Stipate all’inverosimile, allevate in condizioni spaventose, spesso imbottite di farmaci (che mangiamo pure noi).
Le galline ovaiole allevate in batteria sopportano una vita di torture. Non solo: secondo la denuncia di LAV, Lega Antivivisezione, sono fuorilegge, in Italia, gran parte delle uova di gallina prodotte dai nuovi impianti in funzione dal febbraio del 2006. Nonostante la censura della Commissione Europea, risultano sistematicamente violati gli standard e la densità d’allevamento, con gravi conseguenze per il benessere di questi animali.
Siccome di solito m’indigno soprattutto quando vedo maltrattare animali cosiddetti da compagnia e trascuro quelli di cui mi cibo, questa volta non voglio cadere nello stesso errore e segnalo la campagna della LAV che sabato 8 e domenica 9 marzo sarà presente nelle piazze delle principali città d’Italia. Lo scopo è raccogliere firma per la petizione rivolta al nuovo Governo affinché si impegni a confermare la data del 1° gennaio 2012 per la messa al bando delle gabbie di batteria per le galline ovaiole.
Se nel frattempo volete informarvi, qui il video e altre notizie sulla campagna.
Penso di avere sentito anche una bella pubblicità alla radio per questa iniziativa. Io compro sempre le uova con l’indicazione “allevate a terra” anche se poi chissà cosa si intende precisamente. Povere bestie. Pensa che fino a qualche anno fa, le uova per noi erano solo quelle delle galline che teneva mia nonna. Da bimba le conoscevo addirittura per nome ed era una festa quando c’erano i pulcini. A casa di mia nonna c’è ancora il pollaio con un bel pezzettino di terra recintato. Ma a volte la nonna lasciava uscire le galline fin nel prato davanti a casa e poi, al tramonto, le faceva rientrare dicendo ritmicamente “a lèt a lèt a lèt”.
Che bel ricordo, spikette. Anche io ho i parenti in Toscana che, tuttora, hanno le galline. Quando li vado a trovare è una festa e si torna a casa con le uova incartate strette nel giornale. Buonissime!