Vi hanno parlato dei fastidi della gravidanza.
Vi hanno anticipato i dolori del parto, con dovizia di dettagli splatter non richiesti.
Vi hanno avvertito che, dopo la nascita, la vostra vita sarà una tragedia.
Ma nessuno che abbia speso una parola sulle gioie, ma soprattutto i dolori, dell’allattamento.
Tranquille: ci sono io a colmare questo enorme vuoto.
L’allatto alletta
Allattare, lo dicono tutti, fa bene. Al bambino, che si nutre in modo naturale, intensifica il contatto con la mamma e assume i necessari anticorpi.
Alla mamma, che si rimette in forma più rapidamente (allattare stimola le contrazioni che riportano l’utero più o meno al suo posto, dopo la fase Grande Cocomero).
Al portafoglio, visti i costi osceni, in Italia, del latte in polvere.
Contestualmente, allattare fa un male boia.
Le prime due settimane
Ogni volta che quella deliziosa idrovora che è tuo figlio si aggancia vengono giù le lacrime, come quando prendi un pugno sul naso o sbatti nella tapparella lasciata aperta a metà (mai successo?)
Ciononostante, resisti stoicamente controllando che l’idrovora di cui sopra si nutra adeguatamente e abbia collo e sederino ben sostenuti. Risultato, capezzolo usato a mo’ di chewingum e torcicollo in agguato. Quando credi che la tortura si sia protratta a sufficienza e tenti di staccare la sunnominata idrovora, essa succhierà ancora più voracemente, producendo infine il tipico suono detto “della bottiglia di champagne”, ma con risultati molto meno gradevoli. Dolore alle stelle. Seguono crosticine, taglietti, insulti e improperi pronunciati a mezza voce per non turbare la creatura. A volte, dopo le prime due settimane migliora. A volte.
A richiesta o a tempo?
Come in tutto ciò che riguarda la riproduzione umana, ci sono differenti scuole di pensiero. Fazioni agguerrite che si fronteggiano con grinta e veemenza degne di miglior causa. Semplificando molto, oggi va l’allattamento a richiesta. Leggi: a tette nude tutto il giorno, pronta a infilarle in bocca al pupo al primo accenno di pianto. Molto in voga tra genitori e pediatri bambinocentrici, come si usa adesso. L’altra opzione è quella di far rispettare, almeno vagamente, un intervallo di tre ore fra una poppata e l’altra. Innegabili, a parer mio, i vantaggi per la madre, che riesce a respirare prima di riprendere la routine pannolino-poppata-ruttino-capriccio del “non voglio dormire”- ripannolino etc, ad libitum. Teoria supportata anche da un bel libro come Il linguaggio segreto dei neonati, secondo il quale i bambini anche piccolissimi sono estremamente abitudinari e quindi amano avere una routine. Come sempre, idee personali: ognuna, poi, è libera di fare ciò che vuole e io continuo a sognare un mondo perfetto dove le donne non si levino al pelle le une con le altre e non stigmatizzino, additino, contestino le scelte altrui. Un sogno, lo so.
Perché io valevo
Diciamolo: passiamo decenni della nostra vita a fare mutui per acquistare creme costosissime effetto tensore, rassodante, rimpolpante, anti smagliature, stop ai cedimenti. Ci sottoponiamo di buon grado a orride docce gelate, spugnature con ghiaccio e sfiancanti sessioni di pettorali per contrastare la forza di gravità , madre natura e il tempo che passa, e conservare un seno il più lontano possibile dal temuto modello “a orecchia di cocker”. E poi, improvvisamente, lo sottoponiamo a tiraggi, trazioni, masticature. E non dimentichiamo gli impacchi di acqua ben calda per favorire il flusso del latte (e il crollo subitaneo dei tessuti).
Saremo schizofreniche, sì?
Il tiralatte
Ovvero, la macchina infernale. Senza averne mai visto uno, vado in farmacia per noleggiare quello elettrico. Il solerte farmacista mi fa firmare una quantità di moduli (credete davvero che potrei rubarvi quest’orrore?) e poi mi consegna un sacchetto con un biberon, un curioso oggetto conico e un cordino di caucciù.
