Se rinasco voglio essere uomo

Il mio lavoro è importante. Il mio lavoro mi piace. Sono anni che definisco me stessa con il mio lavoro. Io “sono” questo, non io “faccio” questo. Non resterò mai a casa a fare la moglie e la madre, oddio, orrore.
Ho spedito l’ultimo articolo la sera prima di ricoverarmi per il cesareo e il primo dopo il parto quando la bimba aveva una settimana.
Non ho mai pensato a una risposta diversa dal sì quando mi proponevano un lavoro. Ho avuto paura di non lavorare più perché avrei avuto una bimba piccola, e in Italia, si sa, c’è da vergognarsene.
Ho avuto giornate infinite, a casa con la bimba le prime settimane, quando lei piangeva e io non capivo perché e alla fine, lo confesso, mi annoiavo pure a stare fra quattro mura con un cucciolo d’uomo così cucciolo che non guardava, non sentiva, aveva solo disperati, urlati bisogni.
E adesso sto rientrando a lavorare, lei è cresciuta, al mattino si stira, sbadiglia, mi guarda e mi sorride e io penso se sto facendo la scelta giusta, mi lacero a mettere in fila i pro e i contro, cambio idea ogni cinque minuti e sono convinta che qualsiasi decisione prenderò, penserò di aver commesso un errore madornale. Seguiranno sensi di colpa e drammi interiori in cui noi donne, si sa, siamo maestre.
Il mio compagno, da quando è nata sua figlia, ha preso tre mezze giornate di ferie. Poi, stop. Non ha mai avuto il minimo pensiero se fosse giusto o meno. Lui deve lavorare. Sta nell’ordine delle cose. Lui non ha incertezze, non ha dubbi, non ha bivi da scegliere, decisioni da prendere, alternative da considerare. Non si sente una persona peggiore, non ha sensi di colpa, sa di essere nel giusto.
Lui è un uomo e vive meglio di me. Chissà se qualcuno prenderà in considerazione la mia domanda per un’eventuale reincarnazione?

Due volte questa vita, non ce la faccio.

50 thoughts on “Se rinasco voglio essere uomo

  1. Giusto ieri mia moglie parlava con una ragazza che sta ultimando la laurea breve in quasi 7 anni…dipende da come sei non da chi sei

  2. 7 anni per una laurea breve… ^^

    preferisco restare così, diplomata.

    Cmq cara Blimunda, esser donna significa sacrifici e forza, tanta forza.

    Mi fa paura il futuro da moglie e da madre, a volte e qui son sincera, vorrei continuare ad avere 18 anni.

  3. La mia mamma è andata in pensione a giugno di due anni fa. Ha voluto fare a me e a mia sorella un regalo quando ha ricevuto la liquidazione e a me ha scritto anche una lettera. Di scuse. Mi ha scritto che aveva amato tanto il suo lavoro e che l’unico dolore che aveva provato nella sua bella carriera di insegnante era stato il pensiero di avere trascurato la sue bambine, di avere dedicato loro meno tempo di quanto avrebbe potuto se fosse stata a casa. Credimi: io non mi sono mai sentita trascurata. La mamma era fuori casa per gran parte della giornata ma c’era sempre. Con una parola, con un gesto, con un piatto pronto lasciato sui fornelli quando tornavo da scuola, con le chiacchiere sul letto prima di dormire. C’era perché mi ascoltava, perché quando ero piccola mi aiutava a fare i compiti e mi portava in viaggio, e quando sono stata all’università si affacciava nella mia stanza a vedere cosa studiavo o passava a lasciarmi la buonanotte quando facevo tardi sui libri. A quella lettera io ho risposto dicendo che sono molto orgogliosa di lei e che lo ero anche da piccola quando mi identificavano come la figlia di quella maestra Paola così brava. Sono sicura, più che sicura, che Beatrice capirà. Di più: approverà. Di più di più: sarà felice con te e di te. Un abbraccio.

