Un gineceo malato

Ho avuto un sacco da fare ultimamente, ho scritto troppo per lavoro e poco sui blog, e letto ancora meno. Che poi se scrivi per così dire di mestiere, quando ti trovi sul blog sei come svuotato. A volte vorrei fare tutt’altro per avere ancora quella voglia di scrivere di quando con cartelle e battute non ci pagavo le bollette.

Però ho un blog nuovo di zecca e voglio riprendere a scrivere davvero ma soprattutto a leggere i blog che mi piacciono di più, come quello di Giulia dove ho trovato questo post. Sull’anoressia e sui modelli imposti e autoimposti.

Una frase in particolare mi ha colpito:

Possiamo essere stupide, incolte, incapaci di articolare una frase, ma guai-a-noi se osiamo essere grasse. O malvestite, o scarsamente curate, non depilate, fuori moda, ma soprattutto: grasse.

Vero. Ma il guai a noi da chi viene? Dalle donne, da noi stesse, dalle amiche, colleghe, compagne di scuola. Lo so che l’ho già scritto, anche con leggerezza, lo so che batto spesso su questo tasto. Ma nonostante abbia cambiato mille lavori e mille ambienti, non avevo mai avuto, per così dire, il piacere di lavorare in un ambiente esclusivamente femminile.
E ringrazio di esserci arrivata dopo i 30 quando, più o meno, ho conquistato una certa stabilità, un certo chissenefrega, una vaga sicurezza o rassegnazione, a seconda dei giorni, sul mio aspetto fisico.
Ciononostante le occhiate, le battute, le cattiverie gratuite, i giudizi, i “Ma tu proprio la dieta non sai neanche cosa sia”, i “Quando ti deciderai ad andare dal parrucchiere” i “Ma perché non ti trucchi un po’?”, continuamente, tutti i giorni, tutto il giorno, quando magari sei nel più classico dei down, anche a 34 anni lasciano un piccolo segno.
E mi chiedo quale solco possano invece scavare a un’età diversa. Mi domando soprattutto da dove venga questa cattiveria delle donne verso le donne, in quale profondità affondi le sue radici, se è davvero figlia dell’uomo che “da sempre ci ha messo una contro l’altra” o si nutra invece delle nostre invidie e frustrazioni. Però esiste, è palpabile, e causa danni sempre più grandi.
Ho dato un’occhiata ai blog cosiddetti pro-ana. Non c’è traccia di uomini. Di innamoramenti, di sesso, di sentimenti. E’ una specie di gineceo malato, chiuso, che si autoalimenta anzi che si autoaffama. Vive di sguardi obliqui, di pesate pubbliche collettive, di sgarri da nascondere, di commenti taglienti riservati a quelle che non ce la fanno.
Una sorellanza al contrario, un’alleanza di morte, una spirale distruttiva, tutta al femminile.

5 thoughts on “Un gineceo malato

  1. io gli ambienti di lavoro a maggioranza femminile cerco di evitarli o di viverli con distacco…ho visto un’aula di un master 19 donne e 5 uomini (che si facevano gli affari loro) che sembrava un campo minato, non si poteva parlare, ammiccare, sorridere che scoppiava l’invidia latente…su tutto…e soprattutto la competizione ai massimi livelli…deleteria veramente. Per non parlare a scuola di collegi docenti pieni di professoresse…sociologicamente interessanti come casi studio…

  2. Sono d’accordo con te su tutto ma faccio molta fatica a trovare una spiegazione. Temo che sia una caratteristica genetica forse dovuta al fatto di doversi mettere in competizione per accaparrarsi il miglio maschio per la riproduzione. Anche se lo facciamo inconsciamente, annientiamo le rivali con l’arma del disprezzo. ;-)***

  3. Da sempre, le rare volte che mi metto in tiro, vedo facce stupite e da sempre tutti mi ripetono “è un peccato che tu non ti tenga”… è una vita che vado a dormire con il pensiero “domani mi tiro un po’ e mi metto a dieta” e che al mattino completamente scoglionata indosso quello che trovo e mangio come un porco :-)
    Concordo sugli ambienti femminili in genere anche se sono fortunata ad essere sempre la più giovane…

  4. Anch’io sono d’accordo su tutto, anche se fortunatamente gli ambienti femminili che ho frequentato sono (quasi) sempre stati piacevoli. Mi trovo bene con le amiche e credo nella solidarietà femminile…. eppure non sfuggo neppure io alla critica. Se sento qualcuna dire “io non mi depilo per tutto l’inverno” (giuro l’ho sentito!) subito penso come può fare e soprattutto come può il fidanzato tenersela così (pelosa!). E in generale penso anch’io “quella dovrebbe dimagrire!” “ma come va in giro vestita??” ecc ecc…. insomma che tristezza, solidarietà femminile sì, ma schiava della concezione maschile della donna! :-(((

  5. La triste realtà, quindi. Siamo sempre noi le peggiori nemiche di noi stesse? Pronte a scannarci per l’attenzione di un uomo (o di un capo), o semplicemente animate dalla voglia di farci del mare con un commento gratuito e sgradevole, anche quando non c’è nessuna posta in gioco.. E il bello è che conosco molte donne davvero in gamba, sul lavoro e fuori. Ottime “cape”, grandi amiche, confidenti perfette. Forse è la massa, il gruppo che come sempre fa danni.

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