“Buongiorno, grazie”, faccio io tentando di guadagnare la porta. “Dove va? Passi dietro il banco che c’è il resto”.
Il resto? Sì. Un macchinario del peso e dimensioni di un televisore, ma uguale in tutto e per tutto a un compressore per la vernice. In pratica, attacchi l’oggetto conico al seno (sempre quello che hai curato amorevolmente per vent’anni affinché non crollasse), colleghi i fili e oplà , il compressore sbuffa strizzandoti come un limone. Da provare in cucina, la sera tardi, quando sei in debito di sonno. Sensazione di straniamento assicurata.
Questa si che è autoironia! Orecchie da cocker…hihi hi…. ;-)***
Mi vien da piangere… Cosa devo dire io che prima di entrare in gravidanza avevo una sesta di seno e ora contina ad aumentare? Mi sento una mucca, ti giuro… Era già enorme e poco sostenuto prima, chissà poi. Crisi.
Finalmente qualcuno che parla chiaro. Nonostante abbia avuto svariate sorelle e amiche con figli, nessuna che abbia speso una parola sui dolori dell’allattamento! Quando l’ho scoperto e incredula ho chiesto un po’ in giro, tutte mi hanno (timidamente) risposto “eh si… fa male, ma solo le prime settimane”! Ma perché non dirlo?
All’allattamento due ti posso dare un paio di dritte:
– manda in c@#o la Sigra Chicc* e compra le coppette assorbilatte in silicone (si chiamano Lily Padz) durano finchè ti va la figlia all’università, le lavi e le rimetti e ti proteggono la tetta dallo sfregamento, che è ciò che ti uccide quando la piccola si attacca. Fidati, investi un paio di decine di euro e vedrai che allatti come se niente fosse. (MUUUUUUUUUUUUUUUU)
– il tiralatte restituiscilo e comprane uno manuale, costo 29 euro, magari l’isis di Avent. In otto minuti 125cc di latte da una parte sola! Oggi ho fatto il record :)
Ora vado che la fattrice mi deve mungere. Un bacione :D
ma a cosa ti serve il tiralatte? io non l’ho mai usato e credo di avere allattato almeno 8 anni della mia vita. è vero fa male un pò ( chi più chi meno) ma solo le prime settimane, io le coppette non le uso mi sembra solo di fare una marea di immondizie in più ho dei fazzoletti di stoffa in borsetta e me li metto quando mi sento che comincio a spandere. penso, alla faccia di tutte le più grandi marche per bambini, che le nostre nonne facevano a meno di tutte quelle cavolate che ti vogliono affibbiare, quindi possiamo arrangiarci anche noi ( sto cominciando a dare la mela a Sara: l’altro giorno ho preso la mela, la grattuggia, la bavaglia, e sono andata fuori casa in csmpsgna, mi sono però diemnticata il cucchiaino ed essendo fuori dalla civiltà non c’era nessuno che potesse aiutarmi , però ho scoperto che mettendo la mela tra due dita e lasciandogliela succhiare e più facile per lei perchè assomiglia di più a un capezzolo, beh insomma mi sono arrangiata).
Ieri mia figlia di 18 anni è andata in farmacia e mi ha raccontato questa: è entrato un uomo che ha chiesto del latte in polvere, la farmacista gli chiede quanto tempo ha il bimbo e lui dice che non ha neanche un giorno ( chissà se a questa mamma verrà la montata?) poi chiede un biberon, al che la farmacista gli dice che deve prender le pastigli per sterilizzarlo, Insomma Marta ( mia figlia) rideva dicendo: lo ha spennato come un pollo. io continuo a dire che allevare figli è più facile e meno costoso di quello che ci voglion far credere. ciao. Emanuela
Emanuela, beata te che non hai avuto bisogno delle coppette. Ci sono donne che al tempo si imbottivano di panni per non esondare, e oggi cercano metodi alternativi. Firmato: la signora TettaVajont :D
tettavajont anch’io! dovevo cambiare le lenzuola (e la camicia da notte, e il reggiseno) tutti i giorni… e ho una seconda – all’epoca diventata una terza.
io piangevo piangevo piangevo piangevo ma mai una che mi tirasse fuori le tette
Hai detto bene! MI ricordo che quando nelle primeil mio primo si attaccava, all’inizio dovevo reprimere il desiderio di staccarlo e lanciarlo sul pavimento… e mio marito quando mi attaccavo il tiralatte (che tra l’altro fa un rumore orrendo) mi chiamava la Granarolo..
mai provato il brivido della ragade o dell’ingorgo? eh, quelle sì sono esperienze!
