Quando Sanremo non era Sanremo

Il primo Festival di Sanremo di cui ho memoria, ero una bambina e c’era Michele Zarrillo che cantava Una rosa blu. Sarà stato nei primi anni 80. Lo avevo visto dalla nonna perché i miei (che avevano più o meno la mia età di oggi) avevano di meglio da fare. Tutti, all’epoca, avevano meglio da fare che guardare Sanremo; i miei genitori trentacinquenni come il cugino ventenne. In quegli anni Sanremo era snobbato, trattato come intrattenimento di quart’ordine per nonne e bimbi, appunto. Non lo guardavano né i giovani, né i trenta-quarantenni. Ma soprattutto non se ne parlava, non riempiva pagine e pagine di quotidiani, non apriva i telegiornali.
Uscita dall’infanzia, ho dimenticato Sanremo fino ai trent’anni e oltre. Ho ricominciato a vederlo da quando c’è Beatrice per i soliti motivi: si esce di meno, le babysitter costano, guardiamo Sanremo che almeno mi faccio due risate. Cause di forza maggiore, insomma.
Ora osservo il fiorire di iniziative pro-Sanremo online e mi stupisco. Già da anni il Sanremo-blogging va alla grande (confesso di avere scoperto Suzukimaruti anni fa proprio grazie alle sue esilaranti cronache), ma dall’anno scorso è un’esplosione: pagine Facebook, gruppi di ascolto casalinghi, twitterate in tempo reale, Friendfeed monopolizzato. Tutti con quell’aria da “lo seguiamo per criticare”, ma intanto lo seguiamo.
Mi chiedo come mai. E’ il trash che vince su tutto? E’ che usciamo di meno? E’ che non abbiamo più bisogno di trasgredire o anzi che la trasgressione è guardare Sanremo e parlarne sino allo sfinimento? E’ che abbiamo paura di restare senza argomenti, il giorno dopo, alla macchinetta del caffè?
Chiaro: le cronache in tempo reale sono divertenti, i gruppi di ascolto pure: è già successo per XFactor, succederà per Sanremo. Ma mi chiedo come mai così tante persone che vivono online, brillanti, intelligenti, per molti aspetti sopra la media nazionale, si ritrovino per commentare qualcosa che accade in televisione.

6 thoughts on “Quando Sanremo non era Sanremo

  1. pure io me lo chiedo. Io non ne parlo, perchè non saprei di che parlare…

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  2. ma no, io lo guardo e ne parlo pure, mi piacerebbe solo capire il senso di questa quasi-ossessione.

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  3. Beh penso di essere forse l’unica in Italia a non aver mai e dico mai visto Sanremo…non è per fare la sofisticata, e che mi annoia da morire e non mi piace mai in generale sentire una canzone per la prima volta…quindi non fa proprio per me; di conseguenza mi stupisce sapere che inchioda tanta gente anche giovane e smaliziata davanti alla TV…passi per l’ospitata del cantante figo straniero che fa di sicuro il pienone di ragazzette spettatrici, ma gente 30/40enne che si affretta a commentare su internet le performance della Zanicchi sfugge alla mia comprensione….

  4. Non so! Io non guardo la televisione da più di dieci anni, nel senso che guardo solo serie tv e film, senza pubblicità. Spettacoli televisi o altro non so cosa siano. Li conosco solo perché, purtroppo, i giornali ne parlano fino allo sfinimento.

    Ci sono tante cose belle da fare, prima di guardare certa televisione. E’ che gli italiani sono teledipendenti (fonti certe, non lo dico io!). Leggiti “Cattive notizie” di Loporcaro: un libro meraviglioso, che citerei parola per parola. Un libro che coglie la realtà italiana. Anche di quelli che credono di non farsi influenzare dalla tv.

  5. Io sono qui su segnalazioni di Raffaella, a causa dell’amore- confessato ed assoluto- per Brunella Gasperini. Ti trovo e-zac- il post su Sanremo, a cui neanch’io- ahimè- ho saputo resistere. In più, mi si dice che sei di Genova pure tu, per cui penso proprio che passare di qui diventerà una piacevole abitudine
    ciao
    alessandra

  6. Io ci provo a guardare Sanremo, davvero, più che altro per non essere tagliata fuori da tutti i discorsi dei giorni successivi, però è più forte di me, non ce la faccio. Lo stesso per X-factor.
    Scopro però che sei anche tu fan di Brunella Gasperini e ne sono molto felice: credo che “Una donna e altri animali” sia il secondo libro che ho riletto più spesso (il primo è Orgoglio e pregiudizio).

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