Contro la dittatura del tiralatte

Quando ci sono passata, ci ho provato, a dire che non è proprio un giardino di delizie. Ma lievemente, con ironia, perché mi avevano già fatto a pezzi le paladine dell’allattamento a tutti i costi, facendomi sentire una madre fallita e una pessima persona.
Non voglio certo mettere qui in discussione i benefici dell’allattamento al seno, né criticare chi lo fa, anzi. Solo, mettere sul piatto anche altri punti di vista. O altre necessità. Come quelli espressi recentemente da Hanna Rosin su The Atlantic.
L’allattamento al seno, scrive la Rosin nel suo lungo e documentato pezzo, oggi non è un’opzione; è un obbligo assoluto. Anche quando la madre, come avviene negli Usa, deve tornare a lavorare poche settimane dopo il parto, sottoponendosi più volte al giorno a estenuanti rituali con la pompetta tiralatte, per comprarsi così il diritto a uscire di casa. Un obbligo decretato dalle stesse madri che, racconta la Rosin, stigmatizzano con orrore le loro simili che, per carenza di latte o libera scelta, preferiscono l’artificiale. E demolisce, ricerche mediche alla mano, i pregiudizi che vogliono l’allattamento al seno infinitamente superiore rispetto al biberon.
Spalleggiata da Judith Warner del New York Times (e autrice di Perfect Madness: Motherhood in the Age of Anxiety) che, nel suo blog, ringrazia la Rosin di aver sollevato la questione, si scaglia contro le pompe tiralatte e, pur da madre che ha allattato le sue figlie, si chiede se non abbiamo esagerato con il mantra del seno-a-tutti-i-costi:

Is it at long last possible – on this side of the Atlantic – to suggest that we’ve maybe taken “breast is best” a bit too far? That a mother’s need for some semblance of physical dignity is perhaps a right worth respecting? (…) Why do we, as women, accept all the guilt and pressure about breast-feeding that comes our way instead of standing up for what we need in order, in the broadest possible sense, to nourish and sustain ourselves and our families?

In fondo, basterebbe così poco: basterebbe rispettare le scelte altrui, cosa che noi donne, quando si parla di gravidanza e figli, non siamo ancora capaci a fare.
Judith Warner inizia il suo pezzo scrivendo, a proposito delle madri che scelgono l’artificiale: “In altri tempi, in altri luoghi, le avrebbero bruciate sul rogo, come streghe”. Forse negli Usa quell’epoca non esiste più, o quasi. Da noi mi sembra che le fiamme dei roghi metaforici siano sempre pronte per le madri che si allontano dal comune sentire.

22 thoughts on “Contro la dittatura del tiralatte

  1. Non posso che darti ragione. Mi ricordo, nelle prime due gravidanze, settimane di intrugli, bevande, tisane, bordi di pollo a fine giugno, finocchio e spugnature. Perchè “dovevo”. E quel senso di colpa che mi prendeva, quando alle visite di controllo mi rendevo conto degli sguardi di disapprovazione delle militanti dell’allattamento al seno a tutti i costi: come se non facessi abbastanza, come se volontariamente stessi mettendo a repentaglio la salute delle mie figlie. Mi ricordo anche, al mio terzo parto, lo sguardo inorridito delle infermiere quando dissi che “no, il rooming in” non lo volevo. Quella volta, finalmente, decisi di fare di testa mia, senza sensi di colpa. Che sollievo! (per me e per la bambina, credimi!)

  2. dopo ben 22 anni ricordo ancora col sollievo il momento in cui HO SMESSO di allattare!!! e non avevo neppure il tormento del tiralatte (unico svantaggio il prezzo folle del latte artificiale!!!!!!!)

  3. Sono d’accordissimo anche io! Certo, se madre natura ci ha dato il latte, vuol dire che quello sarà il migliore, però perché stare a crocifiggersi se non si riesce, non se ne ha abbastanza o si deve lavorare?
    Senza andare tanto lontano, anche nella nostra Italia di mamme sante c’erano le ricche signore che davano i bambini alle “balie da latte”, mica si sbattevano ad allattarli loro!
    Io so già che sarà una guerra continua, la mia gravidanza, e anche il dopo!

