Please, impariamo le lingue

E’ un po’ che ho in mente di scrivere qualcosa sull’apprendimento (o meglio: il non-apprendimento) delle lingue straniere da parte dell’italico popolo. Almeno da quando ho letto un commento un po’ stizzito a questo post di Giulia, rea di aver citato a sostegno di una sua tesi solo fonti in inglese.
Ma visto che ho recentemente cercato materiale per un pezzo proprio sulle lingue straniere, ora ho qualche dato in più oltre alla mia percezione.
Allora.
Parlando con vari responsabili delle risorse umane è emerso che per far carriera l’inglese è ormai dato per scontato, e vengono ormai richieste altre lingue (cinese mandarino e spagnolo, la prima e quarta lingua parlate al mondo, entrambe in fortissima ascesa) . Inoltre il linguista David Graddol, nel suo rapporto English Next pubblicato dal British Council, rileva che anche la Rete ha visto scendere la percentuale di comunicazioni in inglese dal 51,3% del 2000 all’attuale 32% ; contemporaneamente il cinese online è cresciuto dal 5,4% al 13%. Lo spagnolo, già in forte crescita, beneficerà anche di una recente legge di Lula che impone il suo studio nelle scuole brasiliane come seconda lingua (sommate il bacino di parlanti dell’America a quello potenziale del Brasile e avrete un’idea di cosa potrà diventare a breve lo spagnolo).

Ok, e in Italia come siamo messi? Tragicamente: peggio di noi in Europa, solo il Regno Unito e l’Irlanda, “viziati” dall’avere una madrelingua che fino a oggi ha aperto tutte le porte. Secondo un recente sondaggio Letitfly-Censis, solo il 41% degli italiani parla una lingua straniera, sebbene il 97,7% della popolazione e il 96% delle imprese ritenga molto utile la sua conoscenza. Il 66,2% di chi afferma di possedere qualche competenza linguistica valuta le proprie abilità scarse nel 50% dei casi e appena sufficienti nel 19%. Dai dati emerge che gli unici a ritenere essenziale l’apprendimento linguistico sono gli immigrati. Il 71% ha intenzione di migliorare la conoscenza dell’italiano, ritenuto fondamentale per l’integrazione sociale e lavorativa. Anche per questo la nostra lingua è ormai la quinta “straniera” parlata in Italia.
Insomma, lasciamo perdere magari il cinese e lo spagnolo, ma un po’ di inglese, diosanto, lo vogliamo imparare? Serve per lavoro, per viaggiare, per navigare in Rete, per accedere alle fonti di informazione originali, per leggere libri senza l’intermediazione della traduzione… Tra l’altro siamo esposti quotidianamente a un tale bombardamento anglofono che per non impararlo (o migliorarlo) bisogna essere ciechi e sordi.
Certo, la cosa migliore sarebbe viaggiare: il relatore della mia tesi nonché mio unico guru Gabriele Azzaro mi ha detto: «Viaggiando, osservando e ascoltando, una lingua si apprende “gratis”, o comunque con molta più facilità. Qualcuno ha scritto che un anno trascorso in un paese straniero equivale a 3650 ore di lezioni private (o a 18 anni di lingua fatta a scuola). Difficile quantificare, ma sicuramente la differenza è notevole».
Per chi non può, però, ci sono tanti altri modi più semplici per imparare senza svenarsi con corsi costosissimi: film in lingua originale, aperitivi linguistici come quelli di Passport, scambio di conversazione con stranieri che vogliono parlare l’italiano o anche l’iscrizione al singolo corso universitario che permette di seguire un anno di lezioni con lettori madrelingua.

O vogliamo continuare a passare per il paese del “noio vulevons savuar” e dell’inglese di Italia.it, modello Rutelli?

