Salvatemi dal social notworking

Social notworking è un neologismo (non nuovissimo, per la verità; attestato già nel lontano 2007) che mi piace molto. E’ chiaro, intuitivo, a suo modo geniale.
Mi piace perché esprime perfettamente la mia condizione attuale. Pur frequentando “solo” Facebook (non twittero e faccio rapide e sporadiche apparizioni su Friendfeed; aNobii è un piccolo piacere che mi porta via poco tempo) faccio sempre più fatica a concentrarmi sul mio lavoro. Con ogni probabilità, lavorare da casa non aiuta: non ho persone che sbirciano sul monitor, capi isterici, riunioni infinite e posso gestire il mio tempo. Il che significa però, purtroppo, che di tempo non ne ho più e che il concetto di lavoro liquido diventa lavoro infinito: computer sempre acceso, sera, weekend, non stacco mai. Perché, fondamentalmente, perdo valanghe di tempo. Non mi viene l’attacco per un pezzo? Vado a vedere cosa si dice su Facebook. Non trovo un sinonimo per quella parola che ho già utilizzato tre volte in due paragrafi? Rispondo a un commento sul blog. Non mi arrivano le foto giuste? Controllo per l’ennesima volta la mail.
Ma se prima, appunto, c’era solo la mail a distrarmi, adesso c’è tutto un mondo di social ne(o)tworking a frantumare la mia concentrazione. Il mio attention span ormai è ridotto a pochi secondi, poi passo ad altro, senza mai approfondire, studiare, comprendere a fondo. Il multitasking è diventato una poltiglia informe. Leggo i blog via feed (spesso solo i titoli dei post), non commento praticamente più (e noto che quasi tutti i blog stanno soffrendo di un calo dei commenti generalizzato, proprio perché ogni post è parcellizzato su mille applicazioni diverse), spesso mi limito a un generico “Like” su Fb. Proprio il blog, che in Italia fuori da una ristretta cerchia è ancora strumento sconosciuto ai più, appare già vecchio, lento, ingessato. E questa continua ricerca di velocità e contatto mordi e fuggi mi spaventa un po’.
So perfettamente che non è “colpa” delle applicazioni, come un certo giornalismo continua a suggerire; sarebbe simile a puntare il dito sull’esistenza dei tabaccai per giustificare il mio vizio del fumo. E’ voglia di cazzeggio, ansia di velocità, voyeurismo globale, incapacità di focalizzarsi.
Ma sempre più spesso, per finire un lavoro urgente sono costretta a staccare la connessione internet, come per tenere sotto controllo una dipendenza che altrimenti mi sfuggirebbe di mano.

19 thoughts on “Salvatemi dal social notworking

  1. Ti capisco perfettamente, non riesco a produrre niente, e soprattutto non riesco a concentrarmi…A parte face book & c. che odiavo e ora ne sono affezionata fruitrice, ma mi faccio distrarre pure da le mail spam che pubblicizzano caramelle personalizzate…
    per non parlare di questo blog!!!!Mi ha stregato!!!!

  2. l’altra sera mia moglie se ne esce con una delle sensate considerazione che nella mia famiglia può fare solo lei, appunto perchè sensate e dice
    “ormai ti ho capito tu vuoi provare le cose appena hai capito come funzionano le pianti li” (riferito all’ipod touch, al nuovo palmare hp vecchio di tre mesi, che stazionavano li in bel vista sul tavolo) poi mi guarda e fa ho visto sai che hai abbandonato il blog e che non commmenti più.
    Ebbene si maledetto facebook!
    Comunque io la fortuna di avere clienti fronte faccia che non mi consentono di stare tutto il giorno su Fb ma se lavorassi a casa sarei nelle tue stesse condizioni

  3. Post geniale e scontato allo stesso tempo.
    Purtroppo è così e fortunatamente al lavoro mi hanno bloccato FaceBook (ogni tanto però dò una sbirciata dall’iPhone).