  4. Il latte, i giochi, gli sport, la scuola e via avanti. Per le madri devote e dolenti ( e prive di altri interessi) ogni cosa è buona per dire che loro sono migliori e sanno cosa è meglio per i pargoli loro e quelli altrui e la vita altrui. Sono semplicemente noiose ( e troppe)

  5. Salve, anche se non ci conosciamo leggo sempre il tuo blog e lo trovo estremamente stimolante e divertente. In particolare tutti gli interventi su gravidanza e allattamento/svezzamento, posto che ho avuto un bimbo un mese e mezzo fa.
    A proposito dell’allattamento al seno, non posso che darti ragione. Ho passato settimane tragiche, tra il bimbo che non riusciva ad allattare al seno, le mie emicranie, i pianti (miei e del bimbo) gli interrogativi (ha mangiato? quanto ha mangiato? gli basterà? piange perché ha ancora fame?) e i sensi di colpa che tutti cercavano di instillarmi: forse non sei capace, devi attaccarlo ogni volta che piange, più lo attacchi e più latte avrai.
    A questo va aggiunto la delusione: dopo essere stata “gasata” al massimo dagli incontri col neonatologo, mi trovavo a non riuscire a mettere in pratica quanto avevo ascoltato.
    E vogliamo aggiungere (ciliegina sulla torta) che la sola idea di uscire di casa (per mia fortuna non devo tornare al lavoro prima dei tre mesi canonici) mi metteva ansia: come farò ad allattare, posto che il mio estremo ed esagerato senso del pudore mi impedisce di allattare in presenza di altri (ammesso solo il marito)?
    Alla fine ho deciso: tiralatte un paio di volte al giorno e il resto artificaile. Il bimbo cresce bene e abbiamo tutti recuperato serenità.
    Un saluto da Palermo.

  6. JillL: sì, quello è vergognoso, e costa così solo in Italia.
    la.stefi: lo sarà se non imparerai a ignorare ogni parere non richiesto. Pensa solo con la tua testa.
    marilede: concordo.
    Smeerch: grazie :-)
    Lia M. saluti a te e a Palermo. Hai preso la decisione più saggia. E conosco bene quel senso di inadeguatezza di cui parli. Un bacio al cucciolo.

  7. ciao,
    leggo con molto sgomento le tue parole e quelle delle altre donne che hanno commentato. Sono mamma di due bambini, allattati molto a lungo, sono insegnante di scuola media, lavoro come volontaria per una ONLUS e da quando sono nati i miei figli mi occupo in prima persona di sostenere le altre donne nel percorso spesso difficile della gravidanza e dell’allattamento.
    Sai qual è la cosa triste? che se nel tuo post invece che “mamma che non vuole allattare” il soggetto fosse “mamma che vuole allattare e a lungo” il senso non cambierebbe. Anche le mamme che vogliono allattare, che decidono di non mollare di fronte alle difficoltà, che allattano i loro bambini anche quando già parlano, sono costantemente criticate, sono giudicate cattive madri, eccessive, fanatiche.
    La realtà è che ci rimbalziamo tra noi i giudizi sempre infondati e assurdi di chi ci sta intorno e perpetua la pessima “credenza” che tutto è colpa delle madri e che la singola madre non è mai all’altezza della situazione.
    Quello che invece dovremmo fare come donne è sostenere la nostra libertà informata, sostenerci nelle nostre scelte, anche quando sono divergenti, con la certezza assoluta che ciò che scegliamo (se profondamente meditato e basato su informazioni corrette) è sempre il meglio per noi e per i nostri bambini.
    Spero di muovere un po’ la discussione spostando l’attenzione non sulle recriminazioni ma piuttosto sul nostro vissuto di donne, sulla nostra capacità di introspezione, sulla nostra capacità di accoglienza dell’altro, di rispetto e di conoscenza.
    Si potrebbe poi parlare di dati, di sostegno vero alla genitorialità, di spazi in cui potersi esprimere… ma già mi sono troppo dilungata.
    Un saluto

  8. ciao carolina, intanto grazie per la pacatezza del tuo commento. Perché, è proprio questo il punto: quando io parlo di gravidanza e allattamento, non lo faccio per prendere una parte o l’altra: lo faccio proprio per sottolineare quanto noi donne siamo brave a farci la guerra le une contro le altre e a stigmatizzare chiunque non la pensi come noi. Ho già detto in altre sedi che il momento della maternità e tutto ciò che ne consegue è sacro e differente per ogni donna; e come tale deve essere vissuto e rispettato.

