A proposito di madri lavoratrici

Ricevo un comunicato stampa dell’Osservatorio Lines che non vuole vendermi assorbenti, ma segnalare una ricerca su Donne e lavoro fatta in collaborazione con Ipsos. Un’indagine che incrocia dati e rilevazioni ufficiali Istat e comprende 1.000 interviste a donne occupate, di età compresa tra i 20 e i 49 anni, condotte nella prima metà di Marzo 2007. E purtroppo conferma la triste realtà del libro Uno virgola due. In sintesi, questi i dati che mi hanno colpito di più:

РIl tasso di occupazione femminile in Italia ̬ ancora basso rispetto alla media degli altri Paesi europei (altri Paesi 56%, Italia 46,3%)
– In Gran Bretagna e Francia, ad esempio, il tasso occupazionale femminile tende di nuovo a crescere dopo il 1° figlio. In Italia, invece, avere un figlio comporta porsi la domanda se continuare a lavorare o avere cura delle responsabilità familiari. L’indagine evidenzia infatti che il tasso occupazionale tende a scendere nella fascia di età post 1° figlio e il 51% delle donne con due figli è casalinga.
– Le cause? In primis il welfare. Basti pensare che in Italia, ad esempio, la copertura degli asili per i bambini nella fascia di età 0-3 anni è solo del 6%. In Gran Bretagna è del 63%, in Francia del 29%, in Germania del 13%.
– Succede anche perché l’incidenza delle politiche a favore della famiglia rispetto al PIL è fortemente penalizzante per le famiglie italiane (da noi l’incidenza è dello 0,9% rispetto a Paesi come ad es. la Germania o l’Austria dove è rispettivamente del 3% e dello 2,9%).
– Inoltre, le donne sono responsabili della cura di tutti i membri bisognosi della famiglia: 7 donne italiane che lavorano su 10 hanno almeno una persona da accudire: il 44% accudisce i figli, il 16% figli e altri familiari, l’11% solo altri familiari.
– Infine, il drammatico aspetto dell’informazione che come sappiamo benissimo oggi significa potere. Chi detiene l’informazione ha un’arma potentissima nei confronti di chi ignora. L’indagine ha chiesto alle intervistate quanti dei 6 diritti più comuni dedicati alle donne lavoratrici conoscessero: il 38% ne conosce 3 o 4; il 15% ne conosce solo 2; il 3% nessuno dei diritti considerati. 1 donna su 3 dichiara di non sentirsi informata. Anche su ciò che la riguarda direttamente: nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità il 60% delle intervistate ha dichiarato di non saperlo.

2 thoughts on “A proposito di madri lavoratrici

  1. Bella analisi, ma manca secondo me la parte finanziaria. In Italia con il primo figlio il reddito netto non aumenta, se non di un’inezia, metre i costi partono al galoppo. E così facendo due conti in tasca ne risulta che stando a casa e con un solo stipendio forse…

    Cosa aspettiamo a sostenere le famiglie anche con politiche fiscali adeguate? O veramente ha ragione Ferrero che vuole importare le persone già adulte facendo risparmiare allo stato 150mila euro ciascuno?

  2. La sorella di una mia amica ha avuto una bimba, che ora ha due anni, e mi ha descritto una situazione assolutamente inaccettabile degli asili della fiorente cittadina del nord Italia dove abito, ovvero: gli asili statali sono strapieni, con liste d’attesa peggio di quelle per le adozioni (della serie che nel frattempo il “bambino” va all’Università!), e cmq gli extracomunitari ne sono i quasi esclusivi beneficiari. Un asilo privato può costare anche 1.000 euro al mese, se hai la necessità di lasciare il bambino lì anche a pranzo. In pratica: la sorella della mia amica va a lavorare solo per tenersi il posto, perchè tutto il suo stipendio finisce tondo tondo nelle casse dell’asilo. E lo Stato dov’è?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*
Website