  4. Ciao! Ho letto con interesse anche il post in cui parlavi della gravidanza e lavoro. A parte il fatto che mi è salita un po’ d’ansia, sia per la crescente consapevolezza che è proprio vero che questo mondo è duro, sia per vari motivi miei. Poi mi sono ricordata delle parole di una mia amica, la quale, da sola, ha messo su una piccola casa editrice, e che quest’anno ha partorito,. Capirai le mille difficoltà perchè l’azienda è sua e non ha potuto prendersi nessun giorno di maternità e in più il marito è sempre in viaggio per lavoro. Mi diceva che noi donne abbiamo una marcia in più, siamo più forti. la nostra forza sta nel fatto che siamo capaci di adattarci a qualsiasi situazione dato che subiamo delle trasformazioni di cui un uomo non potrà mai fare esperienza: il ciclo e la gravidanza. Sicuramente abbiamo un punto di vista sul mondo “diverso”. Di solito, non accetto volentieri questi discorsi su uomini e donne, perchè a volte li interpreto come delle giustificazioni. però resta un dato di fatto: noi donne siamo diverse, possiamo farcela ad affrontare tutte le preoccupazioni che hai elencato nel post. Non voglio risultare banale, o una femminista vecchio stampo, ma a volte, nella nostra battaglia di ottenere le stesse cose degli uomini, ce lo dimentichiamo che siamo diverse e che questa diversità è una ricchezza, non una mancanza. Le donne che parlano male delle donne, o che mettono i bastoni tra le ruote alle loro simili, sono donne che non hanno capito molto di sè. Perchè guardare male chi sceglie di lavorare o chi sceglie di sposarsi o fare figli o chi sceglie entrambi? si tratta di percorsi diversi, valori diversi. Abbiamo sulle spalle una cultura millenaria che ci ha inculcato che dovremmo stare a casa a far la calza. d’altra parte però noi non siamo solo questo, allora che fare? Io non lo so proprio, anche perchè non lo so se voglio dei figli, ma magari un primo passo sarebbe quello di smettere di giustificarsi e imporsi di prepotenza così come siamo. Mi sono dilungata sviando forse dal tema principale, però l’argomento “donne” mi sta particolarmente a cuore.

  5. Diventare genitori non e’ un obbligo ne un dovere …. deve essere molto desiderato perche’ comporta inevitabilmente dei sacrifici. Non si puo’ fare figli e poi pensare di vivere come se non ci fossero. Lavoro insieme a decine di donne, tutte giovani, quasi tutte mamme. Quasi tutte loro hanno mostrato un naturale avvicendamento di priorità tra famiglia e lavoro. Nessuna ha abbandonato il lavoro perche’ hanno necessità di lavorare, ma molte hanno ridotto il proprio orario per poter stare di piu’ con i propri figli. Ti assicuro che nessuna pensa che il marito o il compagno dovrebbe sostituirle perche’ comunque le priverebbe di una opportunità … quella di stare con le proprie creature. Riassumendo io non credo che la figura materna e paterna siano del tutto equivalenti. E credo che la differenza alla lunga la apprezzerai. Esistono dei ruoli che anche i figli hanno bisogno siano rispettati. Quante volte le mamme dicono: quando arriva a casa papà glielo dico …. Non e’ giusto che il padre interpreti il ruolo del poliziotto cattivo pero’ si e’ sempre fatto e ancora spesso si fa. E quando poi parlerà nel tuo orecchio per non far sentire a papà i segretucci? andrai in brodo di giuggiole. E magari sarà lui ad invidiare la complicità che si instaurerà fra voi. Nella vita tutto non si puo’ avere e non vale solo per le donne …. ognuno deve decidere quali sono le proprie priorità sapendo che inevitabilmente sacrifica altre cose …. Pochi giorni fa mio padre mi ha confessato che se potesse tornare indietro cambiarebbe molte cose del modo in cui si è comportato con i figli. Ora sa di averci trascurato, sa che si sta godendo piu’ le nipoti e si è reso conto di aver sprecato molti anni.
    Per quanto riguarda il tuo compagno, tento una difesa d’ufficio …. E molto difficle per un uomo riuscire ad instaurare un rapporto con un bambino molto piccolo … che ha necessità soprattutto fisiche … dagli tempo e, con l’aumentare delle capacità di interazione, magari, ti sorprenderà positivamente.

  6. Mi è successo questo: sono al 5 mese, anche io lavoravo scrivendo, contratto a progetto in scadenza e…ops, sai, non possiamo rinnovartelo. Strano, dirlo proprio a 4 mesi dal parto. Piacevole ritrovarsi disoccupate con la prospettiva di crescere una bambina e ancor più tentare i colloqui e sentirsi rispondere “ma sai, sei in gravidanza cosa pretendi?”. E così mi arrabatto con lavori da freelance quando capitano e, visto che scrivere mi manca, racconto la mia maternità su un blog. L’Italia da questo punto di vista fa veramente pena.
    p.s. ti ho linkata

  7. Rispetto le idee di Andrea, ma mi sembra uno schema arcaico della famiglia, la mia funziona in maniera assolutamente diversa e si chiama collaborazione e funziona piuttosto bene , come dicevo prima non dipende da chi sei, ma da come sei.

