Maria Antonia, il femminicidio continua

Avevo poco più di vent’anni, vivevo a Genova, e un giorno il caporedattore del Corriere Mercantile, col quale collaboravo, mi telefonò a casa (i cellulari erano di là da venire, almeno per me):
“Tu che vivi in zona, fai un salto a Voltri che hanno ammazzato una ragazzina”
”Come? Chi?”
”Mah pare il fidanzato, per gelosia. Fai un salto davanti al suo liceo, senti le compagne di scuola, vai a casa sua, guarda se trovi i genitori insomma, le solite cose, no?”
Le solite cose. Non fosse che non mi ero mai occupata di “nera” e che si trattava di una ragazza di 15 anni, pochi meno di me, squarciata da un coltello da sub sulle scale di casa. Fu la prima volta che mi confrontai con la violenza cieca di un uomo su una donna. Una donna, una bambina, Stefania Massarin.
Una bambola: lunghi capelli biondi, occhi azzurri, le compagne singhiozzanti che cercavano di ricordarla ma non riuscivano nemmeno a parlare. Una lapide ricoperta di pupazzetti di peluche, inquadrata a lungo, morbosamente, durante i TG dei giorni dopo, fotografata a ripetizione sui quotidiani.
Ieri Maria Antonia Multari è stata sgozzata dall’ex fidanzato, dopo mesi di molestie e minacce, in pieno centro di Sanremo. Lo hanno preso ancora sporco di sangue. Sarebbe stato il 33mo compleanno di Maria Antonia. Per farsi bella, era andata in un centro estetico con un’amica. L’assassino l’ha aspettata fuori, un regalino in una mano, il coltello nell’altra.
O sei mia, o ti ammazzo.
Lui, Luca Delfino, è tuttora il primo e unico indiziato per l’omicidio di un’altra donna, Luciana Biggi, assassinata nei vicoli di Genova lo scorso aprile. Sconsolato il pm che si occupò del caso:
”Per me, era lui, lo è sempre stato. Ma non avevamo la prova, la “pistola fumante” come si dice. Nessun giudice avrebbe mai accolto la richiesta di incarcerarlo. Ora tutti sono contro di noi e dicono, era pericoloso, andava fermato prima. Ma se lo avessimo incarcerato e poi rilasciato innocente, ci avrebbero mangiato vivi. Cosa dobbiamo fare? Le regole vanno rispettate”.
Le regole vanno rispettate.


Oggi sul Secolo XIX una foto in prima pagina. La scarpa con il tacco di Maria Antonia abbandonata sull’asfalto, macchiata di sangue.
In nome delle regole.

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