17 thoughts on “Please, impariamo le lingue

  1. anvedi come sono avanti sui tempi: laurea in lingue annata ’84 con inglese, francese e spagnolo – e guarda come sono finita :-)
    vorrei mettere la mia buona parola sulla riforma moratti: la mia figlia maggiore, classe ’90, alle medie pre-riforma ha ricevuto una patetica infarinatura d’inglese. la seconda, classe ’94, sta ricevendo una men che patetica infarinatura di inglese E francese, con la bellezza di quattro (credo, se non meno) ore settimanali dedicate all’insegnamento degli idiomi stranieri. poi vogliamo fare i cosmopoliti, ma la scuola pubblica che aiuto dà? per non parlare dell’informatica, ché non è questo il tema del post.
    le figlie mi guardano come una marziana perché sto leggendo un tomo da 1000 pagine di john irving in lingua originale. meno male che ascoltano musica in inglese e cercano di capire i testi, almeno…

  2. Adriana: lo sguardo sulla scuola è inquietante. Per non parlare di chi insegna: quando io ho iniziato lingue c’era già stata una piccola riforma dei piani di studio ma solo un anno prima era possibile laurearsi in lingue, e quindi insegnare, schivando una buona parte degli esami in lingua. Praticamente chi mirava alla laurea facile e veloce e non andava mai all’estero per studiare per conto suo si laureava in letteratura inglese (o francese, etc) studiando per il 90%in italiano e sapendo la lingua meno di un ragazzo del liceo.

  3. Mi sento toccata in causa:io e l’inglese proprio non andiamo d’accordo. Fra giugno e luglio ho speso soldi per fare una corso, il risultato è che ancora oggi per cercare le immagini devo consultare il vocabolario.
    Così mi impigrisco sempre di più e do la colpa alla storia (Cristofro Colombo aveva scoperto l’America non Amerigo Vespucci… insomma sempre colpa di chi ci ha governato). Con il francese è diverso, sarà che ha un suono così melodioso…
    Ma scusa come faccio a scovare chi vuole imparare l’italiano? e in cambio insegnare a me l’inglese? non modelle e modellini, perchè allora getto la spugna nuovamente… perchè con i film in lingua ci ho provato, ma è stato inutile.

  4. quand’ero all’università, a un certo punto apparve in bacheca l’annuncio di una coppia che cercava uno scambio di competenze: conversazione in inglese contro basi di italiano. risposi subito e per mesi mi incontrai con questi due, fotografo e modella, tutti i sabati. lo scambio fu proficuo e l’esperienza piacevole. andavo anche alla rassegna sound & motion pictures e non la trovavo così inutile. forse devi formarti prima delle basi più solide?

  5. Uai iu said this? Ai spik inglish veri veri well. Laik actually, of course.

  6. Sara: a parte gli aperitivi linguistici che segnalo (mi sembra costino intorno agli 11 euro, cocktail più conversazione – meglio non esagerare con l’alcol però, o forse sì perché scioglie la lingua) come dice Adriana nelle bacheche delle università ci sono sempre annunci per lo scambio di conversazione. E’ anche un modo per conoscere gente!
    Fiodor: Of course!

  7. … l’inglese .. che animale è ..!!! ricordo la prof “chicchiricchi.!!” che c’aveva un taglio sul cazz..! mitica!

    ciao come va?!
    baci
    Andrea

  8. Andrea: ciao a te! Spiego per chi pensa che a scuola facessimo cose turche: il taglio era sui “cuts” ma con la pronuncia inglese, più la stupidera adolescenziale, va beh insomma, la prof non capiva perché ridessimo tanto…

  9. Ebbene si, anch’io devo fare pubblica ammenda. Di inglese so ben poco, qualche frase e qualche vocabolo tecnico del settore informatico. Un corso prima o poi dovrò frequentarlo lo so….Ora mi impegno…

  10. “. Praticamente chi mirava alla laurea facile e veloce e non andava mai all’estero per studiare per conto suo si laureava in letteratura inglese (o francese, etc) studiando per il 90%in italiano e sapendo la lingua meno di un ragazzo del liceo.” solo ora capisco perché la Cogo, mia prof alle medie, mi ha rovinato il futuro … non sapeva ciò che insegnava!!!! e io che mi sono colpevolizzata per anni :(

  11. bè in tempi non sospetti io ho scritto un post sul mio english surivor,

    http://miarrangio.blogspot.com/2007/03/io-qualcosa-nella-mia-vita-non-lo.html

    e devo dire la verità la grande parte l’ho imparata sul campo con i cugini americani e andando su e giù per la california, guardando la televisione via cavo e parlando al telefono che poi è la cosa che mi riesce più difficile…. poi ho sposato mia moglie che di lingue ne parla quattro…….