  8. Grazie a tutti, davvero. Per aver condiviso la vostra visione della famiglia e della coppia, le vostre storie personali (anche io sono figlia di una madre lavoratrice, forse proprio per questo sono così spaventata), grazie anche per il “pat-pat” sulla spalla che fa tanto bene.

  9. @Blimunda per colpa tua :) ho comprato “una mamma lo sa” e credo di aver avuto la tua stessa delusione.
    @skipette, grazie … non sai quanto mi fanno bene queste parole.

  10. la maternità cambia la vita e , in modo più o meno consapevole, la persona ( cioè entrambi i genitori che pian piano acquisiscono consapevolezza del nuovo ruolo); spesso ciò implica rinunce o comunque adattamenti del proprio stile di vita per soddisfare le esigenze del figlio, inizialmente di semplice accudimento poi di crescita e formazione. Concordo che non sempre è facile conciliare le esigenze di lavoro con quelle della famiglia sia per carenza di strutture ,sia per una mentalità di “buon rendimento” che penalizza le madri lavoratrici e anche perchè di fatto gran parte dell’onere di crescere i figli grava sulle donne…ma la maternità , opinione mia, è un valore da sostenere non da vivere come mortificante , dequalificante o frustrante. La maternità è un’occasione di gioia, di crescita interiore e di arricchimento per sé, per la coppia e per la neofamiglia. Occorre solo tempo per scoprirsi in una nuova dimensione e riuscire ad organizzarsi. Auguri!

  11. Per quanto riguarda i sensi di colpa, probabilmente torneranno a scadenze cicliche. Non avere paura: noi donne siamo bravissime a trovare soluzioni salomoniche. La dolce Spikette ti spiega benissimo: meglio la qualità che la quantità. Che se ne farebbe, la piccola, di una mamma che resta in casa 24 ore su 24 ma è nevrastenica perché l’essere solo-casalinga non è il suo ruolo? Tra nonne e asili-nido, io me la sono cavata con due bambine nate a distanza di un anno l’una dall’alttra. E’ stata dura, ma se non avessi potuto “sfogarmi” col lavoro fuori di casa, sarei scoppiata.
    Per il papà… beh… è un tasto dolente… Davvero bisognerebbe fare come in Norvegia. Penso che quel quadro di pari opportunità e pari

  12. … pari doveri sui congedi parentali obbligatori sarà fattibile, se lo sarà, solo fra molti anni. L’Italia è troppo mammona, ancora.

  13. Io credo che da grande sarà felice di avere una mamma così trendy e all’avanguardia … che se anche lavora meno e pulisce di più è sempre la nostra Bli. credimi lo dico con il cuore

  14. Sai, è il mio stesso dilemma, ma per necessità. A fine di questo mese mi ritrovo disoccupata (la odierna nuova maternità). I capi mi hanno detto che il prima possibile mi riassumerebbero: il prima possibile sarebbe a tre mesi dalla nascita dela piccola. Io non ho mia madre vicino a cui affidarla, non ho i soldi per mandarla ad un nido privato. Ho mia suocera, che spaventa me figuriamoci la piccoletta. Se voglio cercare di mantenere il mio lavoro e avere di che tirare avanti fino a fine mese occorrerà lasciare la pupa mezza giornata con lei. Ma così mi perderò i primi mesi di mia figlia, sarò distrutta e stanca. Quei mesi, quei giorni, quegli attimi, chi me li ripagherà? è dilemma.

  15. Problema un po’ di tutte, ma per la sopravvivenza psichica di molte (me inclusa) il lavoro è indispensabile. 1 anno a casa e le mie uniche frequentazioni sono state:
    1. i miei genitori: dei Santi, ma se sono andata via di casa a 25 anni ci sarà stata una ragione
    2. le ‘supermamme’ del parchetto: quelle che “ah, io starei a casa sempre con lui, io mi diverto a giocare, adoro dargli la pappa, lo allatto fino a 3 anni, ecc, ecc'”
    Ecco, mia figlia è adorabile, ma lasciarla coi nonni e tornare la sera dal lavoro stanca, ma desiderosa di vederla e giocarci, mi ha cambiato la vita! Di sensi di colpa ne ho tanti (e su svariati argomenti): uno più, uno meno non fa differenza.
    Un abbraccio

  16. Le paturnie le ho anch’io che entro al lavoro dopo NOVE mesi di maternità. Qualsiasi scelta farai per qualcuno sarà sempre sbagliata. Stare a casa è una gioia, ma la voglia di riprendere i contatti con il MONDO ci sono. So già che probabilmente mi perderò i primi passi.. ma non è vita vivere completamente per un’altra persona. Concordo con Nica qui sopra.. un senso di colpa in più od in meno non fa diferenza. Spero solo che la bimba cresca bene!

