Maria Venturi, la saggezza del buon senso

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Io ero un po’ emozionata. È una vita che la vedo lì, con la sua foto-santino in cima alla pagina della Posta del cuore, sulle Novelle 2000 della nonna che spesso, da ragazzina, sono state uno dei pochi motivi di divertimento quando andavo a trovarla (non che fossi una nipote degenere: io la andavo a trovare e lei mi mollava lì in cucina perché doveva vedere la puntata di una telenovela brasiliana, per cui viva Novella 2000). E poi improvvisamente me la sono trovata vicina, piccolina e vivace, affettuosa come una zia, una che ci fai una foto insieme un po’ impalata, professionale, e lei ti dice ma vieni qui, che ci abbracciamo, come da foto in alto e in basso (di Gabriele Ferraresi).
Una bellissima persona piena di vita, calore e saggezza, Maria Venturi. E ascoltando le sue perle, pensando al suo successo che dura da anni – come giornalista, scrittrice, sceneggiatrice – mi viene da pensare che è inutile inventarsi la rava e la fava e gli intorcinamenti e i plot originali a tutti i costi. L’amore – anche quello un po’ barocco, spudorato, ridondante che vive nelle pagine di Niente è per caso, come lei stessa ha ammesso – funziona sempre, funziona di più.
Insomma qualche giorno fa, il santino tra le pagine di Novella 2000 si è animato e l’ho conosciuto. Dovevo presentare Maria Venturi, classe 1933, a una platea di blogger che avevano in molti casi meno della metà dei suoi anni, ma lei ha praticamente fatto tutto da sola. Più che fare la classica presentazione dell’ultimo romanzo ha condiviso aneddoti, ricordi, consigli, mettendosi in gioco per prima, buttando sul tavolo la sua, di vita, che s’intuisce abbastanza divertente. Sicuramente fuori dagli schemi della sua generazione.
A me, per ovvi motivi professionali, ha colpito molto un aneddoto giornalistico e linguistico: in un articolo per Annabella, inizio anni 70, usò, probabilmente per la prima volta in quel senso, la parola “complicità” per descrivere una qualità positiva che dovrebbe avere una coppia. Il direttore la chamò incuriosito, chiedendole se intendeva parlare di ladri e delinquenti, dato che evidentemente il termine, allora, si usava solo in quel contesto. Mi piace pensare che la Venturi, ragazza madre di due gemelle in tempi non facili, risposata “con un santo che si è preso una donna con due figlie di un altro”, uno con il quale “ci siamo lasciati 38 volte in 40 anni, ma non so cosa farei senza di lui”, tramite i suoi libri e le sue risposte alla Posta del cuore, abbia anche un po’ contribuito a cambiare la visione della coppia in Italia.
Vi lascio con qualche sua frase; una raccolta completa la trovate da Gabriele Ferraresi, mentre Rossella Calabrò ha chiarito il pensiero di tutte noi: la Venturi vorremmo tenercela sul comodino, per averla lì pronta e farci dare la risposta giusta quando serve.

La fedeltà è mancanza di occasioni.

Un marito è come un braccio. Lo dai per scontato, finché non rischi di perderlo.

Rifiuto la mistica della sorellanza: spesso le donne sono le peggiori nemiche le une delle altre.

I matrimoni sono tutti di convenienza perché il sentimento è una forma di interesse.

L’equilibrio della coppia si fonda sulla compatibilità dei difetti. L’uomo ideale è quello con difetti tollerabili.

L’umiliazione è lo stupro dell’autostima. La complicità è il cemento della coppia.

Non trattiamo la coppia come una cloaca in cui riversare e dire proprio tutto.

Non mi vergogno di raccontare l’amore. Solo tre matrimoni su sette si salvano? Io voglio raccontare quei tre.

In amore la dignità ti salva mentre l’orgoglio ti può rovinare.

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