PourParler: tranquilla, non è detto che esplodano. E’ tutto molto soggettivo. E poi comunque tornano normali (più o meno!)
je: perché la madre, per definizione, deve essere martire. Se no ce gusto c’è?
BlackCat: grazie! Ti farò sapere!
Emanuela: sono d’accordo con te sui gadget inutili e costosissimi della maternità. Ma a me il tiralatte serve perché lavoro e non posso essere in casa per tutte le poppate…
terra: io pochissimo latte, appena sufficiente. Non esondo (per ora!) E, sempre per ora, niente ragadi e ingorghi. Ma c’è tempo…
Luca: sai che c’è, il pianto di un neonato ha degli acuti che è impossibile ignorare. Forse non urlavi abbastanza…
pellegrina: sì, esatto. L’istinto del lancio c’è eccome.
E vabbè, una sta zitta per non scoraggiare le partorienti, che poi si viene accusate di terrorismo psicologico. ;-)
L’unico consiglio che mi sento di darti è: stai attenta a bilanciare le poppate, stesso tempo ciascuna tetta, rischi di trovarti con una tetta più grossa dell’altra perchè più stimolata. E poi ti ritrovi con un’orecchia da cocker e una da bassethound.
Sono allibita: dopo tutte quelle scene nei film dove si vede la madre che allatta il figlio con espressione beata! Ma allora non mentono solo sul principe azzurro -.- Dopo aver letto questo post ho chiesto lumi a mia madre e mi ha detto che lei in gravidanza si strofinava tutti i giorni i capezzoli col guanto di crine per farli diventare praticamente insensibili al dolore. Ahhh ho avvertito uno spasmo di dolore solo a scriverlo…
mia nonna me lo diceva “chi nu cianze nu tetta” sarà che io piangevo male:)
Dimmelo… dimmelo che rimpiccioliscono! Magari rimpicciolissero ç__ç
Ah, ecco, pur non essendo il tipo da arrivare ai record materni di Emanuela, mi sa che la penso come lei nella sostanza. A me l’allattamento è andato benissimo tutte e due le volte, proprio perché non mi sono mai fatta illusioni che dovesse essere tutta quest’esperienza magica e mistica che qualcuno dice, e quindi non ho avuto nessun trauma e nessuna delusione dall’allattamento vero :)
Coraggio e tieni duro. Il tiralatte può andare benissimo per stimolare la produzione, o anche per farsi delle scorte da far dare a qualcun altro quando tu non puoi (anche se a mio avviso sarebbe un po’ troppo presto, dopo venti giorni)… però non cadere nella tentazione perversa di usarlo “per controllare quanto latte c’è”, perché quella è veramente una mistificazione. Il mondo è strapieno di madri che non sono mai riuscite a tirare una sola goccia col tiralatte, però il bambino ciucciava e cresceva lo stesso…
saluti
Lisa
Ah, a proposito: per gli ingorghi non lo so, ma in generale le ragadi, se non ti sono venute nei primi giorni, non dovrebbero venire più… :)
paniscus, a me è capitato credo al terzo o quarto mese di allattamento, mannaggia. certi lacrimoni…
vabbe’, lo racconto. ho comprato il tiralatte a mano in occasione dell’esame da giornalista. la mia prima figlia, all’epoca, aveva 40 giorni. la notte prima dello scritto mi sono alzata non so quante volte per lasciarle una scorta di biberon in frigo. durante lo scritto sono dovuta andare in bagno a togliermi il latte china sul lavandino (con le colleghe che entravano e pensavano che stessi male). al mio ritorno, la bambina era sfinita e suo padre pure: non avendo mai messo in bocca una tettarella in vita sua, la pargola aveva rifiutato il biberon ed era a pancia vuota.