  17. insomma..da quello che capisco il travaglio per le donne continua per mesi se non addirittura anni dopo il parto!..

    ps- chi è che mi illuminerebbe sulla parità in norvegia? grazie :)

  18. ohh io mi ritorvo sempre a fare la voce grossa (maschile) qui in mezzo però vi ho letto tutte, tutte con idee e pensieri propri, è questa la differenza chi vuole la quantità, chi preferisce la qualità
    ognuna di voi lo fa con la propria sensibilità con sentimenti propri e le proprie paure, ma guardatevi intorno il rapporto di una mamma con una figlio/a è sempre unico inscindibile…. siete mamme e per questo privilegiate

  19. Eh, caro Luca!… E’ con quel concetto lì di “privilegio” che noi donne ce la siamo presa (e continuiamo a prenderla) in quel posto!!!!
    Non volermene!
    ..con affetto
    Elena

  20. Loto82: basta solo dirti che nel campus universitario qui ad Oslo non è raro vedere una mamma che allatta un bimbo. Figli durante l’università: sembra un sogno! L’asilo nido è gratuito e alle madri lo Stato assegna un contributo esentasse di oltre 4300 euro per ogni nuovo figlio. La natalità è altissima, basta guardarsi intorno: i passeggini sono quasi “doppi” e i papà che li portano a spasso sono moltissimi. Nonostante i figli le donne non abbandonano il lavoro: in Norvegia il tasso di occupazione femminile è dell’80% contro il 45 % in Italia. Insomma…quanto basta a farmi pensare di tornare qui dopo la laurea!

  21. oh mio dio l’80% che lavora dopo la maternità!!! e universitarie che allattano!! e contributo di 4300 euro!! manca solo il latte che scorre a fiumi e manna dal cielo e poi sì che c’è il Paradiso!
    0_0

  22. Ho un’amica finlandese. Tutto vero, in Scandinavia lo “stato sociale” esiste sul serio. La mia amica stava in Italia (era sposata con un italo-curdo), ha perso il lavoro, sono tornati tutti nel nord e fino a che non ha ritrovato un posto ha avuto tipo 1000 euro di sussidio di disoccupazione, e poi dentista gratis, asilo, e via dicendo. Ok questo è il bello, il brutto è che da ottobre a marzo fa giorno alle 10 del mattino e notte alle quattro del pomeriggio, che a Natale fa – 30 e nelle mezze stagioni piove sempre e che la figlia quindicenne fuma da due anni e il sabato va alle feste e si ubriaca come tutti i ragazzi finlandesi. E l’anno scorso quando ha avuto un filarino italiano la mamma le ha fatto “preventivamente” prendere la pillola. Poi non hanno combinato nulla, però lei intanto la pillola l’aveva presa. Loro adesso hanno una casa in Italia, al mare, vengono qui ogni anno per 40 giorni, per rigenerarsi dicono. Insomma ogni medaglia ha il suo rovescio.
    Detto questo a proposito del tuo post Blimunda ti capisco perché sono docente universitaria di “sensi di colpa”, però io ho avuto una mamma lavoratrice e non la cambierei con un’altra. E così ad occhio mi sa che sarai un’ottima mamma ;)
    Dai scrivi e soprattutto dicci/dimmi dove si trovano in rete i tuoi articoli perché a parte quelli che metti in link io non li riesco a trovare e mi piace tanto leggerti.

  23. Elena io non te ne voglio mai:) ma nel 2008 fare un figlio è una scelta mica un obbligo, ho amici che vivono senza averne fatti e sono persone normali….. oppure trasferiamoci tutti in norvegia….
    ricordandoci però che la penisola scandinava ha il più alto tasso di suicidi andare su google e digitare “Seasonal Affective Disorder”
    io in ogni caso parlo di rapporto privilegiato madre e figlio, privilegiato il rapporto, certamente non la donna in quanto tale

  24. il discorso sulla Scandinavia regge, ma non penso sia tanto una questione di facilitazioni economiche a fare la differenza… il punto è che c’è una cultura della parità diversa e da lì discende tutto il resto, contributi compresi e mamme lavoratrici senza sensi di colpa comprese. Esempio. Io e il mio ragazzo abbiamo deciso di sposarci: per una serie di coincidenze, io lavoro e lui per ora no (sta cercando). Il mio stipendio basterà x tutti e due per qualche mese, senza drammi. Nonostante questo quasi tutti i familiari e gli amici hanno commentato “eh ma che roba, lui si sposa e manco ha un lavoro…”. A parti rovesciate (io senza lavoro e lui con) nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare. Milano, Italia. Meditate gente…

