Voglio una casa senza calze

Quando mi sono sposata l’ho fatto civilmente (curioso che l’alternativa alla chiesa sia detta “civile”, no?) era il 10 settembre, ero al mare, faceva caldo e avevo le gambe abbronzate. Tutto cospirava affinché io indossassi un bel paio di sandali, con la gamba nuda. Niente arredi sacri né preti da scandalizzare, nessuna nonna o zia beghina in famiglia, clima perfetto.
E invece, obbedendo a quel richiamo ancestrale del si fa così perché di sì, o se volete una “donna elegante indossa sempre le calze nelle occasioni importanti” o qualsiasi altra belinata mi abbiano inculcato quando ero troppo piccola per difendermi, mi sono sposata con tanto di calze e scarpe chiuse davanti. Esattamente come mi sono presentata alla maturità con vestitino blu serissimo, calze e ballerine. Quattordici anni trascorsi, nessun risultato conseguito.
Elegante, magari sì. Banale, scontata, inutilmente conformista dentro a un matrimonio che di conformista aveva poco, anche.
Se qualcuno mi chiedesse perché l’ho fatto, non saprei. Non ci ho nemmeno pensato su; è stato uno dei troppi automatismi che governano la mia vita. Però me ne sono pentita.
L’altro giorno leggevo su Vanity una risposta di Glenn O’ Brien che diceva una cosa del tipo “Voi donne italiane siete state abituate a pensare che le calze si devono mettere, sempre e comunque”. Sarà stata una reazione pavloviana di quel genere: matrimonio, calze.

L’episodio delle calze mi è tornato in mente un paio di mesi fa, quando ho iniziato a cercare mobili per la casa. Premetto: non amo arredare, non amo girare per mobili, non amo tutto quello che ha a che fare con le case. Mi annoio terribilmente e avessi i soldi darei le chiavi a qualcuno e direi, fai tu, grazie.
Però ho notato come un semplice giro tra cucine e salotti ti instilli bisogni mai sospettati prima e crei in un attimo granitiche certezze. Insomma: non avevamo neanche idea di cosa fosse un top, non sospettavamo l’esistenza delle “cappe estetiche” e dopo due soli preventivi di cucine ci ripetevamo furiosamente l’un altro: “Eh sì, qui ci vuole l’Okite, non si discute”, e argomentavamo dei millimetri di spessore degli sportelli come interior designer consumati.

Quindi ho ripensato alle mie calze e ho deciso di prendermi tutto il tempo per arredare casa con quello che voglio, con quello che mi piace, con quello che ovviamente posso permettermi, ma senza calze, se è il caso. Sicuramente farò errori e me ne pentirò comunque, ma almeno mi pentirò di qualcosa che ho deciso io e non che mi è stato suggerito da altri.

Forse alla soglia dei 40 anni ce la posso fare, a togliermi le calze.

7 thoughts on “Voglio una casa senza calze

  1. Mi sono sposata in gennaio tanti tanti anni fa (38) ed essendo “nn conformista” non ho voluto l’abito ma un semplice cappotto. Ero fiera di me x aver resistito alle pressioni della suocera ma al momento di comprarlo l’ho preso bianco!!!!! Ancora oggi è una scelta che mi brucia tantissimo (il bianco). Non ho avuto coraggio sino in fondo, non so. Ora il coraggio ce l’ho abbastanza per decidere da me le cose che voglio. E per questo mi piace tanto il tuo “voglio una casa senza calze”!

  2. Credo che tu abbia visto le foto del mio recente matrimonio. Niente calze e niente vestito bianco.
    Un paio di anni fa ho comprato una cucina. Ho evitato l’Okite perchè troppo cara, non ho seguito i consigli del mobiliere.

    Scelta giustissima. Lascia perdere, risparmia i soldi e spendili in cose più utili. In calze piuttosto.

  3. Io, che non capisco nulla di interior design, quando il mobiliere mi ha suggerito di prendere l’Orkite ho sentito un gran dolore al basso ventre. Non avevo capito il lemma, ma poi mi ha detto quanto costava e l’orchite mi è venuta gratis.

  4. Mi aiutò, anzi CI aiutò, diciotto anni fa, il fatto di essere alquanto al verde; inoltre la controparte, che era pure architetto, aveva concezioni vagamente zen sull’arredamento. La casa era grande e bella, e l’essenziale (letto, cucina, lavatrice, tavolo, scrivanie, lettiera e ciotole per i gatti) c’era tutto.
    Arredammo lentamente, con soluzioni piuttosto insolite e comodissime.
    Tuttora però ignoro cosa sia l’Orkite (salvo per il significato di Tilaus). Qualcuno me lo puà spiegare, così mi aggiorno?

  5. cara Barbara, il tuo blog è appena entrato nella lista dei miei preferiti.
    quel “non amo arredare, non amo girare per mobili, non amo tutto quello che ha a che fare con le case. Mi annoio terribilmente e avessi i soldi darei le chiavi a qualcuno e direi, fai tu, grazie.” è stato determinante, sembra scritto da me e però non avevo mai sentito/letto una cosa simile da una donna quindi mi sembrava di essere un’aliena, visto che il 98% delle donzelle che conosco impazzisce per programmi tipo “Cerco casa disperatamente”, si incanta davanti ai negozi di arredamento, sbava sulle riviste di interior design, passerebbe ore e ore all’Ikea ecc ecc.
    Buona giornata!
    ;)

  6. Io adoro quelle che stanno senza calze semplicemente per risparmiare e stare più fresche, specialmente le donne delle pulizie.

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