Il giornalismo è morto, viva il giornalismo

Se ti fanno un monumento quando sei ancora vivo, o sei Fiorello a La storia siamo noi o è un brutto segno.
Succede al giornalismo, appena mummificato nelle 14 stanze del Newsmuseum di Washington: la storia dell’informazione dai primi manoscritti fino al blog.
Aggiungeteci qualche dato: negli ultimi tre anni i giornali in America hanno perso il 42% del loro valore di mercato. Time ha licenziato il 14% dei suoi redattori. Newsweek, negli ultimi 20 anni li ha dimezzati. I primi quotidiani nazionali americani hanno perso 1,4 milioni di copie in quattro anni; contestualmente però guadagnano lettori online. E anche business: la redazione online del Washington Post online contribuisce al 15% degli incassi. Senza che però questo aiuti a rafforzare il brand di una testata che, forse, continua ad avere ancora un po’ di importanza per la nostra generazione, ma è assolutamente ininfluente per quelle nuove. Sempre negli Usa, solo il 19% delle persone fra i 18 e i 34 anni dichiara di dare un’occhiata a un giornale, e nei 2/3 dei casi, se si tratta di quotidiani online, ci si arriva di sfuggita, per caso, da Google e non dalla homepage*.
Diamo un’occhiata da noi: Martha Stone di World Association of Newspapers, in Italia per un giro di conferenze, si sgola a spiegare come il futuro sia in un’unica redazione: basta alla divisioni fra redattori “offline” e “online”, un unico modello per trovare e trattare le informazioni. (Qui c’è un esempio di ciò che sostiene). Modello che in Italia, per quanto riguarda i grandi quotidiani, non esiste, mentre perdura la divisione fra giornalisti di serie A e di serie B, carta e online.
Contestualmente Grillo, parzialmente sconfessato da Travaglio, raccoglie le firme per abolire l’Ordine dei Giornalisti.
E io mi chiedo: ma cosa c’entra in tutto questo l’Ordine dei Giornalisti? Può essere vecchio, magari poco efficiente, dovrà cambiare, ma siamo sicuri che sia l’Ordine a impedire il libero accesso e soprattutto il rinnovamento della professione alla luce della strombazzata rivoluzione digitale? Più o meno ogni uomo sa riparare un tubo che gocciola, ma non per questo si definisce un idraulico e può rifare un bagno, per dire. Io sono convinta che un minimo di regole ci vogliano, sopratutto quando, e lo vedo quotidianamente, la maggior parte dei navigatori non distingue un forum da un blog da un articolo.
Vogliamo parlare, magari, di contratti anacronistici che terrorizzano gli editori e scoraggiano di fatto ogni nuova assunzione, che permettono ad alcuni giornalisti di non inserire un link perché “non di loro competenza”, che impediscono il ricambio generazionale? Vogliamo parlare di eccessiva tutela dei privilegi acquisiti e di menefreghismo totale verso l’esercito di precari e abusivi che affollano le redazioni?
Nuovi contratti, che prevedano nuove mansioni, che liberino nuove assunzioni di giovani motivati e pronti a misurarsi con le nuove tecnologie. Poi, l’Ordine ci può stare o non ci può stare, ma non è certo quello lo scoglio più grande.

(* Dati da Io Donna, 19 aprile, e da Tabloid).

5 thoughts on “Il giornalismo è morto, viva il giornalismo

  1. sono completamente d’accordo con te anche perchè si tende a dimenticare una variabile fondamentale in tutta questa questione: le scuole per l’accesso alla professione. ne nascono come funghi e tirano fuori per lo più disoccupati che pur avendo fatto 2-3 stage presso una redazione “grande” non sono affatto in grado di fare giornalismo.

    A ciò ci aggiungerei anche che la professione non riesce a stare al passo con i tempi e mi riferisco per esempio alla grande massa di freelance (me compresa) che non ha tutele ma che, in alcuni casi, manda avanti dei giornali permettendo ai privilegiati di scaldare tranquillamente una poltrona e fare desk selvaggio.

    Io l’Ordine non lo abolirei ma lo riformerei… almeno quello di Roma!

  2. Sono perfettamente d’accordo con te! In quanto a Grillo, secondo me, da buon teatrante, un po’ ci marcia. ;-)***

  3. onestamente capissi cosa vi serve l’ordine… potrei anche pensare di lasciarvelo:)
    ma se serve solo a sospendere la parodi perchè ha fatto una pubblicità…. come se noi “la gente” fossimo così coglioni* da non capire quando una parla al tg o fa uno spot per un detersivo allora abolitelo pure
    *Risultati della ricerca
    Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
    Ricerca di “coglioni” [Index]

    Vai a: Navigazione, cerca
    La pagina “coglioni” non esiste

  4. L’ordine può anche rimanere, però non come ente pubblico.
    Dev’essere una libera associazione tra privati con l’iscrizione facoltativa.
    Un giornalista in gamba non deve aver paura della concorrenza.

  5. E’ vero che l’idraulico deve saper fare l’idraulico, come il barista deve saper fare il barista e come il comico deve saper fare il comico. Nonostante questo non esiste né l’ordine dei baristi né quello dei comici.
    In realtà preferisco la parola “corporazione” alla parola “ordine” perché rende meglio merito all’origine fascista di questo istituto. Ma al di là di questo credo che ci sia semplicemente bisogno di bravi editori in grado di saper scegliere bravi giornalisti (e la tessera, in questo senso, è inutile).

    A pressto,
    Manuel

    PS: Domenica 20 aprile il Papa era in visita negli Stati Uniti e Condooleza Rice era appena volata in Iraq. Ciò nonostante il TG5 apre l’edizione delle 13 con la notizia dello strangolamento, a Roma, di una donna di 83 anni.
    Del Papa (che apre il TG domenicale da 20 anni!!) si continua a non parlare anche perché la seconda notizia data riguarda uno stupro avvenuto,
    anche questo, a Roma.
    Nell’ultimo mese la capitale è stata presentata come una sorta di Caracas del Tirreno… poi apro un giornale Francese e leggo che in una statistica europea di pochi mesi fa Roma veniva definita la capitale “la plus sûre d’Europe”. A questo punto ripensi al TG5 e ti sorge un dubbio:rincoglionimento redazionaei di gruppo o malafede? Si è autorizzati ad “alimentare il falso” all’ombra della tessera dell’Ordine?

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