  25. Condivido il pensiero di Luca ….. quando si guarda a certi modelli bisognerebbe valutarne non solo gli effetti pratici ma anche e soprattutto gli effetti psicologici. A Luca dico anche che il mio modello e’ papà e mamma che lavorano …. mia moglie, malgrado le mie resistenze, si e’ voluta mettere part time per poter stare piu’ tempo con i figli. Io non credo che questo sia un modello arcaico ma, invece, lo specchio dei tempi moderni. Tempi nei quali si deve per forza lavorare in due per tirare avanti dignitosamente. Tempi nei quali la donna e’ obbligata a scegliere se stare con i bambini oppure guadagnare di piu’ (un di piu’ necessario intendo). Questo e’ il dramma secondo me. Questo genera sensi di colpa sempre e comunque.
    Non ho invece alcuna pena per quelle carriere trascurate per amore dei figli ne ho molta per i bambini vittime del carrierismo dei genitori. E ne conosco, sono tanti e hanno spesso molti problemi. Ma a questo come giustamente dicevi tu Luca un rimedio molto semplice c’e’ …. non fate figli se poi possono essere un peso.
    PS non comprate neanche il cane se poi lo lasciate chiuso in casa tutto il giorno …. fatevi un bel acquario cosi’ cambiate l’acqua una volta al mese.

  26. vabbè ,quelli si suicidano perchè manca il sole, manca comunque una certa “calorosità” fra le persone (ho letto il blog di Dontyna e fra i commenti c’erano parecchi italiani ora in Norvegia che avevano un disperato bisogno di socializzare con qualcuno perchè lassù nessuno se li filava manco per un caffè).

    Tutto ha un rovescio. Però vuoi mettere il sussidio, l’asilo gratis o comunque agevolato, le tasse uiniversitarie a €60 (sì avete capito bene), stipendi paritari uomo – donna e gravidanze accettate e senza ombra di licenziamenti?

  27. Andrea per arcaico io mi riferivo al senso stretto che davi di madre e padre legati a certi vecchi stereotipi.. per il resto sono d’accordo

  28. I sensi di colpa possono nascere comunque, sia che la donna lavori , sia che non lavori.In questo secondo caso la donna può dedicare quantitativamente più tempo ai figli, è vero, ma non è detto che ciò migliori il rapporto genitore- figlio, soprattutto se la scelta della donna è forzatamente condizionata da carenza di strutture (asili nido) o dall’eventuale impossibilità di pagare una baby sitter .Oggi si parla molto di politica a favore delle famiglie, che di fatto si barcamenano tra le necessità di sbarcare il lunario e di accudire, crescere e mantenere i figli. Ma la maternità, consapevole e responsabilmente condivisa, non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto tutelato e garantito a tutte ed implica una politica sociale diversa.
    Ho due figli , ormai sufficientemente autonomi ( la primogenita ha 18 anni, il secondo 16) . Ho avuto l’opportunità e ho deciso di iniziare a lavorare quando il secondogenito aveva 5 mesi e ho dovuto “correre” molto durante la loro infanzia perché non potevo contare sull’aiuto di mio marito in giro per il mondo a causa della sua professione,nè su quello dei miei genitori che vivevano lontano. Quando io e mio marito abbiamo deciso di procreare, abbiamo valutato le difficoltà e rinunce cui saremmo andati incontro entrambi: mancanza di tempo libero per me e impossibilità a stare vicino ai figli per lui cui abbiamo sopperito cercando di incastrare le nostre ferie. Ma ho scelto la famiglia e il lavoro e, anche grazie alle mie entrate, mio marito ha potuto viaggiare di meno e stare più tempo con noi. Forse la mia è una famiglia atipica, come quella mia di origine perchè anche mio padre ha svolto la stessa professione di mio marito ( e quindi come figlia so cosa significhi far leva soprattutto su un solo genitore, a differenza però che all’epoca non esistevano nemmeno i mezzi di comunicazione di oggi , una ridotta percentuale di donne si sentiva gratificata lavorando fuori casa e lo stipendio di un solo coniuge bastava a mantenere l’intera famiglia ).Riconosco che non sempre è stato ed è facile conciliare tutto, ma siamo felicemente “sopravvissuti” e i miei figli sono sereni.

