Lotta continua, Lucia Annunziata e i blog

Lotta continua è anche la prima organizzazione che scopre i media in senso moderno. Il suo giornale, quotidiano dal 1972, non è il primo ad apparire sulla scena, ma è usato in maniera antiautoritaria, con una sorta di filo diretto in due direzioni fra chi scrive e chi legge. La rubrica delle lettere misurerà a lungo il polso della militanza di base, costituendo di fatto il primo blog della storia italiana.

Lo scrive Lucia Annunziata in 1977. L’ultima foto di famiglia.

Io durante quegli anni ero piccola e so solo ciò che ho letto e ciò che mi è stato raccontato.

Ma non è forzato il paragone con i blog? Di fatto la two-way communication che caratterizza (dovrebbe caratterizzare) il giornalismo e in senso più ampio la comunicazione online non può avvenire su supporto cartaceo. Capisco la portata della novità (un giornale che davvero aveva il polso dei suoi lettori), il momento storico, il flusso di informazioni che iniziavano a girare in modo diverso. Ma parliamo di una rubrica delle lettere: non era poi lo stesso (con le debite differenze di pubblico e temi trattati) delle rubriche dei lettori sempre presenti anche negli altri giornali? Le lettere su Lc venivano scelte, immagino, editate e pubblicate; dov’è la comunicazione nelle due direzioni?

Mi sono persa qualcosa? Qualcuno che c’era (o che ha un’opinione in merito) ha voglia di raccontarmi come la vede?

16 thoughts on “Lotta continua, Lucia Annunziata e i blog

  1. Capisco cosa vuol dire Lucia Annunziata con questo paragone (la pagina delle lettere come cassa di risonanza delle idee dei lettori), ma è senz’altro forzato. Il blog è un mezzo, come il telefonino; il giornale è un altro mezzo.
    Guardcaso, anche io oggi ho scritto una cosa che tangenzialmente ha a che vedere con i blog e la reciprocità della comunicazione, ma partendo da un altro presupposto.

  2. forzato? semplicemente irreale, il blog è un’altra cosa, e poi le lettere al direttore, le lettere alla direttrice ce l’hanno tutti e ce l’avevano buona parte dei quotidiani, ma oggi fa molto chic avere un blog pensa poi se dici di averlo inventato. Mi ricorda molto Celentano che anni fa disse io ho inventato il Rap (con la canzone prisi incolinesilna ciuso) ma vorrei ricordare che uno inventa una cosa se ne è conscio…. e poi sono d’accordo con Giulia sono dei mezzi diversi , vi dico solo che io sto aspettando che il secolo xix mi pubblichi un articolo dal 19 di gennaio… fate voi se un quotidiano può fare un blog………..

  3. Hai perfettamente ragione Bli.
    La signora Annunziata confonde la “disponibilità a rispondere” con la “necessità di rendere la comunicazione aperta al dialogo in tempo reale”.
    Fortunatamente per i blogger italiani, il giornalismo in Italia non ha ancora capito nulla di Internet. Lo dimostrano le tristi trasposizione dei giornali sul web: per quanto gli editori millantano la qualità dei loro prodotti online, vengono regolarmente smentiti dalle statistiche ufficiali Nielsen. Nei primi dieci posti tra i siti più visitati in Italia ci sono solo due quotidiani (Repubblica e Corsera). E solo perché sono bravi a prendere le notizie d’agenzia e pubblicarle al volo. Il resto è il nulla di fatto. Inoltre, gli ultimi restyling dei magazine online, sono basati fondamentalmente sull’apertura al web 2.0 (terribili definizione per quelli che non avendo capito il web si sono inventati il 2.0) invece di puntare sulla capacità editoriale di produrre informazioni multimediali di qualità, costantemente, ogni giorno.

  4. La parola “Blog” fa figo, giovane, trendy… Da quache parte doveva infilarla

  5. D’accordo con tutti: la mia segnalazione era, ovviamente, ironica. Se alla base c’è qualcuno che sceglie, edita, taglia, il mezzo impone comunque una sua griglia di interpretazione della realtà, che è il modo di procedere dei “vecchi” media e in ogni caso non permette una libera comunicazione nei due sensi. E d’accordo con Fiodor: se non si infilano, anche a forza, anche dove non c’entrano nulla, i blog oggi, non si è trendy.

  6. Penso che confondere “la rubrica delle lettere” con un blog denoti una grave miopia, fermo il fatto che tutti al bar possono dire la loro, ci sta anche questa.
    Forse la Annunziata trova affinità nel trendissimo giornale in tasca dell’eskimo e il trendissimo fenomeno dei blog.
    Che voglia etichettare di sinistra i blog?

  7. ci ho riflettuto un po’. ho più esperienza della modalità di allora che di quella attuale, ma un punto in comune lo trovo. La presunzione, allora come oggi, di aver scovato un modo nuovo, e a proprio modo rivoluzionario, di comunicazione.
    Enfatizzare i contenitori mi pare rispecchi bene la sicumera intellettuale che in quegli anni aveva creato molte illusioni, alimentate da chi più tardi non ha avuto nemmeno il pudore di fare autocritica. Oggi li si enfatizza comunque, credo prevalentemente perchè non sappiamo bene cosa metterci dentro.
    Detto, naturalmente, con lo stesso tono scanzonato con cui un certo Juan affermava solennemente che dopo Musil non c’è più niente che valga la pena di esser letto.
    Con molta simpatia.

  8. Raffa: ossia, suggerisce l’equazione blog=democrazia=sinistra?
    bizet: ma i contenitori sono molto diversi. Qualunque presunzione ci sia dietro, non si possono mettere sullo stesso piano un contenitore-rubrica delle lettere, giocoforza chiuso e editato dall’esterno, con un contenitore-blog, per definizione aperto a tutti con i commenti che vanno online immediatamente, senza filtri.

  9. la distinzione, blimunda, mi pare ovvia. ma pensavo non la si volesse intendere con un taglio analitico.
    non mi sorprenderebbe che quando, fra trent’anni, entrando in appositi luoghi si potranno leggere i pensieri degli interlocutori, senza filtri, solo guardando loro la fronte, tu possa sostenere che i blog siano stati gli antesignani di quella forma, libera, di comunicazione.
    buona giornata.

  10. Mi piace molto l’idea. Pensieri sulla fronte e commento istantaneo sulla fronte altrui.
    Buona giornata a te.

  11. si si forse c’è un collegamento tanto quanto chi ha inventato la ruota è collegato a chi ha inventato l’automobile

  12. I blog non sono democratici: la linea “editoriale” viene decisa dal titolare del dominio e lui funge da filtro per commenti e discussioni.

    (Spiacente, ma nel ’72 non ero ancora nata ;-))

  13. Dania: c’è sicuramente una linea editoriale o un filtro, ma in teoria se un blog non ha i commenti non è un blog. Io però parlavo soprattutto della possibilità per il singolo di pubblicare liberamente, cosa che nei media tradizionali è impossibile (mandi la lettera ma non te la pubblicano o te la tagliano etc). Invece se apri un blog scrivi ciò che vuoi. Certo, non ha la risonanza mdiatica (per ora) di un pezzo pubblicato su un quotidiano nazionale. (Io invece avevo 5 anni e il primo ricordo “mediatico” che ho è, l’anno dopo, la foto della R4 con dentro Moro).

  14. Nel 1972 avevo un anno, ma la signora Annunziata è una gran furbetta, che trova sempre il modo di fare la prima classe, quando invece dovrebbe andare a ripetizioni o essere rimandata a settembre.

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