Occupazione: scende il call center, sale il neolaureato

Mi spiace per Dania, che ha appena intrapreso una luminosa carriera con cuffie e microfono, ma l’operatore del call center non è più di moda. Così almeno sembra dai dati del 2006 elaborati da ISFOL/CSA che evidenziano le trenta professioni più richieste dalle imprese italiane attraverso le inserzioni a mezzo stampa.
Non che i call center siano spariti, tutt’altro: solo che per la prima volta in anni scendono dalla prima alla terza posizione (5,3% nel 2006;14,3% nel 2005; 9,7% nel 2004).
Ma cosa bisogna fare per trovare lavoro all’istante?
La risposta è una sola: VENDERE. Il primo e il secondo posto sono saldamente occupati dalle figure dell’agente (6,5% nel triennio 2004-2006) e del venditore (6,4% nel 2006; 5,6% nel 2005; 7,7% nel 2004).
Ma, sorpresa delle sorprese, per la prima volta entra nei primi dieci posti, ossia all’ottavo, la mitica figura del “neolaureato”, cioè chi deve entrare per la prima volta nel mercato del lavoro. (Quindi, gli anni scorsi non c’era proprio nei primi 10 posti; questa mi sembra la notizia…).
Secondo i dati (ne trovate una sintesi qui) sembrerebbe che le imprese offrano lavoro a molti giovani laureati di primo livello proponendo corsi di formazione finalizzati all’assunzione i quali sono, talvolta (questo “talvolta” è da sottolineare, credo), finanziati da aziende sponsor in modo da garantire un rimborso spese.
Neolaureati: è vero? Non è vero? Continuate a fare stages per imparare a fare le fotocopie? O ci sono corsi di formazione che insegnano qualcosa sul serio e magari alla fine portano, se non a un’assunzione, a uno straccio di co.co.co?

12 thoughts on “Occupazione: scende il call center, sale il neolaureato

  1. Appena laureata mi sembrava di essere la padrona del mondo: dopo soli due mesi facevo il lavoro dei miei sogni con uno stipendio più che dignitoso e un contratto regolare. Andavo in giro vantandomi dicendo che non era vero che non c’era lavoro per i giovani, e che se avevi voglia di lavorare le aziende erano ben felici di assumerti anche senza raccomandazioni, e che non era vero che le lauree umanistiche non servono a niente etc.etc. Mi ci sono volute poche settimane per capire che l’egr.dott.lup.mannar.figl.di.put. del Presidente non mi aveva AFFATTO assunto per le mie doti intellettuali. In questo era un’abituee, nell’ambiente lo sapevano tutti e anche per questo era sempre a corto di personale femminile. Dopo alcuni mesi d’inferno mi sono licenziata, e tutt’ora lavoro esclusivamente da freelance. Rischioso? Per la mia esperienza, fare la dipendente lo è molto di più ;)

  2. Juli: però. Anche a me è successo molti anni fa, primo impiego. Ho mollato il colpo e sono andata a Londra. Conferma che lavorare da freelance ha i suoi vantaggi, non ultimi quelli di evitare attenzioni bavose. Certo è che per le donne dovrebbe essere una scelta, non l’ultima ratio per schiodarsi di torno capi schifosi…

  3. accidenti, dev’essere un passaggio obbligato delle neolaureate. il mio era un sedicente avvocato (ma quando siamo andati in causa è risultato non iscritto all’albo) e dopo due settimane mi ha proposto di accompagnarlo a roma. risposta mia: se ha bisogno di me… e lui: ma no, per la compagnia. ho detto che me ne andavo e volevo il mio mezzo stipendio, me l’ha rifiutato, ho mosso un avvocato (vero), ha pagato e non l’ho mai più visto né sentito. ovviamente.

  4. Per Blimunda: in effetti in questi anni talvolta mi sono scoraggiata per vari motivi – incertezza del guadagno, tassazioni altissime etc. – ma non ho mai più preso in considerazione di fare la dipendente proprio per quello. Anche adesso mi è capitato di sentirmi dire molto esplicitamente “firmo il contratto se esci con me” ma è molto diverso se sei tu la capa di te stessa.
    Per Adriana: complimenti. Io ho avuto paura, ma ancora oggi mi capita di sentirmi in colpa pensando con quante altre ragazze avrà fatto così e con quante lo farà se nessuno ha il coraggio di denunciarlo. Io ho avuto paura, ho pensato che se mi fossi messa contro “uno come lui” non avrei mai più trovato lavoro nella mia città etc. etc. E poi volevo solo andarmene e dimenticarmi la sua faccia. Ma non si fa così.

  5. Domani festeggio il mio 2° anno da “neolaureata”(data ultra simbolica: 4 luglio).
    Lavorando praticamente in ambiente di sole donne non corro nessun rischio e posso vantarmi di essere stata scelta per le mie qualità lavorative (da un’altra donna) sia nel mio primo stage che nel mio lavoro attuale(da tre donne)…
    Ovviamente co.co.pro…. pero’ chi lo sa, insomma speriamo che prima o poi mi assumano..

  6. ditemi che ho capito male, “neolaureato” sarebbe una professione, come “contadino”, “dottore”, “falegname”?

    quanto al *vendere*, è un settore dove ci vuole una pelle molto molto spessa, e la ragione per cui si cercano sempre venditori è che ci si brucia in fretta, o si viene rimpiazzati per cattive performance.

    Se però riesci a sopravvivere alla vita decisamente grama dal punto di vista personale e -soprattutto- hai un buon prodotto da vendere, allora le soddisfazioni economiche sono praticamente ridicole.
    Lo vedo perché lo fa la mia metà Yorkshire, e a parte il fatto che non c’è mai ma proprio mai, non ci possiamo proprio lamentare.

    Per dire, quando quattro mesi fa ci hanno dato le chiavi della casa che abbiamo comprato insieme, io avevo fatto tre ispezioni, lui una, ma non ci eravamo mai stati insieme, visto che lui era negli USA la maggior parte del tempo.

  7. Vuoi dirmi che, a 5 anni dalla laurea e dopo prestigiossissiisssssssime collaborazione a progetto (!), ho trovato un lavoro di moda che è fuori moda???

    Ragioniamo…

    Dovrei riprendere un’altra laurea e cominciare tutto per vantarmi di essere “figa”??

    Mioddio!

    :(

  8. stefansia, neolaureato è uno status, come adolescente: e allo stesso modo se ne esce solo con il tempo, cercando di sopravvivere finché dura. se abbini lo status di neolaureato con quello di donna, che al contrario è quasi sempre permanente, sono guai.

  9. Sara: te lo meriteresti davvero.
    Dania: è la dura realtà, tesoro. Sei out :-)
    Stefansia: sì come dice adriana, è uno status, di solito ben sfruttato dalle aziende per sottopagarti. Insieme a quello di donna, ma per quello ci vorrebbe un post a parte.

  10. uhm, sarà anche uno stato della mente, un’idea platonica se vogliamo, però non mi sembra tanto bello!

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