  29. Sono un uomo. Sono anche un padre di due figli di quattordici e sette anni. Fino alla nascita del secondo io e mia moglie abbiamo sempre lavorato entrambi, poi abbiamo dovuto scegliere: e lei si è sacrificata lasciando il suo lavoro e dedicandosi ai figli. Loro, tutti, mi hanno seguito anche all’estero, quando il mio lavoro mi ha portato lì.
    Ora ci vediamo solo nei fine settimana, dal lunedì al venerdì io sono in Veneto e loro nelle Marche, skype aiuta, ma non serve a mitigare i miei Enormi sensi di colpa. Vorrei poterli aiutare a fare i compiti, portarli a scuola la mattina, farmi due chiacchiere con mia moglie non al telefono, ma non ho alternative e onestamente farei volentieri a meno di non abbracciarli tutte le sere.
    Io non vivo meglio di mia moglie e lei non sta sicuramente meglio di me. Ma questa è la mia storia.
    Marco

  30. skip mi ha consolata, Marco-Loste mi ha fatto venire la malinconia. Ma a entrambi, grazie per la sincerità.

  31. Questo post è prezioso, ma lo sono anche i commenti. Qui si vede la cultura del nostro popolo, delle donne che sono principalmente mamme o mogli.

    Tutti i commenti parlano di donne che rimangono a casa per badare ai figli, di sacrifici necessari tra conciliare famiglia e lavoro (perchè siamo un paese dove la soglia della povertà è dietro l’angolo anche per chi non se la sarebbe aspettata), di donne che se scelgono la maternità vengono penalizzate o licenziate, di uomini che parlano dei sacrifici delle loro mogli (e i loro?) come di scelte volute. Ho i miei dubbi. L’unica scelta nel nostro paese è se avere figli o no. Ultimamente si propende per il no e ne capisco benissimo i motivi.

    Ho letto “noi donne siamo diverse, POSSIAMO farcela ad affrontare tutte le preoccupazioni che hai elencato nel post”. E’ vero noi donne siamo piene di forza, fronteggiamo ostacoli elevatissimi, possiamo essere instancabili in caso di necessità. Il problema è che in questo paese il possiamo si trasforma in DOBBIAMO. E’ normale, è automatico il sacrificio femminile.

    I motivi sono tanti ed in questo la Norvegia è sicuramente più vicina alle famiglie (ad aiutare i figli non aiutano solo le donne, proprio perchè non ne sono le uniche responsabili) con sussidi, strutture, aiuti economici, facilitazioni legislative e fiscali. Ma lo è anche culturalmente, un paese dove spesso sono i papà a rimanere a casa e i figli che spesso non sono meno di due a famiglia. Dove la spesa la fa lui mentre lei va dal parrucchiere. Dove in casa i compiti sono equamente divisi e le incombenze che riguardano i pargoli idem.

    Lo Stato italiano ha grandi responsabilità e mancanze verso le donne, ma anche la nostra cultura ha il suo peso. Gli uomini che ho letto mi confermano la classica posizione maschile:

    “Ti assicuro che nessuna pensa che il marito o il compagno dovrebbe sostituirle perchè comunque le priverebbe di una opportunità … quella di stare con le proprie creature.” Perdere l’opportunità di cambiare pannolini e di notti insonni, questo sì che è un sacrificio.

    Sai che c’è, non ho sentito un uomo che si senta in colpa perchè la propria compagna ha rinunciato alla propria realizzazione professionale. Nemmeno uno (a parte Marco) che si ponga il problema dello stare poco con i propri figli. Nemmeno uno che abbia detto, meno male che mia moglie si sacrifica a stare a casa. Uno che proponga “l’anno prossimo il part-time lo faccio io”.

    Perchè ha ragione Elena quando dice: >.

    Ma perchè quando stiamo a casa dobbiamo anche essere contente (mai sentito un uomo dire ad una casalinga con figli “eh, beata te che stai a casa e ti riposi…”?!?) e quando cerchiamo una realizzazione personale, dobbiamo pure sentirci in colpa? Sfido un uomo a confessarmi un sentimento simile.

  32. Stregatta: hai ragione, nessun uomo proverà mai sentimenti tanto ambivalenti e lacerazioni così forti come una donna quando deve decidere di uscire di casa e tornare a lavorare. E se lo dico io che giuravo e spergiuravo che il lavoro sarebbe stata la mia unica salvezza dopo il parto, potete crederci tutti.

  33. Se rinasco voglio essere donna, per passare le giornate a toccarmi le tette.

  34. Bè saremo anche in italia, ma ci sono degli uomini che apprezzano il fatto che una moglie decida di rimanere a casa, che poi mi dici che in questo paese il maschio di solito guadagna di più e che quindi di solito la moglie sta a casa è una conseguenza, ma se la moglie fosse manager e il marito operaio dopo l’allattamento chi starebbe a casa?

