La sindrome di Eminem

Avete visto il film 8 Mile?

Alla fine tutto si gioca in un contest di rap.
In pratica due contendenti se le dicono di santa ragione in rima, solitamente inneggiando al mestiere delle rispettive mamme e sorelle.

Siccome il povero Eminem è uno sfigato bianco in un mondo di neri, che vive in una roulotte con madre alcolizzata (anche se, essendo Kim Basinger, molti miei amici sarebbero ben felici di averla in casa, benché sotto spirito), con l’amico del cuore che gli ha fregato la donna, si rende conto di essere un bersaglio fin troppo facile per gli insulti del suo contendente.
Allora fa una genialata; si autoinsulta pesantemente in rima, filastroccando su se stesso anziché ricoprire l’altro di contumelie.

Risultato, quando è il turno del suo avversario, questo non sia più cosa dire e perde miseramente la guerra dei rapper.

Tutta questa premessa per dire che noi donne ci ispiriamo spesso al rapper bianco con la motosega. Ossia, per paura che qualcuno ci dica
qualcosa di sgradevole, ci pensiamo prima noi.

“Guarda che culo che mi fanno questi jeans”

“Senza tacchi sembro una papera”

“Sono ingrassata, guarda qui che pancia”

“Che bei capelli hai, i miei sono orrendi”

Queste litanie vi suonano familiari?
Sono le classiche frasi stile captatio benevolentiae che diciamo al nostro compagno o alle amiche e colleghe, con la speranza neanche tanto
nascosta di sentirci dire che non è vero.

Ottenendo risultati alterni, devo dire.

Il compagno, se è un po’ furbo e ha capito qualcosa della donne, risponderà invariabilmente:

“Ma smettila”

“Sei bellissima”

“Ti sta benissimo”

Le amiche, quelle vere, solitamente controbattono con un altro pezzo della liturgia femminile:

“E io allora? Guarda che cosce”

Conoscenti, colleghe e altro, dipende.
A volte seguono il modello amica, altre volte decidono consapevolmente di ignorare il rito sociale del “Ma figurati” e ti gelano:

“Si, in effetti hai preso qualche chilo”

“Beh, però anche tu non fai sport, cosa pretendi”?

Questo per dire che se vogliamo continuare con la sindrome di Eminem, almeno scegliamo bene gli interlocutori, pena crisi di autostima perenne.

Se impariamo a rinunciare, invece, tanto di guadagnato.

Siamo, davvero, insopportabilmente noiose.

10 thoughts on “La sindrome di Eminem

  1. Penitenziagite donne noiose! E’ vero, facciamo pubblica ammenda almeno qui. Giuriamo sulla motosega del rapper che da domani chiederemo “ti piace il mio nuovo taglio? a me moltissimo”. Speriamo solo nella sincerita’ delle amiche e dei fidanzati ;-)

  2. Si certo, ora lo giuro ma da domani so già che ricomincerò con la sindrome di Eminem. Però a mia discolpa dico che non infierisco mai su miei difetti così palesi da mettere in imbarazzo amiche colleghe ecc… cioè faccio in modo che il loro “ma cosa dici??” sia quasi vero. Però per favore se siete gravemente obese non chiedete: “mi trovi dimagrita?” o se siete tappe non chiedete se un vestito vi slancia, ecco io mi trovo in imbarazzo…

  3. Eppure sarebbe così bello. E semplice. Non dover tutte le volte rimuginare “mi ha detto così ma pensava cosà”. Forse io sono troppo grezza e primitiva, ma un sano consiglio estetico piatto piatto tipo “quei pantaloni ti fanno il culo come un aeroporto, staresti meglio con un modello così e cosà, prova questo e quello” lo apprezzerei davvero :-)

  4. @aranel Ok, lo apprezzeresti. Ma lo faresti a tua volta? Cioè diresti all’amica ciccia: “Non mi sembri affatto dimagrita, anzi!” Io per quieto vivere non lo farei mai :-(

  5. Io cerco di essere sincera con le amiche più care. E con quelle che so essere intelligenti, ossia che non ti chiedono un parere e poi si offendono quando glielo dai negativo. Cercando sempre di essere soft, però. Tipo, senza metafora dell’aeroporto ;-)
    L’autostima ferita è una brutta bestia!

  6. dai ragazze, l’aeroporto era il limite ;-) I miei sono buoni propositi, ma non è proprio facile essere sincere, soprattutto con amiche permalose… meglio fare come l’avversario di eminem e starsene zitte, sperando che il silenzio parli per noi

  7. Anche io preferisco una critica affettuosa a un “Ma come stai bene con questa tenda da circo avvolta intorno al torace!” detto fra i denti.
    Del resto sono avvezza ad essere chiamata “cesso” ad ogni piè sospinto. Per cui prendo tutto con relativa filosofia, a parte la volta che una stilista mi consigliò di perdere peso intorno alla vita. Le risposi senza mezzi termini che mi piaceva la carbonara.
    Perdere peso per cosa? Per entrare in uno dei suoi abiti haute couture di tessuto stretch?

    Passatemi la carbonara.

  8. Quanto ti capisco. Il mio punto vita è da sempre, scarso e/o inesistente (eccola, la sindrome di Eminem che arriva). A me piace la pasta al pesto. Amen.
    (e poi come si fa a perdere peso “intorno alla vita”? Boh)

  9. La cosa divertente è che il mio punto vita c’è: non è sottilissimo, ma neppure spesso, considerato che ho le spalle larghe. Insomma, se non lo sai, che sono sette centimetri sopra la media-modella, non te ne accorgi sicuro da un’occhiata.
    Lei me lo ha chiesto. E dopo aver saputo i numeri, ha detto che dovevo dimagrire.

    Ho pensato: ma guarda questa.

    La risposta è, ci si tiene il punto vita un po’ abbondante e ci si mangia la pasta al pesto, e fanculo.

    Evviva la salute :D

    (Tra l’altro, sono reduce da una seduta di fisioterapia estemporanea, in cui mi è stato detto che ho la schiena ossuta e la parete addominale flaccida, olé :D)

  10. che dire? è TUTTO VERO!!!
    molto spesso noi fanciulle tendiamo ad autocommiserarci, a vederci come perenni balene anche dopo mesi di dieta drastica che c ha ridotte a “pelleeossa” e MASOCHISTICAMENTE cerchiamo i comment d amic/parent/colleghi…

    e la cosa peggiore è che si t capita d essere “l’amica sincera” rischi di essere etichettata come:”ma guarda quella cos’ha avuto il coraggio d dire…ma nn si è vista allo specchio?!”

    @giulia EVVIVA LA PASTA AL PESTO! che poi dicono che le donne “morbide” danno un senso d protezione… ;P

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