Riflessioni dopo due settimane di ignavia e fancazzismo

Dice, ma guarda che una come te, abituata a lavorare, poi si stanca a non fare niente per sempre, eh? Son belle perché sono vacanze, se fosse così tutta la tua vita, eeeh, la noia.
Allora. Ma di cosa stiamo parlando? Cosa state dicendo?
Ma smettiamola con questa liturgia del lavoro che nobilita, dell’ozio che è il padre dei vizi, della noia che come il Ciciarampa di Alice ci divorerebbe, non avessimo uno scopo, un obbiettivo, un lavoro che ci consumi.
Leggere, riflettere, passeggiare, fare sesso, mangiare e bere bene, dormire, chiacchierare, fare il bagno, vedere gli amici, giocare con i figli per chi ce li ha, passeggiare con il cane o accarezzare il gatto, prendere il sole, andare in bicicletta, fare shopping, aggiungeteci quello che volete, pure il quad o il deltaplano: non sono scopi? Non sono obbiettivi? Non sono modi intelligenti, se ci piacciono, per trascorrere il nostro tempo, la nostra vita che, si sa, è dispari ossia una e non certo infinita?
Questo noioso, trito e soprattutto falso salmodiare sulla noia dell’ignavia, sulla necessità del lavoro, sulla bellezza di guadagnarsi da vivere a prezzo di nevrosi, fegato a pezzi, stress, zero tempo per noi stessi e per ciò che ci piace fare nasconde solo un’inequivocabile verità: non abbiamo le possibilità e i soldi per non lavorare.
Li avessimo, col cavolo che ci annoieremmo.

11 thoughts on “Riflessioni dopo due settimane di ignavia e fancazzismo

  1. Quoto, quoto e straquoto ogni singola parola. Ho ‘solo’ 25 anni e negli ultimi 4 mesi, cioè da quando è scaduto il mio ultimo contratto, ne ho approfittato per portarmi avanti con l’università e con tutti gli hobbies accantonati in questi anni. Risultato: sono perennemente squattrinata ma – e lo dico senza retorica o falsa ingenuità – sempre ‘orribilmente’ sorridente e di buon umore, nonostante le difficoltà economiche. E nonostante amici e familiari che mi guardano come se fossi una parassita. Quando lavoravo (10 ore in redazione, stipendio miserrimo) arrivavo in ufficio sorridente e di buonumore – l’alternativa era spararmi, da tanto era stressata – mi guardavano e dicevano: «ma cosa ti ridi, qui c’è da lavorà!». Ingrati!
    Sono consapevole che questo momento non durerà per sempre, me lo godo ancora un poco :)

  2. ecco, queste tue riflessioni sono come balsamo sulla pelle riarsa :D

  3. Anche io pensavo che a non lavorare mi sarei annoiata e sarei caduta in depressione,ora, soprattutto da quando sono mamma ho cambiato idea e anzi è il lavoro che mi fa cadere in depressione…L’ideale, come sempre sarebbe la via di mezzo, lavorare il tanto che basta. Comunque uno sprone a lavorare è l’indipendenza economica, quante donne che hanno un impiego e un reddito personale sono vincolate al marito, ma questa è un’altra storia.
    Stefania mamma di Vittoria

  4. sono ancora io, mi sono accorta che mi è sfuggito un NON che dà senso alla frase, intendevo “quante donne che NON hanno un impiego e reddito personale sono vincolate ai mariti.
    Stefania mamma di Vittoria

  5. Proprio stamattina facevo quasi le stesse riflessioni: da inizio luglio ho potuto aprofittare del lusso di lavorare part-time, e stamattina avrei dovuto stirare la pila di vestiti che si sta penosamente accumulando.
    Invece mi sono detta “c’è il sole, tra pochi mesi saremo confinati dentro casa per il brutto tempo, allora vaffa alla roba da stirare e fuori in giardino con Pacifico e con il cane”. Loro giocavano nel giardino e io bevevo tranquillamente un caffé con mio marito, che ha il lusso di poter lavorare molto spesso a casa.
    Questa sì che è vita, come dici tu, potessi fare così ogni giorno, altroché se lo farei!!!!!

  6. Ricordiamoci che in latino l’otium (quello che tu hai appena descritto) è il positivo di nec-otium (negozio, ossia il lavoro servile)! Ne ho fatto (per quzanto possibile) la mia regola di vita.

  7. Condivido tutto!!!!!! Sono tornata al lavoro dopo 31 giorni di ferie. Avrei desiderato prolungarle all’infinito. E’ la vacanza che nobilita, la libertà ogni giorno di impiegare il tempo come si vuole e se alle volte ci possono essere dei vuoti vanno bene anche quelli. Quando si lavora vuoti nn ce ne sono mai ma solo “troppi pieni”. Il lavoro serve perchè senza soldi nn si campa. Perlomeno nn si campa come voglio io. E poi tornare a settembre con ancora queste belle giornate serene mi sembra uno spreco di vita immenso. Se proprio dobbiamo vorrei lavorare da ottobre ad aprile, poi basta.

  8. io non mi annoio mai, anzi, il tempo per far le cose che amo, è sempre troppo poco!

  9. Mai capito quelli che vanno in ferie ma ogni dodici ore telefonano in ufficio. Io, come scatta quel fatidico venerdì, mi dimentico tutto, al rientro mi ci vogliono svariate ore solo per ricordarmi che mestiere faccio (poi non so esattamente che mestiere faccio neanche normalmente e quest’anno ancora niente ferie, ma questa è un’altra storia…)

  10. Ho sempre creduto che lo scopo della vita dell’uomo fosse la felicità. E come può esserci felicità nel bruto lavoro? Io vorrei andare in pensione, e da ricco, per fare tutte quelle cose che non ho potuto fare in tutti questi anni di lavoro, anni passati nei cantieri, in paesi lontani e senza riposo, senza tempo libero. Sono tornato in Liguria, a fare un lavoro che non è il mio, per potermi ritagliare ore di libertà che non avevo più.

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