  35. Per me il lavoro è importantissimo, ma sono dell’idea che se si desidera un figlio, non ha senso affidarlo a qualcun altro, almeno per il primo anno di vita (o forse due? chissà…).
    Per questo io ho deciso di lavorare da casa e lavorare un po’ meno.
    Mi sento bene così.

    In ogni caso, credo che la chiave corretta per leggere questa situazione sia: cosa mi rende felice? Non credo nei martiri. Credo solo nella terra e nella felicità.

  36. Quando leggo certe affermazioni mi viene sempre un po’ di amarezza .
    Forse sono un povero idiota maschilista …. forse . Per secoli , giusto sbagliato , ciascuno eseguiva i propri compiti senza tante recriminazioni . Non sto parlando di manager o principi , ma di gente comune . Io credo che esista solo la famiglia non marito e moglie , perchè ostinarsi a recriminare sull’insensibilità dei mariti/compagni ????
    Insegnate , mamme , alle vostre figlie a non convivere/sposarsi !!! Non sarebbe meglio che piangersi addosso perchè non hanno/abbiamo la stessa sensibilità ???

    Io ne ho le p***e piene di questi discorsi . Ogni volta che accompagno la moglie dalla parrucchiera senta sempre lo stesso discorso : ” ah se potessi tornare indietro…. ” .

    Il prossimo Natale chiedero’ la bacchetta magica per divertirmi a far tornare indietro sul serio le fanciulle …. anzi’ no faro’ il Primo Ministro e aboliro’ il matrimonio e la convivenza … solo case di piacere (ovviamente per lui e per lei) e l’eventuale prole allevata da personale specializzato .

    Scusate l’onesta’ .

    Saluti

  37. Cara stregatta,
    trovo molto antipatico il tuo copia e incolla del pensiero altrui per farne poi commenti che nulla c’entrano. Per la cronaca io ho due figlie e ho passato 2 anni della mia vita sveglio di notte per dare un meritato cambio a mia moglie che purtroppo non ha mai potuto allattare. Non fare percio’ la professoressa di maternità … e non pretendere che il tuo femminismo sia condiviso da tutte le donne. Cosa vuoi che venga mia moglie a scrivere il suo pensiero? Pensi di conoscerla meglio tu? Vuoi che inviti le mie colleghe a confermare cio’ che ho scritto? Io non capisco come ti permetti di mettere in dubbio cio’ che non conosci. Evidentemente per te i figli sono solo pannolini …. per me e per mia moglie e per molte altre persone non e’ cosi’. Mi spiace per te.

  38. Andrea, premesso che questo tono è fuori luogo in una discussione dove idee e modi di pensare diversi sono espressi in maniera pacata, quello che stregatta voleva sottolineare è una certa aria paternalistico/maschilista che traspariva dalla tua risposta. Se a te e soprattutto a tua moglie va bene così, va bene cioè che le donne sono donne e gli uomini uomini e a ognuno i suoi compiti, benissimo. Non a tutte, però, un concetto così arcaico della famiglia calza a pennello. Solo questo.

  39. Ciao Andrea il motivo del mio copia/incolla era una quotatura necessaria a comprendere il mio commento. Mi dispiace che tu pensi che abbia strumentalizzato le tue parole, non era mia intenzione.

    Non mi sono certo elevata a “professoressa di maternità” visto che di figli non è ho. Tanto meno mi prendo il diritto di esprimere un parere diverso dal mio o quello che potrebbero esprimere tua moglie e le tue colleghe. Rimane il fatto che ho anche io ho molte amiche e colleghe con figli e che non mi sento di poter essere esclusa dall’argomento solo perchè non sono ancora madre. Non sono mai stata femminista, perchè non penso che una “lotta” in questo senso mi appartenga, ma dalla parte di chi è svantaggiato sì, sempre. Il caso vuole che in questo caso siano le donne.

    Sempre più spesso le donne che ho accanto mi confessano il disagio che Blimunda ha espresso in questo post e posso dire che lo stesso non succede nella sfera maschile, almeno per quanto riguarda la mia esperienza. Sicuramente i figli sono un dono di indescrivibile gioia, qualcosa che dà più significato alla nostra esistenza, un miracolo quotidiano che prende forma sotto i nostri occhi. Ma è anche vero che nessuno riconosce che sono anche un carico molto pesante di lavoro quotidiano e comportano un notevole impegno economico. Onere che spesso (con le dovute eccezioni che tu mi testimoni) è sostenuto soprattutto dalle madri. Le stesse mamme sentono spesso il disagio di non essere delle brave genitrici poichè non riescono a gestire da sole l’impegno che uno o più figli inevitabilmente comportano. Questa “responsabilità” spesso le consuma e non si sentono di poterla condividere con il partner, cosa che probabilmente potrebbe alleggerirle.

