

  6. A me Fahrenheit senza l’acca fa tristezza. Mi pare uno dei casi in cui si manifesta la linea di confine fra le Due Culture.
    L’intervista l’ho sentita, e mi sei piaciuta molto. Quanto alle accuse, conosco alcune librerie che (secondo me) fanno più cultura di voi, e molte che ne fanno assai meno. Buon proseguimento di lavoro.

  7. prosaica, hai ragione: sono la prima a scagliarmi contro i refusi e accolgo la tua segnalazione, tristezza compresa. E la fretta non è una scusa. Non ho capito solo cosa intendi per “voi” nella frase: “fanno più cultura di voi”. Non penso di aver mai scritto, né detto, né pensato di “fare cultura”, qualsiasi cosa voglia dire; mi sembrerebbe davvero troppo altisonante, o arrogante, o entrambe le cose. Segnalavo solo, ancora una volta, un’incomprensibile e ottusa chiusura verso un mezzo che, volenti o nolenti, sta prendendo sempre più campo, in tutti gli aspetti delle nostre vite.

  8. Mi sono spiegata male. Volevo dire che sono d’accordo che le librerie su internet non sono mostri cattivi, ma che allo stesso tempo rimpiango un tipo di libreria che c’era e ora non c’è più.
    Se sapevo scrivere meglio stavo nella cultura letteraria anch’io :-).

  9. Tutto chiaro, scusa :-) E ti capisco perfettamente: anche io sono un animale da libreria, quelle dove il proprietario è pieno di passione, ti consiglia e ricorda a memoria un numero di titoli incredibile. Per quanto riguarda lo scrivere, sono io quella che fa i refusi, per cui siamo in due :-)

  10. Tecla Dozio?
    Un brillante caso di incapacità imprenditoriale, travestita da cultura. La conosco, né imprenditoria né cultura sa dove stanno di casa.

    Tutte le librerie che conosco che hanno dovuto chiudere sono state ostracizzate non da Ibs o da “Internet”, ma, piuttosto, dagli editori e dai distributori nazionali.

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