All’armi, siam razzisti

Proprio mentre la douce France per metà festeggia e per metà incendia auto dopo l’elezione di pugno-di-ferro Sarkozy, quello che sta dalla parte di chi paga il biglietto, leggo questa lettera sulla home di Repubblica. Niente di nuovo: il cittadino di sinistra che, esasperato dall’illegalità, si guarda allo specchio un giorno per ritrovarsi intollerante nei confronti di un’immigrazione discriminata, delinquenziale, pericolosa per sé e per la propria famiglia. E cita esempi che potremmo ripetere a memoria tutti noi: le prostitute-schiave, i rom che rubano, i gruppi aggressivi.
Ci penso: quando prendo la metro nella ridente periferia dove vivo, spesso sono l’unica non-Rom sulla banchina. A disagio, mi allontano più che posso dal guazzabuglio multicolore di gonnelloni lunghi e calzoncini corti di donne e bambini nomadi che salgono a frotte sui vagoni. Lo faccio da molto prima che accadesse la tragedia di Roma. Quando rientro, la sera, affretto il passo per raggiungere l’auto e, prima cosa che faccio, mi chiudo dentro. Ora che ci rifletto, in città mi chiudo sempre dentro in auto: ognuna ha un’amica alla quale hanno rubato la borsetta dal sedile del passeggero. Vado a passeggiare all’Idroscalo e mi trovo scortata da due City Angels: nonostante la mia allergia a controlli e divise, devo dire che in fondo la loro presenza, in un parco deserto, mi ha fatto quasi piacere. Se torno a Genova, mi piange il cuore a vedere i miei amati vicoli ridotti a latrina, spaccio e bordello, più del solito, e per la prima volta ho paura a svoltare un angolo perché non so cosa posso trovarci dietro. La paura fa parte della mia vita.
In effetti mi rilasso solo quando sollevo la sbarra del parcheggio sotto casa. Anzi spesso la mia vita scorre fra due sbarre: quella del parcheggio sotto casa e quella del parcheggio della redazione. Tragitto che compio chiusa dentro l’abitacolo dell’auto, ghettizzazione perfetta.
Quanti di noi che si definiscono tolleranti, di formazione di sinistra e pagano tutti i loro biglietti, per tornare allo slogan di Sarkozy, stanno lentamente percorrendo la stessa strada del lettore di Repubblica? Quanti l’hanno già fatto nella aperta, progressista Francia, votandolo? Chi riesce ancora a vedere i Rom con gli stessi accenti poetici di De André in Khorakhané?

…e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Io, per quanto adori De André, non ci riesco. E mi spaventa un po’ quello che posso diventare.

13 thoughts on “All’armi, siam razzisti

  1. Sono nata e cresciuta a Napoli e ho sempre avuto paura dei napoletani.
    La sera non potevo girare da sola perché i ragazzi napoletani ciondolavano teppisti per le strade. Le mie amiche sono state scippate tutte da napoletani. Sugli autobus i bulli maleducati erano tutti napoletani. Una volta sono entrati a rubare in casa nostra due ragazzi, napoletani. I vicini hanno visto tutto, hanno urlato gridato ecc. , ma hanno poi minacciato mia madre che, se non avesse ritirato la denuncia, se la sarebbe vista anche con loro, napoletani.

    Una volta al Nord, li ho sempre difesi, ma i napoletani (come me) mi hanno sempre fatto paura.

    E adesso sono confusa.
    L’illegalità è un prodotto d’importazione?

  2. Dania: certamente no. E’ vero però che, nell’immaginario collettivo che porta persone tolleranti e aperte, come il lettore di Repubblica in questione, a dire “ho paura, voglio chiudermi”, interviene molto di più l’immigrazione straniera, fenomeno relativamente “nuovo”.

  3. io sono nipote, cugino, di persone che all’inizio del secolo partirono dal mio paesello e si trasferirono in California in cerca di un futuro…. lavorarono duramente vennero vessati, lo zio di mia moglie dovette pure cambiare cognome per non essere riconosciuto come italiano, durante la seconda guerra mondiale, e fino alla sua morte tenne il cognome acquisito Gordon come il gin e come Flash… ma si sono integrati hanno lavorato si sono distinti e lo stato si è sempre ben guardato da dargli un contributo per il sostentamento…. l’agricoltura in california l’hanno inventato i liguri e i toscani che si sono dati da fare e hanno sudato…. scusa bli hai toccato un nervo scoperto io sono Razzista si lo sono perchè la cecità delle masse spesso è il male maggiore e finisce per farti apprezzare la lega, i politici che prenderebbero anche decisioni giuste vengono additati come razzisti, ed in italia nessuno ha “le palle” per fregarsene perchè il careghino è sempre il careghino… quindi ben venga la massa di sinistra a dire che ha paura e che è incazzata perchè sta diventando razzista ameno i politici saranno in grado di prendere decisioni senza coinvolgimenti emotivi