    Non dico che non ci siano donne che non scelgano consapevolmente di rimanere a casa con i propri figli. Così come non dico che non ci siano uomini che contribuiscono in maniera significativa all’educazione dei figli e alle mansioni domestiche. Dico solamente che la maggior parte delle donne vive un’altra situazione, spesso di sacrificio, da cui la frustrazione di non avere una realizzazione personale al di fuori dall’essere madre. E che la maggior parte degli uomini è estraneo al problema.

    Felice che per voi che non sia così.

  40. Blimunda mi ha preceduto di due minuti e probabilmente è stata più sintetica ed efficace di quanto sia sta io…=P

  41. avevo colto una certa velata ironia … mi sono sbagliato e chiedo scusa a stregatta.

  42. … gli uomini si dedicano al lavoro, diventano super manager, fanno super scalate al successo, vanno in palestra e tornano alle dieci di sera.
    E soprattutto possono permettersi di dire alla mogliettina “come sono stanco” mentre lei prepara la cena, allatta il pupo- dopo una giornata in ufficio passata ad arrancare per un pizzico di dignità-

    a volte fatico a capire l’orgoglio femminile.

  43. ho letto il messaggio solo ora e penso che questo commento nn lo leggerai mai.
    io sono un ragazzo universitario di ingegneria e visto la crisi e le difficoltà di trovare lavoro oggi mi chiedo se mi conviene proseguire gli studi o lavorare da diplomato con uno stipendio che poi nn si distanzia tanto da un laureato, considerando che per un ingegnere lo stipendio è molto basso e nn si ha un posto fisso.
    secondo me per voi donne invece è molto più semplice proseguire gli studi in quanto nn avete pensieri e nn dovete pensare a mantenere una famiglia e se nn riuscirete ad ottenere un lavoro vi dispiacerà ma comunque sposerete un uomo e il compito di mantenerla sarà suo. un uomo se rimane disoccupato cme fa a vivere?

  44. Sono capitata qui perché ho visto l’ultimo commento sull’home page!
    Che dire: finché ancora la gente pensa che l’uomo mantiene la famiglia e la donna è l’angelo del focolare, ne abbiamo di strada da fare.

    Condivido tutto quello che dicono Stregatta, Blimunda e Dontyna!!!
    E’ questione di mentalità, mentalità, mentalità!

    Io sono senza lavoro e non so come definirmi: sono casalinga, perchè bado alla casa (però anche mio marito lo fa!), sono disoccupata perché non ho un lavoro fisso, sono libera professionista perché mi sto lanciando in una professione nuova, sono studentessa perché mi sono messa a studiare alla bella età di 32 anni, dopo essermi stufata di un certo ambiente lavorativo.

    Però, se parlo con molte donne, io sono una mantenuta. Perché alcune amiche mi fanno notare che io praticamente me la “scialo” a spese di mio marito. Loro invece no, perché loro magari sono casalinghe ma hanno figli, quindi sono giustificate dalla santa mammitudine!
    Io invece, sono solo una furba che se ne sta a casa a “far niente” con la scusa di studiare (poi fa niente se io non ho mai tempo libero tra esami, lezioni, compiti, traduzioni, casa e marito!).
    Secondo loro IO sono una mantenuta.

    Ho avuto molti sensi di colpa, ho sempre la sensazione di dovermi giustificare, soprattutto davanti a donne di una certa età (mia suocera) che evidentemente pensano che il mio studiare sia un passatempo, un hobby tale e quale il punto croce.
    Non si immaginano nemmeno che io magari rinuncio a studiare per andare dai suoceri/genitori e poi devo leggere libri di sera tardi o portarmeli in vacanza o studiare sull’aereo! Perché studiare bene e senza metterci 10 anni è un lavoro molto impegnativo! Ma sottovalutato, soprattutto se è una donna adulta a farlo.
    Insomma: sono un’immatura furba che invece di cambiare pannolini come si conviene vuol giocare a fare la ragazzina.

    Non sapete nemmeno quanto mi senta bene quando sono in Svezia e in USA, dove le donne non sono valutate in quanto mogli, dove nessuno trova strano che io voglia studiare alla mia età e dove potrei andare a dei corsi portandomi dietro un bebé.
    Ed è quello che voglio fare! Alla faccia degli italiani trogloditi!

    Scusate lo sfogo.

  45. o-O cito pierple: “io sono un ragazzo universitario di ingegneria”
    se studiare per tanti anni porta a pensare quello che pensa ‘sto ragazzino, sono felice di essermi fermata al diploma!!!!!

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