  9. diciamo che ho vissuto entrambi realtà. Con la prima gravidanza ho dovuto quasi da subito “integrare” perchè “non cresceva a sufficenza”, poi per problemi di salute miei ho smesso l’altalena a 3 mesi. Gli altri due li ho allattati felicemente per un anno. Con la prima mi ero fatto un sacco di problemi: ho sentito mamme che lodavano i virtù del biberon e il “sapere quanto ha mangiato” (ma TU lo sai al mg quanto hai mangiato a pranzo?)come quelli che lodavano il seno come “unico” prodotto adatto al neonato, e in entrambi casi mi sono sentita fallita. Con il secondo mi sono reso conto che io so cil che va bene per me.. e di conseguenza so abbastanza bene ciò che va bene per lui, e ho fatto la strada da sola. Non gli ho messo il cappellino d’estate (lo odiava) – non l’ho fatto stare al sole; non gli ho tolto il dito con la forza; non gli ho messo le calze d’estate; l’ho portato fuori nella pioggia, il vento e tutto il resto – basta coprirsi no? ed è sano e intelligente… in po’ matto sì… ma quello ce l’ha dai geni!! Credo che abbiamo bisogno come mamme di sostenerci a vicenda, di dire a chi dice “non ci riesco” che ha il diritto di provarci e riuscire, come anche il diritto di fallire. Soprattutto hai il diritto di sentire che qualcuno crede in te.

  10. Grande Carolina :-*
    E per il resto anch’io sono convinta che ogni gravidanza e sue conseguenze (ergo allattamento compreso) sia cosa sempre diversa ed estremamente personale: quindi ciascuna se la gestisca come meglio crede e vuole, senza voler imporre la sua sacrosanta ma privatissima decisione alle altre.
    Ché le Valkirie scatenate nella Guerra del Latte su FF mi fan paura, nèh? ;-D*

  11. sarà, ma io la penso come blimunda proprio perché ci sono passata e pure di recente. mi dicevano che dovevo tenere duro perché il mio latte era meglio per mia figlia e quasi tutti mi guardavano con compassione quando dicevo che non volevo più allattare. poi mi dicevano che se per me era uno stress così grande, allora sì era meglio passare al latte artificiale. cioè mi facevano sentire una stronza. nessuno lo ha mai detto, ma il risultato non era molto diverso. addirittura c’era chi si stupiva, ricordando quanto era meraviglioso allattare il proprio cucciolo. beh, per me non è stato meraviglioso per un corno e ho pensato che fosse un mio problema.
    questo post e parte dei commenti mi rendono un po’ di giustizia.

  12. Ho gia’ commentato su sorelle d’Italia, e pure troppo. Vorrei mettere in evidenza pero’ la frase piu’ bella del post: “In fondo, basterebbe così poco: basterebbe rispettare le scelte altrui”.
    Leggo spesso Blimunda, mi piace come scrive anche se non ci somigliamo per niente – se vede le mie scarpe mi cancella tutti i commenti :-).
    Ma frasi cosi’ andrebbero scritte in grande e sul marmo, imparate a memoria a scuola.

  13. prosaica: grazie. In fondo era davvero solo quello – il rispetto reciproco fra donne – che volevo sottolineare.

  14. io non avevo latte, solo una goccia che si ostinava a sporcare gli abiti. ma dopo tre giorni di inutili sforzi me ne sono fatta una ragione. tra le lacrime, in un ultimo disperato tentativo di attare mio figlio al seno. che sembrava un brufolo, per dire.
    sono riuscita a parlarne dopo anni, sul blog. a parlare delle ostetriche accanite, delle altre mamme che mi guardavano come una depravata e commentavano: “ah, così non ti si rovina il seno…”.
    credo che la maternità, dopo un breve periodo di consapevolezza negli anni 70, sia tornata ad essere uno spazio sacro: adatto agli integralismi e cieco alla vita vera. funzionale ad un mondo di maschi.
    grazie, mi fai sentire meno acida.

  15. Giuliana, grazie a te. Come si dice, “se non ci sia aiuta fra di noi…” :-)

  16. ciao Blimunda è la prima volta che leggo il tuo blog e trovo questo post interessante, controcorrente e molto pacato. quindi prima di tutto complimenti. poi ti ringrazio per la tua riflessione. l’ho scritto anche io tante volte: spesso a giudicare frettolosamente sono proprio le altre mamme che dall’alto della loro scienza infusa e delle loro scelte giudicano, condannano, classificano in un sottogruppo di serie B le cesarizzate, le mamme che non allattano, le mamme che non scelgoo il co-sleeping etc…, di fanatismo in fanatismo. invece sarebbe bello pensare a un futuro possibile nel quale finalmente le donne facessero squadra e si difendessero l’una con l’altra in nome della libertà di scegliere, di essere quelle che si è, di accettare le proprie debolezze anche quando il resto del mondo – dalla suocera alla moglie del salumiere sotto casa – si sente in diritto di chiederti con voce inquisitoria “ma tu allatti?”

