Marocco: 20 minutes catastrophe

Dunque, siamo stati una settimana in Marocco, ad Agadir, per la precisione. Le foto sono qui. E ora mi tolgo subito il dente del titolo.
Eravamo al suq di Agadir (andateci: oltre ai soliti affari, se amate le contrattazioni,  e ai soliti souvenir – babbucce, capi in pelle, argento, tessuti – troverete zero turisti, odori e colori integri, mercato della verdura e del pesce che da soli valgono il viaggio), con prestigiosi compagni di viaggio. Mentre partivano le contrattazioni per l’olio di argan, che fa bene un po’ per tutto, capelli, pelle, unghie, bruciature, e quindi ne abbiamo portato a casa una damigiana, un sedicente erborista ha catturato i due uomini del gruppo proponendo loro una misteriosa polvere il cui nome, sulla boccetta di vetro, era cubitale ancorché inequivocabile: SEX. Un po’ in francese, un po’ in arabo, un po’ in italiano, un po’ con gesti inequivocabili modello “Questo ti fa una mazza tanta”, ha provato a convincerli ad acquistare il suo Viagra fai da te. Ricevuto un cortese ma fermo diniego, ha acciuffato me pensando, probabilmente: “Se il suo uomo non crede di averne bisogno, lei sicuramente non è d’accordo”. E mi ha urlato nell’orecchio: “Achetez-le, madame: avec ça, 20 minutes catastrophe!”
Terrorizzata più che solleticata dalla catastrophe, non ho acquistato la polverina magica, ma ovviamente la frase “20 minutes catastrophe” è diventata immediatamente lo slogan della vacanza. Ed eravamo solo al primo giorno.
Poi: il villaggio era per golfisti, quindi pieno di cumenda e mogli fighedilegno. Io penso che il golf sia una delle cose più noiose sotto questo cielo, ma chi fra noi l’ha provato si è pure divertito, per cui mai dire mai. Agadir è trascurabile, a parte il suq e il lungomare, nuovo di zecca; l’oceano è sempre uno spettacolo incredibile ed era anche molto arrabbiato, per cui particolarmente bello. In più, mentre a Milano si spalava la neve, ci siamo goduti più di 20 gradi, ed era pure una settimana fredda, così ci hanno detto.
Splendida invece la strada fra Agadir ed Essaouira, per due terzi sul mare (sono stata particolarmente fortunata: per ore, in cielo ha resistito un magnifico arcobaleno) e per un terzo fra i monti. Risale infatti l’ultimo tratto dell’Alto Atlante, dove ho visto le capre volanti che si arrampicano sugli alberi di argan per mangiare le foglie, per poi rispuntare di nuovo sull’oceano a Essaouira.
Che mi è piaciuta davvero tanto. Mura portoghesi, eredità degli anni coloniali, quando la città si chiamava Mogador. Colori biancoazzurri nel porto e nella medina (il blu che amo tanto ho scoperto essere il colore anti malocchio eredtitato dai Tuareg), gatti al sole, onde rabbiose (questa è una delle coste più amate dai surfisti) e un suq magnifico. Il che significa: decine di acquisti, fra cui un antico braccialetto berbero e le solite bottigliette di olio di argan. Se non ringiovanisco almeno di 5 anni nei prossimi due mesi, glielo rimando indietro in blocco, e ciao alle cooperative di donne marocchine che campano con la produzione dell’olio tuttofare (c’è pure quello alimentare che, mi assicura la nostra esperta beauty personale, ovviamente in viaggio con noi, è un integratore antiossidante antirughe antinvecchiamento anticolesterolo anti schifezze varie e fa miracoli).
Altro acquisto mai più senza in zona: l’argento, visto che a Essaouira c’è la tradizione del lavoro artigianale di argento e filigrana. Carichi di acquisti, siamo arrivati al pranzo. Pesce da Chez Sam, al porto, pieno di memorabilia di Jimi Hendrix che ha vissuto a Essaouira per anni – si vede che gli piaceva il nostro fumo, ha chiarito la guida, pragmatica. Nota mentale: vorrei ritornarci a fine giugno per il Festival di Gnaoua, la musica tradizionale che, la scorsa estate, ha attirato più di 400 mila visitatori.
L’altro giro – avevamo con noi la bimba di due anni, più di così non si riusciva a fare – a Taroudant, conosciuta come la piccola Marrakech. La cosa più interessante (oltre al suq e, beh, all’olio di argan) è stata la visita a un vecchio cavanserraglio trasformato in mercato di frutta secca. Uno dei pochi sopravvissuti, ha detto la guida, “perché qui da noi si tende a demolire il vecchio per costruire palazzi nuovi”. Non solo lì da loro, mi pare.
Infine, nota familiare: è stato il primo viaggio all’estero di Beatrice. Grazie a lei, che è molto più social dei genitori ed è diventata immediatamente la mascotte del villaggio, abbiamo vinto l’ambitissimo premio “Famiglia Mulino Bianco” (non sto scherzando, purtroppo, ma non mi chiedete cos’era: non l’ho ritirato. Va bene fare la vacanza in villaggio perché hai una bimba piccola, ma c’è un limite a tutto). In più ha visto da vicino il cammello, ribattezzato immediatamente Cammello Camillo (Pimpa docet) e i cavalli, che l’hanno terrorizzata. Non avendo ancora l’età da rughe e quindi da olio di argan, come souvenir si è accontentata di una pashmina arancione (“mamma, voio pashina acione!”), che ha indossato con fierezza, pur calpestandola ripetutamente.

4 thoughts on “Marocco: 20 minutes catastrophe

  1. certo che però un test su catastrophe lo si poteva anche fare. Caso mai, invece di caricarci di litrate di olio di argan (perfetto per pelle-capelli-colesterolo ecc. ecc.), avremmo potuto mettere su un commercio che fa bene… all’anima…
    ;-)

    p.s.
    il premio famiglia del mulino bianco lo sai che vi rimarrà attaccato x la vita, vero??

  2. (che vergogna. Mi veniva da dire: “Mulino Bianco? Voi non sapete chi sono io!”)

  3. Mi hai fatto schiantare dalle risate!Soprattutto col dettagli dei cumenda e le fighe di legno!Il miracolo in 20 minuti l’hanno proposto anche a noi in Turchia, con mio marito e mio cognato con le facce tipo:”ma ti pare che mi serva?”
    Il primo pensiero però lo ammetto è stato di invidia leggendoti!Sei riuscita a farti una bella vacanza all’estero con la bimba, mio marito che già è pantofolaio ora che non abbiamo figli penso che non si muoverebbe più dopo un pargolo, infatti oltre alla mia tendenza child free è uno dei motivi per cui continuo a rimandare!Brava anzi bravi non posso fare a meno di invidiarvi!
    Un ultima cosa: il premio andava ritirato!!!!Te lo dice una esperta di villaggi!

  4. Brava che ti sei portata la pupattola!
    Brava che non hai preso il miracoloso prodotto: mai fidarsi!
    Brava che hai “skippato” il premio. Ah, i villaggi.

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