Le Perle di Perboni e la scuola italiana

“Ai posteriori l’ardua sentenza.”

Leggo e recensisco per lavoro questo volumetto del prof. Gianmarco Perboni, deamicisiano nom de plume di un professore di lingue, da vent’anni in cattedra. Con il precedente Perle ai porci ha avuto un buon successo, come spesso capita a pubblicazioni analoghe. Questo, che raccoglie gli strafalcioni più eclatanti detti dagli studenti, sentiti dal Perboni o riferiti dai colleghi, l’ho preso in mano con il distacco tipico da Yet another libretto spiritoso.
Però.
A parte che spiritoso lo è davvero; a tratti  ho riso a squarciagola senza ritegno. L’errore, lo strafalcione, così come le cadute in pubblico, generano quasi sempre il riso incontrollato. Va detto che a scuola ero quella che raccoglieva e diligentemente numerava gli sfondoni di compagni e prof su un bel foglio protocollo, e alcuni li ho anche conservati. Per cui insomma, la pratica mi risultava familiare. Però ci ho trovato qualcosa in più. Prima di tutto, la doverosa dedica a Mitì nostra, capostipite di tutti i manuali di idiozie scolastiche con il suo Stupidario della maturità: Perboni riporta il suo esilarante pezzo sui Malavoglia e i lupini. Poi, perché nel prologo l’autore, che aveva precedentemente spergiurato che non avrebbe mai scritto mai un libro di “cazzate sparate dal volgo studentesco”, ammette di essere stato incorerente: “l’ho fatto solo per soldi”. Lode alla sincerità.
Infine, il Perboni tenta anche un’analisi, breve dato il tipo di libro, ma non superficiale, sullo stato della scuola italiana, vista davvero dal di dentro. Cultura televisiva, ignoranza crassa, spaesamento storico, concetti vuoti imparati a memoria. Priva di pietre di paragone, mi auguro ovviamente che non tutti gli studenti (o almeno non sempre) siano così. Però per un genitore che, come me, non si è ancora affacciato al mondo della scuola, certe uscite mettono i brividi. Come la descrizione dei neoprovinciali, ai quali è dedicato un capitolo e che ho trovato particolarmente calzante.

[…] si governa meglio un branco di bovi che non di giovani acculturati. Ed ecco quindi che i nostri studenti di oggi assomigliano per tanti aspetti a quelli degli anni Cinquanta: questi ultimi imparavano ad affrancarsi dal dialetto grazie anche alla televisione […] Gli studenti odierni regrediscono invece per colpa della televisione, dove i loro modelli si esprimono con un vocabolario poverissimo e con inflessioni marcatamente dialettali.

E ancora, sul neo-provincialismo: “Riducono tutto ciò che suona ostico a termini familiari. Le proprie esperienze (domestiche, circoscritte, ridotte, ndr) sono i confini del mondo. Tutto deve essere riconducibile a qualcosa di visto in televisione ( “Il franchismo prende il nome dal dittatore Pippo Franco”). Non viaggiano, ma hanno visto tutto in televisione e riportano tutto alle esperienze del loro giardino (“Le fontane del Niagara”).

Insomma, se volete farvi due risate leggetelo ma soprattutto, voi che siete a contatto con i famosi giovani (genitori più avanti di me nel percorso, insegnanti, fratelli maggiori) ditemi: è davvero così? Sono davvero così i ragazzi? Io credo, spero di no. Sono convinta che questa sia solo una parte dell’universo studenti. Altrimenti si finisce sempre con il classico “ai miei tempi”  e proprio non ne avrei voglia.

7 thoughts on “Le Perle di Perboni e la scuola italiana

  1. ah ai miei tempi in prima ragioneria alla fine del primo quadrimestre di sufficiente avevo solo geografia (e non ricordo per quale motivo) e ginnastica, religione avevo scarso, perchè al don che veniva a scuola per farci l’ora avevo detto che non avevo il libro di religione in quanto la mia famiglia era buddista, al primo incontro genitori insegnanti il prof di religione si rivolse a mia madre dicendo signora stia tranquilla che in classe suo figlio non lo disturbo mai:) lei a me mi ha disturbato parecchio quando è arrivata a casa. Non studiavo però così ignorante da scrivere Pippo Franco dai devi essere un pò anche predisposto:)

  2. No non è così, ci sono giovani intelligenti e colti ma chissà perchè, succede che si parla spesso di quelli ignoranti la cui massima aspirazione è di partecipare a Grande Fratello o Uomini e donne. Eppure questi giovani sono il nostro patrimonio che bisogna curare e nutrire, ovviamente non solo di cibo affinchè non venga disperso-Penso che televisione e genitori distratti o assenti sono coresponsabili di questo appiattimento culturale.
    Stefania mamma di Vittoria

  3. Da insegnante, posso dire che per fortuna non sono tutti così. Certo, i casi di clamorosa ignoranza e gli sfondoni vistosi divertono e purtroppo non sono merce rara. Da parte mia, ne ho a mia volta collezionati alcuni esilaranti. Poi, quello che ho avuto modo di constatare è che, data la situazione non certo rosea della scuola e quella altrettanto avvilente della società, a fare la differenza spesso, come dice Stefania, sono proprio le famiglie: se un ragazzo cresce in un contesto che dà importanza alla cultura, se viene seguito e non abbandonato davanti alla televisione la differenza si vede ed è macroscopica, rispetto a coloro che (certo non per colpa loro) passano i pomeriggi in compagnia dei programmi dementi della tv. Con questo, non è che si voglia scaricare ogni responsabilità sulla famiglia, ma se questa è presente aiuta, eccome.

  4. Ovviamente non sono tutti così gli studenti ma, come avevo già scritto in Perle ai Porci, è più divertente parlare dei somari che dei secchioni e il mio intento era soprattutto il divertimento. Senza escludere la considerazione che le magagne della scuola risaltano meglio sullo sfondo dell’insuccesso scolastico. E soprattutto di queste ultime preferisco occuparmi, visto che mettere in risalto ciò che funziona potrebbe far sottintendere che le cose vanno bene e che magari Gelmini è pure una brava persona.

  5. Salve prof e grazie del commento. L’intento era chiaro e, direi, riuscito. Sia quello di far ridere che di evidenziare le magagne della scuola italiana. Che gli studenti non siano tutti così lo sospettavo, ma da neomadre accolgo la conferma di un addetto ai lavori con grande sollievo.

  6. Ti capisco perché anch’io ho un figlio, che ormai fa la prima liceo, e per anni ho vissuto nel terrore che potesse diventare come uno degli esemplari peggiori che mi trovo davanti tutti i giorni…

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