Leggo che i nuovi telefonini multifunzione, qualsiasi cosa questa espressione voglia dire, permettono, oh gioia, ai manager di grandi aziende di lavorare da casa in tenuta rilassata, ossia in mutande, ed eventualmente di partecipare a conference call in accappatoio.
Niente di nuovo; se ne parla dall’avvento di Internet, e se solo in Italia fossimo un po’ più flessibili e il management si fidasse un po’ di più dei suoi sottoposti, per chiamarli fantozzianamente, il telelavoro sarebbe una realtà ben più consistente. Con tutto quello che ne consegue di buono soprattutto per le donne lacerate tra ufficio, cura dei figli e della casa, anziani a carico eccetera eccetera. Ma no, qui da noi vale ancora il “Se non ti vedo in ufficio non ci credo, che lavori” e si fa a gara a scaldare più a lungo la scrivania giocando a Tetris per dimostrare al capo tutta la propria abnegazione.
Ma sto divagando.
In realtà quello che mi ha colpito sono le mutande.
Lavorare principalmente da casa, lo posso dire perché l’ho sperimentato, ha molti plus. Gestire i tuoi orari, fare a meno di incontrare la collega acida, andare in palestra quando è vuota (io sono pregiudizionalmente contraria a tutti gli sport, ma immagino sia una cosa bella), fare shopping quando ne hai voglia, interrompere un articolo se hai il vuoto creativo e metterti a cucinare perché vuoi sperimentare una ricetta ritagliata da un giornale, uscire, rientrare… In una parola, libertà , libertà va cercando ch’è sì cara, eccetera eccetera.
Ha anche lati negativi, ovviamente.
Nel corso della mia vita lavorativa ho incontrato molte persone deliziose. Alla fine ti mancano i caffè, persino quelli schifosi della macchinetta, le chiacchiere, le risate, i pranzi, lo scambio di idee o il gossip più sfrenato. Ma uno dei lati negativi più evidenti, il primo da combattere, è il progressivo scivolare verso un’apatia estetica di stampo domestico.
Ti dici, oggi non vedo nessuno, e quindi perché vestirsi/pettinarsi/truccarsi? China pericolosissima; tempo un mese e rischi il fatale look ciabatta-pinza nei capelli-occhiaia selvaggia modello “tra una settimana ho l’esame di filologia romanza e non so un tubo”.
Per questo non capisco il peana alla mutanda.
Tra tutte le cose buone che lavorare da casa comporta, la riunione virtuale in boxer è la peggiore, credetemi.
———————————————————
Aggiornamento
Dopo il manager in mutande, la gioielliera nuda. Dev’essere il caldo.
Ti commento in pigiama, ancora con gli occhiali e i capelli legati in una coda.
Davanti a me c’è un essere umano di sesso maschile similmente abbigliato.
Tutti e due stiamo lavorando.
Oh, quanto hai ragione! :D
Un altro degli aspetti terrificanti del lavorare da casa è che alcuni individui, generalmente over 60, sono convinti che tu non lavori realmente (di conseguenza, forse immaginano che le tue bollette siano autopaganti e che ti nutri di arte e di amore) e si sentono legittimati a farti visita senza preavviso ad ogni ora del giorno senza motivo, e senza nemmeno una scusa, proprio del tipo “passavo di qui”. E se gli fai notare che magari sei nel bel mezzo di una trattativa importante o ti guardano con condiscendenza o si offendono. Mia suocera ad esempio sembra convinta che io passi la giornata a farmi la manicure sfogliando riviste di moda, in attesa che lei venga a farmi un’improvvisata. La soluzione? La vecchia regola della mamma: non aprire a nessuno se non aspetti nessuno…
TI descrivo la scena senza dovizia di particolari:)
Io: accappatoio, gelatino, acqua gelata di fianco, cuffietta skype alle orecchie
Lui: pantaloncini, magliettina, gelatino, cuffietta skype alle orecchie
Entrambi a casa, entrambi stiamo lavorando, entrambi siamo telelavoratori indipendenti.
Entrambi non abbiamo mai sperimentato la riunione in mutande, mai dire mai nella vita… dopo la pausa estiva si fa un pensierino….
Giulia e Mademoiselle Anne: voi siete già allo step 2: lavorare da casa in coppia! Chissà che dicono i vicini….
Juli: verissimo ciò che dici sulle visite inattese, ma anche sul carico di cose da fare: “Passi tu in banca? Intanto, sei a casa” e via così.
In Italia il telelavoro fa spesso paura, e a molte aziende sembra un modo suggerito dai dipendenti per non lavorare. Ma sono proprio i normali dipendenti che potrebbero giovarne sotto molti punti di vista. A molti “manager” non cambierebbe niente, e scalderebbero semplicemente una sedia diversa.
Dai hai dimenticato di dire che ti manca (quando non lavori da casa) anche qualcuno che, anche se hai cercato di pettinarti, ti dice : “ma cosa hai fatto ai capelli oggi” e sta lì a inseguirti con una spazzola anti elettricità!
Vero, e mi riempie la scrivania di prodotti anti-crespo e anti-frizz, peraltro tutti inutili :-)
Lavoro da cassa ormai da due anni e lo detesto… ma poi mi capita di andare per un sacco di giorni di seguito a lavorare in redazione e… mi mancano le mie traduzioni a piedi scalzi, con il pc portatile sul tavolo di cucina, in mezzo a dizionari, libri di ogni genere e Bruska (la mia labrador)che appena muovo il culo dalla sedia per prendere un bicchier d’acqua si alza di scatto e mi fissa con sguardo inequivocabile: “Usciamo, usciamo, usciamo?”… desidero sempre quello che non ho?
…. e andare in ufficio in mutande? ;-)***
Io sono già tanto sciatta quando esco che non oso pensare se restassi a casa. E poi odio rimanere in quell’atmosfera da influenza o morbillo che mi ispirano le giornate domestiche.
Il telelavoro fatto a modo, magari alternandolo con giornate in ufficio, ha innumerevoli vantaggi anche perche’ ad esempio evita che migliaia di persone si spostino tutti i giorni in macchina senza avere un valido motivo per farlo…
Denisocka: volere quello che non si ha è, ahimé, condizione dell’animo umano ;-)
Princy: non male come idea. Magari poi concedono il telelavoro per cause di forza maggiore!
serpe: no, a me non dispiace e penso come christian che potrebbe essere anche molto utile alle nostre città. Si tratta di uscire spesso comunque, quello sì, per non impigrirsi troppo…
blimunda: in piu’ sono convinto che potremmo riallacciare molto di piu’ un legame con la realta’ in cui si vive, fatta di vicini, negozi, e via dicendo. A che pro fare decine o centinaia di chilometri soltanto per spostare il sedere da una sedia all’altra? certo, questo non significa che ogni lavoro possa essere fatto a distanza, ma credo sia davvero possibile migliorare il lavoro e il nostro ritmo di vita evitando il pendolarismo selvaggio e favorendo i giusti movimenti naturali come quello della passeggiata o della spesa sotto casa…
non lavoro a casa, ma quando sono a casa non c’è sciattona che mi batta… in questo momento pantaloncino, maglietta, ventilatore, seduta su letto sfatto, pila di panni da stirare, lavatrice in funzione e acqua sul fuoco… marito in soggiorno, stesso atteggiamento: kekkazzo, è sabato, rilassiamoci… servirebbe una colf…
io di sabato ero in ufficio a seguire i lavori per installare i condizionatori… per una volta una fatica e una sudata che ne eviteranno molte altre…