  12. ho letto oggi (mi pare sul corriere) che qui a milano, al cinema arcobaleno, dopo la rassegna sound & motion pictures c’è la possibilità di partecipare a sessioni gratuite di conversazione in inglese con insegnanti madrelingua. a qualcuno magari interessa.

  13. Ecco un post che mi fa sentire tremendamente in colpa visto che di inglese so poco o nulla. Vero, anche mia pigrizia, però vorrei aggiungere le mie lamentele contro la scuola italiana: alle scuole medie mi è toccato il francese, così ho cominciato a studiare inglese solo alle superiori e con scarsissimi risultati visto che all’istituto d’arte non è considerato importante. Un anno addirittura ricordo un continuo cambio di professori con voto finale in base alla lettura di qualche riga (lettura, mica traduzione!). Va bene, ora invece di lamentarmi su quanto sono stata sfortunata dovrei darmi da fare :-(

  14. Questa la vedo una campagna difficile.

    Sono cinque anni che c’è l’Euro (di fatto una lingua diversa) e c’è ancora gente (compresi quotidiani e telegiornali) che traduce, e pensa, in “vecchie lire”.

  15. La conoscenza delle lingue è uno strumento eccezionale in grado di avvicinare popoli e creare relazioni a livello sentimentale e professionale. La mia vita è migliorata tantissimo grazie allo studio ed alla conoscenza delle lingue straniere.
    Ho vissuto in tanti paesi d’ Europa. La mia stessa famiglia è la prova che le differenti culture possono imparare l’ una dall’altra. Imparare una lingua straniera è un’esperienza divertente. All’inizio l’interesse è grande, ma col tempo talvolta l’apprendimento diventa una fatica. Per fortuna ho trovato un corso di lingua molto divertente da “www.imparare-lingue.eu” Li trovate quasi tutte le lingue del mondo – quasi ;-)

    Bacio,
    Allegra

  16. Argh! Io sono laureata in lingue e appassionata da sempre alla materia, però faccio notare una cosa: perché proprio l’inglese? Chi se ne frega dell’inglese? Ben venga se uno impara francese, tedesco, cinese, arabo, georgiano, ucraino, polacco o sloveno!
    Non facciamoci colonizzare più di quel che serve.
    Io sono laureata in inglese, non è quello il problema, eh! Il fatto è che non accetto la superiorità dell’inglese dovuta solo al neocolonialismo americano.
    Bon.
    A parte questo, lo scandalo è anche che si laurei in inglese gente che ha i voti come quelli che ho visto sul sito da te linkato. Voti che, del resto, vedo anche costantemente all’università.
    Non mi vorrete dire che uno che ha la media del 22 in inglese sa l’inglese, vero?
    Ho lacune io che ho la media del 28.
    O forse sono troppo facili gli esami. In ogni caso, quelli del 22 escono dall’università e si vantano di essere dottori, senza pensare a quello che non sanno.

  17. Allegra: grazie della segnalazione. Io uso molto Livemocha, ma ci darò un’occhiata.
    la.stefi: spero che adesso le cose siano cambiate, ma quando ero all’università io (laurata nel 1997 a Genova, anche io in inglese), il voto “vero” lo faceva il monografico, rigorosamente in italiano, e alla lingua straniera era lasciata una piccola parte d’esame con i lettori, che però incidevano sul voto in maniera molto marginale. Forse l’unico vero sbarramento erano gli scritti in lingua, ma anche lì, se poi la lingua non la perfezionavi per conto tuo, con film in versione originale o viaggi, ti potevi agevolmente laureare (e quindi, andarla a insegnare) sapendola davvero poco.

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