Genova per chi?

I liguri sono di due categorie: quelli attaccati ai propri luoghi come patelle allo scoglio che non riusciresti mai a spostarli; e quelli che per casa hanno il mondo e dovunque siano si trovano come a casa loro. Ma anche i secondi, e io sono dei secondi, tornano regolarmente a casa, restano attaccati al loro paese non meno dei primi. (Italo Calvino)

bigo

In questi giorni di festa ho avuto il tempo di girare un po’ per la mia città. Con grande gioia, come sempre, e la solita spina nel cuore degli emigranti. Ritrovando anche quei luoghi comuni che combatto ferocemente quando qualcuno me li spiattella davanti, ma non posso fare a meno di notare se mi ci trovo in mezzo.
Un giorno ho pranzato con il mio guru hi-tech in un baretto di Piazza della Vittoria che ci ha offerto il meglio dell’accoglienza genovese:
“Volete i panini? E’ meglio che vi alzate a vedere cosa è rimasto, facciamo prima”.
Ci alziamo e dalla vetrina ci guardano perplessi due focaccine unte, un paio di panini ciancicati, una pizzetta con la mozzarella rappresa che riflette la luce meglio dello specchio ustore con il quale la mia amica Roberta si abbronza in Corso Italia, mentre io nello stesso momento ma 150 km più su gratto via il ghiaccio dai vetri della macchina.
Ridacchiando torniamo al tavolo e il mio amico, che ovviamente invidio perché è riuscito a rimanere a vivere qui, si sente quasi in dovere di scusarsi con la ex genovese da anni milanese:
“Sai come sono qui a Genova…è un po’ come se ti facessero un favore a venderti un panino”.
Lo so, lo so eccome.

Dopo pranzo mi godo i vicoli e proprio in Vico della Casana trovo un negozietto di bigiotteria delizioso con in vetrina due orecchini che mi catturano: ovviamente devo averli. Entro e la signora, gentilissima, mi serve e a un certo punto se ne esce con:
“Ah, questa deve essere la giornata degli stranieri”.
Stranieri? Ma chi, io? Oddio forse ho allargato un po’ troppo una vocale “e” mentre le parlavo. Forse gli anni milanesi hanno annacquato a tal punto la mia cantilena che i conterranei non mi riconoscono più.
Protesto timidamente:
”Ma come straniera, signora? Intendeva me?”
”Ah no scusi, non straniera, volevo dire furesta”.

Valle a spiegare che qui ci sono nata e ogni giorno che mi sveglio a Milano penso a come ritornare. Come se non lo sapessi che chi va via è furestu per sempre, anche se si smazza il Turchino tutti i finesettimana.
Sento l’eco delle parole del mio guru ligure: “Sai, te lo ricorderai, qui sono chiusi verso tutto ciò che arriva da fuori”.
Mi sa che ormai arrivo da fuori anche io: né carne né pesce, due non-città con due non-appartamenti.

E nemmeno un posto dove sentirsi a casa.

12 thoughts on “Genova per chi?

  1. Sono solo due episodi, Bà. Che poi, andando solo nei fine settimana a Genova, tu ti senta straniera sia lì che a Milano, questo ci può stare, ma anche se mi farei tagliare un braccio pur di non contraddire Andrea, questa chiusura dei genovesi per me è leggenda metropolitana.
    Comunque, per mangiare un panino senza rischiare la vita, vai a via Cesarea. Subito dopo l’incrocio con via XX settembre, superata la Fnac, sul lato opposto, il secondo bar, quello con il gazebo esterno.
    Per un pranzetto fatto bene, invece, il ristorantino a Palazzo Ducale, al primo piano e mezzo. Ci sono un paio di tavoli davanti ai finestroni, dove puoi mangiare con la fontana di piazza De Ferrari davanti agli occhi. Uno spettacolo meraviglioso.
    Tu lo sai tanto che voglio diventare famosa solo per ottenere la cittadinanza onoraria, vero? :D

  2. Nemmeno un posto dove sentirsi a casa… che tristi, che belle e che vere queste parole. Per alcuni, evidentemente, è un destino: a me è successo l’opposto, campagnola per radici e scelta mi sono trovata da sempre a vivere, studiare, lavorare a Genova, per cercare di fuggire via non appena posso. Tu vivi a Milano e sogni Genova, io vivo a Genova e sogno la nebbia. Ma a volte pesno che ormai neanche là mi sentirei a casa, o che forse siamo privilegiate: casa nostra è ovunque :-)

  3. @Tittyna: io adoro il Granristoro in Sottoripa…ma, davvero, fuor di metafora paninesca: non è leggenda metropolitana. E a me questo understatement piace pure, lo sento molto mio. E’ solo che all’improvviso questa chiusura l’ho avvertita anche verso di me.
    @serpe: ottima soluzione: casa nostra è ovunque. Me la rivendo!

  4. già Genova
    per me aliena da sempre, pur essendoci arrivata a soli sei mesi di vita, sapevo che non era casa mia mia :(
    per anni ho sognato la nebbia (serpe, che sia la stessa nebbia?) finché l’ho ottenuta … e adesso inveisco perché il bucato non si asciuga :lol:
    ma qui sto bene ;)

  5. Ti capisco. Io nata a Napoli ogni giorno mi sveglio e vedo…Udine.
    Con tutto il rispetto per Udine, ma non è la stessa cosa!

  6. JillL: casa è dove si sta bene. Anche se il bucato non si asciuga. Ognuno deve trovare la sua.
    Dania: da Napoli a Udine, fose sei messa peggio di me…

  7. Sulla strada Genova – Milano bisognerebbe scrivere qualcosa, un libro: ne esistono? Dico sul serio, ci sono così tanti intrecci di storie e di persone, a cominciare da De André.

  8. x Marco
    Lettera a Rebecca(perché sono genoano)di G. Roy
    (scusa l’intromissione Bli :oops: )

  9. JillL: ma di che, anzi grazie, non ne avevo idea.
    Marco: per me va bene, conosci mica qualche casa editrice? (ok, ok…). A proposito di De André, c’era un bello speciale in tv qualche sera fa (purtroppo si avvicina l’anniversario della sua morte) e parlando di Genova ha detto qualcosa come “Sono andato via perché a 20 anni, se vuoi fare qualcosa, devi lasciare questa città. E così ho fatto, per poi iniziare a rimpiangerla”.

  10. Pensa che almeno una radice sicura ce l’hai; casa tua, quando torni a Genova. Io, nata e vissuta 22 anni a Torino, là non ho più nulla, solo qualche ricordo. Qui a Genova ho trascorso l’altra metà della mia vita, ho casa, ma non la sento mia come città pur amandola come sai…

  11. Placida: vero, casa della mamma. Anche se confesso, da quando legge il blog, soprattutto le mie invettive sui pranzi di famiglia, non sono più così certa di trovare un porto sicuro. Secondo me ha cambiato la serratura.

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