  17. rieccomi dopo qualche giorno… non è facile trovare un momento tranquillo per scrivere “bene” ciò che si pensa.
    Diamo per scontato che ognuno è libero di fare ciò che crede. E’ un dato di fatto, non sempre rispettato, ma un dato di fatto.
    Permettetemi però di “pretendere” dalle donne una certa consapevolezza di sé, di ciò che le riguarda e di ciò che le circonda.
    Il percorso della gravidanza, della nascita e dell’allattamento è personale, sacro e irripetibile ma ognuna di noi ha la possibilità di dare un senso e una direzione a questo percorso. Ne ha la possibilità informandosi sui libri, in rete, parlando con i medici, con altre donne, con le rispettive mamme.
    La nascita dei nostri figli può diventare una fonte inesauribile di conoscenza di noi stesse. “Perché mi piace così tanto allattare il mio bambino e tenerlo a contatto costantemente?”, “Perché mi pesa allattare il mio bambino?”, “Perché non riesco a separarmi da lui?”, “Perché preferisco creare delle distanze?”. Tutte queste domande, e molte altre, ci rivelano qualcosa di noi stesse e le risposte possono diventare una ricchezza incredibile per noi e per i nostri bambini.
    Per questo, con tutto il rispetto per l’esperienza personale di Giuliana, mi è difficile avvallare in silenzio un “non avevo latte”. La rete è piena di informazioni corrette sull’allattamento, così come di riferimenti a professionisti che ti possono “materialmente” aiutare in situazioni che sembrerebbero disperate (avrei in questo senso molti esempi da porarvi).
    Posso capire che un’esperienza di questo genere possa creare sofferenza e che si preferisca dare una spiegazione più semplice e veloce, ma dall’altra parte si può (quasi) sempre capire perché un allattamento non è partito: la mamma ha subito una qualche forma di anestesia durante il parto? è stata a contatto con il bambino nelle prime ore dopo la nascita? è stata separata dal bambino nei primi giorni successivi? il bambino è stato nutrito con altri liquidi o gli è stato dato un succhiotto? la mamma era particolarmente stressata per qualche motivo precedente? le domande sarebbero ancora molte, dobbiamo solo decidere se siamo pronte o meno, ciascuna per quanto riguarda la sua esperienza, a rispondere sinceramente. Solo facendo così possiamo crescere come donne e mamme singole e offrire alle altre donne un punto di riferimento utile.
    Spero di essere stata chiara, un saluto a tutti

  18. MammaNews: ecco, sì. quelle domanda subdola (“Ma tu, allatti?”) che sottintende un giudizio: sono di cose come queste che noi donne dovremmo imparare a fare a meno.
    carolina: sei stata chiarissima, e grazie per il tuo commento. E’ vero: il percorso della gravidanza e poi dell’allattamento ci costringe in qualche modo a fare i conti con noi stesse, a scoprire verità anche scomode, delle quali avremmo forse preferito fare a meno. Quello che mi auspico, però, è che le donne compiessero questo percorso liberamente, senza condizionamenti esterni e senza sentirsi “mostri” se si allontanano dal comune sentire.

  19. Quelle che hanno “ripreso” ad allattare al seno o che lo facevano in anni in cui tutto attorno demotivava in quel senso, anche loro hanno fatto di testa loro. Poi ovviamente nascono le ortodossie, i fanatismi ma il punto è, lo diceva qualcun’altra qua sopra, la mancanza di altri interessi. Che importanza ha? I bambini si nutrono d’altro, non solo di latte. Ho due figlie, sei anni e mezzo e quattro, le ho allattate molto: la seconda non riuscivo a svezzarla, c’è voluto un viaggio a Lisbona, da sola con mio marito (non organizzato apposta, ma insomma…) quando lei aveva appena compiuto due anni per farla smettere. anch’io mi sono sentita guardata male e giudicata per quella che all’inizio era stata una scelta poi semplicemente qualcosa che stava capitando e che, a un certo punto, si è conclusa da sé, seppur con qualche sforzo da parte mia (odio impormi e le mie figlie tante volte sembrano impormi di farlo). ma adesso che sono un po’ più grandi sono più positiva con le altre madri: ho a che fare ogni giorno con madri che fanno scelte diverse dalle mie ma mi pare che siamo di nuovo capaci di guardare oltre, dare peso ad altre cose. A proposito, Blimunda è un nome bellissimo, ti piace Saramago?

  20. LaLena: sì, adoro Saramago e Blimunda, come avrai capito, arriva dritto dritto da quell’immenso capolavoro che è il Memoriale del convento. D’altronde anche tu, vedo che per smettere di allattare vai a Lisbona ;-)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*
Website