  4. Sono anch’io in difficoltà.
    Mi professo uomo progressista, aperto a tutte le culture. Ma forse chiuso ad alcune etnie.
    Insomma, non è facile da realizzare la società multi-etnica in un paese dove la legge non la rispetta nessuno, per primo proprio chi la legge la fa.
    Abbiamo avuto governi di destra, di sinistra e non-governi (DC), ma nulla è cambiato. La legge non viene mai applicata.
    E siamo completamente ostaggio del politicamente corretto.
    Basta vedere come la sinistra ha attaccato Cofferati al suo tentativo di mettere ordine in città.

  5. E’ che alla fine dei conti penso che la paura sia legata strettamente a quanto gli altri vogliono farci avere paura: e con altri intendo i governi, di destra, sinistra, centro.
    A volte però mi vergogno di certe situazioni, mi vergogno di come l’illegalità diffusa sia considerata non una situazione da cui allontanarci ma una situazione in qualche modo da tollerare per il bene della collettività. E poi sono la prima a non aver ancora capito e a continuare a vagare tra il politicamente corretto e il moralmente giusto.

  6. ho vissuto i miei primi vent’anni a Sestri Ponente da immigrata, non perché qualcuno mi facesse sentire diversa, ma perché io mi sentivo ospite
    per cui l’idea che orde di persone (perché ormai l’immigrazione nel nostro Paese è incontrollata e incontrollabile)si impossessino dei nostri territori facendomi sentire nuovamente “ospite” non mi sorride per niente
    fino ad una ventina di anni fa, girando per Ferrara si sentiva la nostra cadenza, ora è soppiantata da idiomi slavi ed africani, declamati ad alta voce con l’arroganza chi di sa di non venir inteso
    ho paura? sì, ho paura
    sono razzista? forse, ma non per colpa mia

  7. e questi pochi post dimostrano quanto la politica sia di Dx che di Sx sia lontana anni luce da quello che pensa la gente comune

  8. Sono razzista? Non credo, ma sono stufa. Stufa di sentirmi urlare in mezzo alla strada insulti e proposte a sfondo sessuale in accento slavo. A volte sono così arrabbiata che mi verrebbe da fermare il primo poliziotto e dirgli “Scusi, quel signore, che non sa neanche come mi chiamo, mi ha appena detto che sono una put…”. E stufa di esser costretta a non reagire dalla paura. E subire solo insulti ormai è quasi una fortuna. Qualche anno fa sono stata aggredita in pieno centro storico alle nove di una sera di inverno mentre con una mia amica andavamo a trovare degli amici, tutte imbacuccate per il freddo. Lui era un marocchino, o almeno così sembrava dal colore della pelle e dall’accento. In due siamo riuscite a scappare, o forse lui voleva solo “divertirsi” un pò senza andare fino in fondo. Peccato che io il suo divertimento me lo sono sognata di notte per mesi. Quella sera avevo deciso di uscire all’ultimo minuto, e non smetterò mai di chiedermi cosa sarebbe successo se la mia amica fosse stata da sola. Un mio amico abita in un paesino di provincia, che alcuni anni fa è stato preso di mira dagli zingari. Si facevano passare due o tre case a notte, se non c’era nessuno rubavano tutto, se c’era qualcuno lo picchiavano e poi rubavano tutto. La polizia non faceva nulla. Il mio amico, padre di tre bambine piccole, con altri capofamiglia ha organizzato ronde notturne. A turno in 4 o 5 – gente che poi, ovviamente, lavorava tutto il giorno – giravano tutta notte con la macchina nella speranza che bastasse a proteggere le loro famiglie . Ha funzionato, gli zingari se ne sono andati, ma probabilmente solo alla ricerca di una zona più facile da saccheggiare, francamente non credo proprio che abbiano deciso di cambiare mestiere . Razzista? Non so, l’unico slavo che conosco bene è il ragazzo di una mia amica, lavora come muratore 16 ore al giorno, paga l’affitto e le tasse. E si vergogna dei suoi connazionali.
    Grazie.

