La favole. Dalla parte delle bambine

Io, le storie a Beatrice gliele leggo e gliele racconto da quando è nata. Poco importa se non capiva o non mostrava di capire; ha sempre avuto una passione per libri e riviste, e fin dai primi mesi ascoltava attenta il suono della mia voce.
Però, ora che ha due anni e poco più, capisce eccome. Ascolta, ripete, ricorda.
E io sono senza strumenti.
Non avendo mai previsto l’arrivo di una bimba in famiglia, non essendomi mai occupata né per lavoro né per interesse di letteratura per l’infanzia, mi ascolto passivamente ripetere le stesse favole che hanno raccontato a me, o che leggevo io da piccola.
Boschi, cappuccetti, cacciatori che con modi spicci squartano pance di poveri lupi per tirare fuori vispe nonnine, ma soprattutto ragazze e donne stupide. Come in Shrek, principesse il cui unico problema è essere più belle di sorellastre e matrigne (e poi, tutte queste parentele femminili declinate in negativo: sorellastre, matrigne, appunto, che in epoca di famiglie allargate sono anacronistiche e ridicole.) Fanciulle tonte che vanno a vivere con sette disadattati, ma vengono accolte solo dietro la promessa di “spazzare, lavare, preparare la torta ai mirtilli” e poi accettano mele da una vecchia che farebbe paura al dottor House. Donne che, soprattutto, vivono in funzione del principe che le risvegli, le salvi, le porti via, uccida il drago, faccia tutte quelle cose che ci si aspetta da un principe, quando non è, appunto, l’idiota azzurovestito di Shrek.
Io ho amato moltissimo Gianni Rodari, un po’ come tutte le bimbe cresciute negli anni 70, ma mi sembra un po’ presto per lei. E poi riprendendo in mano dopo tanti anni Favole al telefono, mi sono già arenata sul concetto di telefonata interurbana. Cerco qualcosa di diverso, di contemporaneo, qualcosa tipo E se covano i lupi, della Mastrocola, ma declinato per una bimba più piccola. Qualcosa che aiuti Beatrice a crescere indipendente, senza principi azzurri da aspettare, senza paure inutili, senza i limiti imposti alle donne che hanno funestato la mia generazione.
Quindi, o madri illuminate, voi che ci siete già passate o ci state passando, voi che vi siete fatte queste domande prima di me, voi che conoscete più e meglio di me il panorama della letturatura per l’infanzia, sono qui, in attesa dei vostri consigli, per non ripetere a pappagallo un copione che mi fu imposto da piccola, per non crescere mia figlia nella convinzione che le ragazze siano garruli essere danzanti col cervello di un cece, le altre donne nemici pericolosissimi, gli uomini tempestivi cavalieri senza macchia e paura, che corrono a salvare la più bella (i cessi taglia 46, che si arrangino).
Allora: cosa leggo stasera a mia figlia?

58 thoughts on “La favole. Dalla parte delle bambine

  1. Pippi calze lunghe, una vera dura che vive da sola al di fuori delle convenzioni. :-)

  2. Ciao, leggo ora questo tuo post, chissà se ti interessa ancora l’argomento! Da piccola mia mamma mi leggeva le storie della casa editrice Dalla parte delle bambine, facendo una piccola ricerca in rete ho scoperto che oggi sono edite da Motta Junior, i titoli che mi ricordo sono Arturo e Clementina, Rosa confetto, Melaracconti e Maiepoimai. Le donne sono indipendenti, imprenditrici, sensibili…buona lettura!

  3. avreo bisogno di sapere dove reperire le riviste che dice Federica, Dalla parte delle bambine, edite negli anni ’70. Sto scrivendo una tesi di arte sulle illustrazioni.. potete aiutarmi!!! Per piacere, grazie!

  4. Sto cercando di reperire anche io un libro meraviglioso dal titolo “Mai e poi mai” edizioni Dalla parte delle bambine, ma la prima edizione è degli anni settanta. lo sto cercando da un po’ di tempo senza risultato e a me è rimasta solo una copia. Nel caso ti imbattesst in questo libro credo farebbe proprio al caso tuo e di Beatrice

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