    Siamo nella stessa situazione.

  4. allora non sono solo io ad avere questa sensazione! Premesso che io vivo una condizione particolare, ho deciso, comunue, di seguire solo il blog e FB, edi concentrarmi solo su pochi gruppi e cause.

  5. Buon giorno e buona settimana,
    Tanto per non smentirmi una sbirciatina qui prima di aprire la posta dell’ufficio e FB!!!!!

  6. “Ora ti siedi qui e spippoli”. Spippoli non credo sia qualcosa che abbia a che fare davvero con qualcosa di tecnico, ma rende l’idea. “Non si può rimanere attaccato a secoli passati”. Ecco, mi ha detto così questo mio amico da cui ero in visita sedendomi di forza al suo computer ed invitandomi a girarmi un po’ la rete, in particolare i blog. “Perché lì magari trovi cose che ti interessano e che ti servono”. Io il primo computer l’ho comprato nel 1998, perché il mio editore mi aveva chiesto il file del libro che allora doveva andare in stampa, e perché faccio l’insegnante oltre che concedermi il gusto di qualche scrittura. Prima d’allora mi facevo i calli su una Lettera 32. Poi, dopo un mese circa s’è rotto (la Letttera 32 ancora se la ride, lo so per certo, la conosco bene, la nostra è stata una lunga e felice convivenza). Così, al suo posto ho messo una bella scacchiera in legno che fa la sua porca figura in quell’angolo, ed ogni tanto me la guardo (non so giocare a scacchi, ma le discontinuità cromatiche delle caselle mi rasserenano). Tre anni fa ho ricomprato il computer, giacché non se ne può più fare a meno, a quanto pare. Non ho ancora il collegamento in rete anche se uso la mail sfruttando quella sul posto di lavoro e a casa di qualche amico. Probabilmente, più che di vera avversione (non ho pregiudizi ideologici verso l’innovazione tecnologica) si tratta di pigrizia. Sarà perché sono meridionale e, dunque, intriso di atavica apatia, ed anche se ormai vivo ben più su, ancora non ho dismesso antiche abitudini almeno quando non lavoro.
    Allora, “spippolando”, ho letto questa cosa e sono rimasto folgorato: ma davvero questa liquidità del lavoro conduce ad una sua distribuzione temporale così ampia da sembrare la tela di un ragno? Scarse possibilità di fuga? Niente bivacchi sul divano con sigaretta, caffè, John Coltrane che suona, e libro? Poco tempo per preparare la parmigiana di melanzane? Nessuna necessità di dover gestire la noia (che è poi cosa a me estremamente gradita giacché “lavorare stanca”)?
    Beh, adesso ho rotto il ghiaccio: mi sono avventurato nella rete e ho lasciato traccia di me (in realtà l’avevo già fatto una volta ma solo come toccata e fuga). Non so se questa cosa avrà un seguito. Mai dire mai. In fin dei conti non è stata un’esperienza così drammatica. Magari di tanto in tanto leggerò qualcosa sul tuo blog (ci sono cose che mi piacciono), e su qualche altro magari che mi sono appuntato su un notes (di carta).
    Comunque scusami per questa prolissa intrusione.
    Ciau!

  7. Io ero, e in parte sono ancora esattamente come te, una perfetta aliena in un mondo di web surfers!Poi poco alla volta e soprattutto per non sentirmi sempre la pirla del gruppo, mi sono fatta convincere a spippolare (toscanismo vero?) un po’ di più.
    Risultato: il computer non è che mi piaccia ancora granchè,adoro scrivere sulla carta, però la facilità con cui ci si scambia idee e impressioni questo sì mi piace!Spero solo che esistano ancora persone che scrivono lettere e le imbucano…nessuna posta in arrivo evidenziata in grassetto, vale quel secondo in cui apri la tua cassetta della posta e vedi una busta (ovvimente non mi riferisco a bollette ecc.) la tocchi, la rigiri e la apri, salendo le scale per tornare a casa…sono troppo old fashion?