  9. non vorrei semplificare troppo però secondo me l’allarme per la sicurezza è ampiamente sopravvalutato. quante volte ho sentito dire: “c’è da aver paura ad uscire di sera” persone che non escono *mai* di sera. o “quel quartiere è un far west” persone che non sanno neanche bene dove sta, quel quartiere.
    poi ci sono tutte le eccezioni del mondo (quello che racconta juli è terrificante), ma troppe persone si lasciano condizionare dall’allarmismo delle televisioni.
    se posso dare un modesto consiglio, andate sempre a verificare il “si dice”. se volete farvi un’idea di come siano “gli slavi”, provate a conoscerli, a parlarci. se vi parlano male di un quartiere, provate a farci un giro notturno (magari accompagnati da qualcuno). sarà difficile (lo è senz’altro), ma è un buon antidoto al qualunquismo.
    ultima considerazione: per le donne – mi rendo conto – è tutto ancora più difficile, perché il machismo è un atteggiamento purtroppo diffuso tra molti gruppi di immigrati.

  10. Scusa Beppe, ma forse non ricordi gli scontri nel centro storico di Genova tra “residenti” ed immigrati di qualche anno fa, erano i primi campanelli d’allarme
    Il qualunquismo per quel poco che ne so è quando di un fatto sporadico se ne fa una certezza, ma guarda i dati sulla popolazione carceraria e vedrai che non è qualunquismo, certamente non tutti sono finiti dentro perchè nel loro dna c’era l’illegalità, si va dentro per fame per freddo, per un sacco di cose di cui ogni essere umano ha bisogno, e se non trovi un lavoro alla fine fai anche il “disonesto” pur di campare, io sono padre e se mi trovassi costretto per far mangiare la mia famiglia probabilmente ruberei. La colpa non è la loro ma la nostra che abbiamo scelto il disordine all’ordine. Ora mi fermo perchè non vorrei diventare troppo qualunquista:)

  11. Vedo che il nervo è scoperto, eccome. Io stessa mi sono “scoperta” per prima ammettendo la mia confusione. Ammettendo di essere passata da cantare a squarciagola “Ci hanno insegnato la meraviglia verso le gente che ruba il pane/Ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame” a un atteggiamento molto più diffidente e a tratti ostile nei confronti degli Altri. Beppe, è vero, il qualunquismo c’è, le esagerazioni pure. Io lo vedo anche nei viaggi: “Ma come, vai laggiù? Ma non è pericoloso?”, detto da chi nemmeno sa dov’è il posto dove sto andando. Vero anche che fa male vedere le città ridotte a terra di nessuno (cito i vicoli, ma qualcuno ha mai fatto un giro al Duomo dopo le 20?), fa male vivere con la paura, fa male, soprattutto in quanto donne, sentirsi sempre più minacciate. Forse questi rigurgiti di razzismo che noi stessi guardiamo con vergogna e distacco non sono altro che una richiesta di regole chiare da rispettare, per tutti. Almeno, è quello che spero.

  12. caro luca, di cosa succeda a genova non so molto; però vivo a torino e vedo quel che succede qui. per sei mesi ho abitato a san salvario, uno dei quartieri ‘neri’. se leggi certi giornali sembra che ogni sera ci siano risse, accoltellamenti, cassonetti bruciati.
    questo non è vero. a san salvario ci sono spacciatori e prostitute, qualche ubriaco e ogni tanto una rissa da poco. non ricordo niente di più grave. invece ci sono locali, botteghe d’artista, cinema, un bel mercato, musica in piazza e anche un prete “da battaglia”. eppure per molta gente san salvario è il bronx e viverci è da pazzi o quasi.
    poi io sono un legalista e non mi piace vedere spacciatori a ogni angolo, ma allo stessa stregua m’incazzo quando in un bar non mi fanno uno scontrino. perché anche questo è un furto, anche se non se lo ricorda quasi nessuno…

  13. Forse il problema ora non è “Ci hanno insegnato la meraviglia verso le gente che ruba il pane/Ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame”, credo che invece molti zingari stiano meglio di gente onesta che lavora guadagna 1000 euro al mese e deve mandare avanti la baracca. Io ho ancora in mente la tratta Roma Nomentana- fiumicino aeroporto, in cui si passava davanti a baracche con parabola e mcchine di lusso.
    Il floklorismo di certi angoli ci puo’ stare Peppe, ammetto che i travestiti siano più decorosi e gentili di certe persone borghesi, ma io la sera preferisco prendere un taxi dopo una certa ora. Ho imparato a stare zitta e tenermi la borsa stretta in metro. Primo per non essere derubata, secondo perchè non è giusto morire per colpa di un ombrello infilzato in un occhio in un pomeriggio di primavera… putroppo è la vita che ci invita ad essere diffidenti verso chi non ci ispira, ma cosa fare altrimenti?Meglio accettare gli occhiolini e le battutine di chiunque esso sia e continauare verso la propria strada…

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