Il sogno delle Galapagos

Un passaggio veloce a Guayaquil, la più grande città dell’Ecuador, adagiata sul rio Guyas, che con un’imponente opera di maquillage sta tentando di trasformarsi da angiporto pericoloso e buio a splendente città moderna e turistica. Grazie soprattutto al Malecon 2000, il lungomare di 2,5 km nuovo di zecca, pieno di locali, negozietti e opere d’arte post moderne (avete presente il Porto Olimpico di Barcellona? A me lo ha ricordato molto).
E anche al recupero (parziale, purtroppo) del Cerro Santa Ana, la collina alle spalle della città, per tre quarti favela e per un quarto deliziosa scalinata dalle case ridipinte in colori pastello, fiorita di botteghe di artesanìa. Per i tre quarti restanti, per il momento soldi non ce ne sono, sorry no bonus: restano separati dalla parte “turistica” da pesanti cancelli in ferro. Si sa che i poveri sono brutti da vedere e disturbano i turisti.
Comunque.
Dopo giorni e giorni di Ande, il clima caldo, quasi tropicale di giorno, ma rinfrescato dalla brezza del fiume di sera, è un balsamo. Ma Guyaquil non è che un passaggio, appunto, per volare su San Cristobal e iniziare un’altra magnifica avventura: 5 giorni di crociera a bordo di un catamarano che veleggia tra le Galapagos, le mitiche isole dell’evoluzione. E, a parte qualche notte di navigazione un po’ agitata (se soffrite il mare, anche solo vagamente, lasciate perdere il catamarano: scegliete una crociera su una nave più grande e stabile), il viaggio è stato come un lungo sogno.
Impossibile e forse anche inutile da raccontare punto per punto: è giusto chiudere questa serie di racconti con qualche impressione sparsa. Solo un grande, enorme consiglio: se amate gli animali, non potete, un giorno, non passare di qua.

Io ho imparato che gli animali, qui, non hanno paura dell’uomo. Perché non hanno predatori. E che quindi alla fine l’Eden esiste, solo che gli sfigati sono i pesci, visto che li mangiano tutti: uccelli e leoni marini.
Che i leoni marini che letteralmente ricoprono le spiagge delle isole sono sono i mammiferi più incredibilmente simpatici che esistano e che fanno una vita meravigliosa, stile nuotare in acque cristalline, fare scorpacciate di pesce crudo e dormire per ore e ore crogiolandosi sulla spiaggia (devono fare anche altre cose divertenti, suppongo, visto che ogni femmina aveva attaccati alle mammelle almeno un paio di cuccioli scuri e morbidi come peluche).

Che le fregate sono uccelli meravigliosamente belli, stanno immobili per ore nel cielo con le ali enormi spiegate e dal basso sembrano il simbolo di Batman, ma siccome non sanno tuffarsi a pescare, aspettano che le sule facciano il lavoro per loro per fregargli il pesce dal becco (da qui forse il nome? Ecco un esempio di etimologia creativa…). Per questo in spagnolo si chiamano ave pirata, uccello pirata.

Che le suddette sule, soprattutto quelle dalle zampe azzurre, sono gli uccelli più belli che ci siano; sembrano finite con le zampe in un secchio di colore, come Paperino in uno dei suoi tentativi maldestri di intonacare la staccionata. Certo, ci sono anche le sule mascherate, bianche e nere, ma a parte che l’abbinata è caduta in disgrazia, vuoi mettere avere le zampe blu?

Che gli albatros oltre a essere bellissimi sono monogami
, per tutta la vita: e quando trovi una coppia, li vedi sempre intenti a scambiarsi tenerezze col becco e corteggiarsi per ore. Alla faccia delle superstizioni dei marinai che li accusavano di portare male: a questo punto credo di più all’interpretazione poetica di Baudelaire. Dove trovare un uomo-albatro, però, non me lo chiedete perché non ne ho idea.

Che l’acqua del mare è freddina, diciamo anche gelida, dai, soprattutto in questa stagione, ma che quando ti butti a fare snorkeling e fai qualche bracciata insieme alle tartarughe mentre i leoni marini hanno voglia di giocare con te nuotandoti intorno velocissimi, a pochi centimetri, potresti essere anche a mollo nei cubetti di ghiaccio che non te ne accorgeresti nemmeno.

Che le Galapagos sono per il 97% parco naturale e quindi non si può fumare; che per una volta, non solo non mi ha pesato ma l’ho trovato il divieto il più giusto del mondo.

Che sull’isola di Santa Cruz esiste una spiaggia dove è vietato persino fare il bagno perché è il luogo deputato alla riproduzione delle tartarughe, e tu stai lì seduto su un tronco a respirare l’aria e guardare i buchi delle tane, e ci staresti per una vita.

Che i biologi del Centro Darwin raccolgono le uova e le mettono nelle incubatrici del centro per favorire il ripopolamento delle testuggini che hanno dato il nome a questi “scogli” vulcanici in mezzo all’oceano, ma dopo secoli di caccia discriminata si sono estinte in alcune isole e rischiavano di sparire del tutto, per sempre.

Che George il solitario o Lonesome George è l’ultimo tartarugo (passatemelo…) della sua specie, e gli hanno messo vicino un paio di femmine simili per tentare di farlo riprodurre, ma lui non ne vuole sapere. E forse in fondo ha pure ragione.

Che gli animali sono capaci di farti regali inimmaginabili e indimenticabili, come quella balena che ha nuotato con il suo piccolo a pochi metri dal catamarano, ed erano così vicine che sentivamo il soffio quando rimergevano con le schiene nere e lucide, poi sono passate sotto la barca come due ombre nere e piano piano se ne sono andate e tutti, dal capitano all’ultimo passeggero, fermi sul ponte a trattenere il respiro per non perdere nemmeno un attimo di quello spettacolo.

Che, infine, il primo che dice che le Galapagos “sono care”, visto che buona parte di ciò che si spende serve a tutelare questo paradiso incredibile da scempi, hotel, turismo indiscriminato e campi da golf a 18 buche, dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e pensare a quanto ha pagato l’ultima pizza, birra e gelato a Milano in Brera o sui Navigli.

E con questo, sulla via del ritorno, passo e chiudo. Alla prossima, le foto.

2 thoughts on “Il sogno delle Galapagos

  1. Un bel reportage da leggere con calma e immaginare di vedere queste meraviglie.

    Buone vacanze!

    Anna :)

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