  8. “Salvami, salvati, salvami salviamoci, salvami salvati salvami salviamoci Salva-Mi salva_TI” è il mio nuovo gruppo su facebbok, ti mando l’invito?
    :))

  9. Appunto … già prima il mio tempo di attenzione non superava i venti minuti, ora siamo al dramma… se ti aggiungo agli amici mi accetti?

  10. stefania: attendo con ansia!
    raffaella: ma certo, siamo su Fb per questo :-)

  11. Sono ancora qui in giro e ne approfitto. Spippolare è esattamente un toscanismo cara Martina. Per ciò che riguarda l’old fashion – sempre di fashion eventualmente si tratta ed a parziale consolazione – è probabile che tu lo sia. Per me non so se sia appropriata la definizione. Al massimo starebbe bene ai miei capelli che lentamente ed inesorabilmente si decolorano. Per il resto è senz’altro più corretto il riferimento al terziario arretrato giacché, oltre alla scarsa frequentazione di tutto ciò che è inequivocabilmente informatico e virtuale, ascolto ancora musica su vinile e audiocassette, ho una’automobile che si muove ignorando le leggi della fisica e le proprietà ingegneristiche di se stesso, e ho un cassetto pieno di francobolli e buste vuote.

  12. Beh, meno male che esistono ancora quelli come noi, almeno avremo ricordi freschi da passare alle generazioni a venire su come era il mondo PRIMA….Ti dirò però che ci godo un mondo quando ai cari amici/collleghi iper tecnologici si impalla il computer e smoccolano per 3 ore perchè non hanno salvato nulla, mentre IO ho scritto tutto su un FOGLIO DI CARTA…come nella pubblictà della carta di credito…non ha prezzo!
    Non so, però ho maturato la convinzione che sia una prerogativa di quelli che a scuola erano bravi nelle materie letterarie, il non avere un rapporto idilliaco col mezzo tecnologico…sbaglierò, ma finora non sono mai stata smentita…che ne dite?

  13. Allora, devo scrivere una lettera col computer. Accendo la macchina, si avvia il sistema operativo, passa del tempo, ovviamente. Avvio anche il programma di videoscrittura. Quindi digito il testo. Quando ho finito accendo la stampante, avvio la stampa e aspetto. In alternativa: prendo carta e penna, sempre pronte sul tavolino, e scrivo, oppure inserisco il foglio nel rullo della lettera 32 e scrivo. Finito. E il computer sarebbe veloce? Ovvio, estremizzo. Però poi prendo il francobollo dal cassetto, lo attacco alla busta ed esco per imbucare la lettera. Incontro persone, mi fermo a chiacchierare, prendo un caffè al bar, mi rendo conto del tempo che fa fuori, mi parcheggio in piazza a scrutare l’orizzonte dei boschi d’intorno dal belvedere, mi viene il magone pensando al mare che non c’è, ecc. ecc.. Io comunque andavo benino anche in matematica. Mi sono ritrovato ad insegnarla.

  14. Beh sei l’eccezione che conferma la regola…mai avuto più di 5 in matematica in tutta la mia carriera studentesca…e pensa che ho sposato un ingegnere!!!

  15. E’ probabile, a questo punto, che la matematica sia un’opinione. E’ certamente opinione diffusa (anche tra i miei studenti, devo dire) che di suoi pezzi consistenti se ne possa persino fare a meno… Io ne applico i principi fondamentali anche per risolvere i sudoku.

  16. Io per fare il sodoku ci impiego circa 2 serate, ottimo coadiuvante del sonno, piombo addormentata dopo circa 10 min…inutile dire che mio marito risolve quelli di livello “impegnativo”in circa 20 min…mi viene una rabbia… ma non demordo…

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