Leggo quasi con sollievo che una delle ragioni per la bassissima natalità italiana (qui la spiegazione della regista Silvia Ferreri) non è solo colpa di noi sventurate carrieriste edoniste egoiste e tutto quello che vi viene in mente con suffisso -iste.
Secondo una ricerca dell’università Cattolica che incrocia i dati di un’indagine Istat del 2003, infatti, a 35 anni quasi il 50 per cento degli uomini rimanda la paternità , mentre il 75% delle donne ha già un figlio.
Alessandro Rosina, il demografo della Cattolica responsabile della ricerca, spiega che un attesa così lunga da parte dei padri non si verifica in nessun altro paese occidentale, e che questa si chiama sindrome del ritardo e colpisce la metà degli uomini italiani.
Secondo la sociologa Chiara Saraceno, questo ritardo è dovuto al fatto che in tempi di presunta parità , con donne che lavorano fuori casa tutto il giorno, oggi fare un figlio per un padre significa anche doversene occupare. E quindi ci pensano bene. Mica scemi.
Per cui intorno ai 35 anni, linea di spartiacque in cui, generalmente, il nostro orologio biologico ticchetta (al mio si deve essere scaricata la pila anni fa, N.d.A.) il loro si ferma del tutto.
Ma non so perché, qualcosa mi dice che a loro nessun medico di base farà mai una scena come quelle che subisco io.
Io di anni ne ho 30, ma i miei stanno già cominciando un’opera sotterranea di convincimento. Ma proprio non voglio saperne per ora. Ho già una vita complicata senza figli. Se ne faccio uno in questo momento smetto di vivere. La cosa peggiore è quando ti paventano la possibilità che aspettando non possa più averli quando li desideri. Come se fosse la peggiore tragedia della vita non avere figli…Ciao!
Cara Teresa, che dirti? Resisti. Perché io che di anni ne ho 33, oltre alle pressioni dei genitori, subisco quelle delle amiche-con-figli: “Ora tocca a te eh?” “Ma quando ti decidi? Guarda che poi è tardi”.
Secondo me lo fanno perché sono invidiose. Ti vogliono vedere entrare nel loro tunnel di urli, notti in bianco e pannolini…
Già, e quando avrai il pancione, come scriveva la Littizzetto, le tue amiche single ti diranno: che bello, quanto ti invidio!E poi se ne andranno in discoteca, mentre tu resterai a casa, con questa “carriola senza ruote sul davanti”…Grande Luciana!
Mi associo al club delle tardone. Trentatre anni e nessuna voglia di ospitare un bambino, in pancia o altrove.
O meglio: la voglia c’è, ma non è così pressante :D
Ecco si, diciamo che è più un pensiero lieve che arriva ogni tanto…
Interessante questa “versione maschile” sulla denatalità! Vero che gli uomini sono spaventati dalla possibilità di doversi occupare dei figli, ma vorrei aggiungere… non sarà anche la “sindrome di peter pan”? Gli uomini devono uscire dal ruolo di figli (si, anche figli delle loro compagne) per diventare padri a loro volta? Scusate il pessimismo, ma vedo parecchi uomini così intorno a me e vedo anche donne che dicono di dover “convincere” il loro compagno per avere un bambino, cosa che trovo a dir poco assurda.
Salve,
la mia compagna mi ha imposto di fare un figlio a tutti i costi.
Adesso che Mario è nata io me ne frego e quando lei, disperata ed esaurita dai compiti delle maternità, cerca di coinvolgermi nei cambi di pannolini, pappette, visite dal pediatra ecc. ecc. io le rispondo: hai voluto la bici ? Ora pedala.
Fare un figlio è un peso al piede, costi esorbitanti (1500 euro solo il primo corredino tra lettino seggiolone, vestiti, sedia per auto ecc. ecc.) 75 euro per esempio il primo paio di scarpe e non vi dico per i pannolini.
NON FATE FIGLI godetevi la vita per quel poco che ci resta da vivere.
(tocchiamoci le palle).
CIAO
Non mi piace dare risposte, pongo qui di seguito quelle che assumo fin da ora come mie opinioni e mie ipotesi e di cui ne chiedo qui un parere.
– assenza di modelli maschili x i fgli, (figli maschi senza padri nelle separazioni vivono con un modello matriarcale nell 85% dei casi)
– assenza di modelli maschili anche a scuola (98% corpi insegnante femminile alle elementari fino al 67% alle superiori)
– i figli maschi assistono alla fine che fanno i padri nelle separazioni.
(in teoria la legge definisce il gli obblighi del coniuge non affidatario che é quasi sempre il padre)
– i media costantemente danno addosso al maschilismo in un modo che sembra piuttosto annientare l’identita maschile (che non riguarda il maschilismo).
Da tutto cio e non solo, deriva l’insicurezza dei figli maschi che faticano ad assumere l’identita maschile e di conseguenza non si vedono nella veste di padri, in quanto perdenti per destino nelle separazioni.
Altra mia opinione, il problema del futuro dei figli maschi non sarà la sindrome di peter pan, ma il dilagare a fiume dei hikikomori pet il 90 % di sesso maschile.
Ultima domanda, non sarà il caso di mofificare le cose considerando definitivamente uomini e donne come persone piuttosto che come maschi e donne?
Ciao