non per niente ho giurato che, se mi avessero bocciata, quell’esame non l’avrei ripetuto neanche morta.
terra: quello l’ho giurato pure io, anche senza tiralatte e figlia di 40 giorni. Nemmeno morta! Per fortuna è andata bene alla prima…
in ospedale ho trovato un’ostetrica che mi ha spiegato in che posizione doveva essere la bocca del bambino per non sentire dolore ed è andata bene da subito , così ho allattato il mio primo figlio per un anno , fino a quando nel giro di un mese mi si sono spaccati due denti per la decalcificazione .
Adesso ho un secondo figlio che sto allattando , due denti di titanio (bellissimi)
e gli integratori di calcio sempre con me .
Scusate il realismo ma a me è andata così .
Dimenticavo , niente ragadi!
dove siete finite non sento più nessuno, tutte dal dentista? e non vi ho detto della tibia
La tibia? Valentina, basta, questo è terrorismo psicologico! (Io, comunque, andrò a comprare le pastiglie di fluoro..)
Un pò vi invidio perchè non sono riuscita ad allattare mio figlio, è nato prematuro e ho potuto attaccarlo al seno dopo 40 giorni che era nato e ovviammente ha fatto una faccia talmente schifata che sembrava gli avessi messo in bocca il veleno.
Le gioie del tiralatte me le sono godute tutte, anche se non avendo il bambino a casa con me ho rischiato di essere arrestata varie volte per atti osceni ( abitavo a piano terra) io a tette di fuori e mio marito che aumentava la produzione e poi sputava e io che urlavo, panni caldi e tiralatte a siringa che fa diventare il capezzolo lungo lungo lungo che puoi usarlo come appendi accappatoio.
Quando una sera ho visto il tiralatte color rosso, ho capito che stavamo tirando sangue, e aimè altro che ragadi me stava proprio cascando ( il capezzolo)
Pensavo di ritrovarmi le tette pronte per essere usate come sciarpa, ma per fortuna sono tornate come prima, devo dire meglio, almeno leggermente più grosse.
HIhihi complimenti per la descrizione, mia moglie purtroppo sta sopportando la prassi!
Secondo me l’unico inconveniente dell’allattamento e’ che non hai piu’ spazio per te stessa ne giorno ne notte. Il mio pupo a. 5 mesi ciuccia ancora ogni 1/2 ore, sono sfinita.
Care mamme,
vi ringrazio per aver bilanciato con opportune e spassose descrizioni le sostenitrici della Lega del Latte (allattamento fino a 4 anni).
Vi comunico che, pesati i due piatti sulla bilancia del buon senso, ho deciso di non allattare e di andarmene tranquilla tranquilla a Roma a far l’esame da giornalista.
W il biberon (che le darà il papà architetto che, avendo lo studio a 20 metri da casa, può benissimo fare la sua doverosa parte)!
Mi sembra il minimo!
Ciao!
CIao!
Che peccato leggere di allattamenti dolorosi!
So che quando c’è dolore vuol dire che il bambino è attaccato male. Infatti, perché la natura avrebbe reso doloroso un atto legato alla sopravvivenza?
A volte ci sono operatori sanitari che dicono: “no no, è attaccato bene, è normale avere le ragadi7 sentire male” BALLE!
Allattare non deve fare male, magari può essere una sensazione fastidiosa i primi giorni perché non ci siamo abituate, ma NON DEVE fare male. Se capita vuol dire che qualcosa non funziona. E quando si allatta con le ragadi (ma come si fa? Che coraggio chi lo ha fatto) si odia l’allattamento…
In questi casi è meglio chiamare qualcuno che se ne intende, le consulenti della Lega per l’allattamento materno (non “lega del latte”) o quellle professionali (www.aicpam.org) per risolvdere il problema.
Cecilia, ma dove sta scritto che le “sostenitrici della lega del latte” (chi sarebbero? Le consulenti o le mamme affezionate?) dicono che si deve allattare fino a 4 anni???? :-DD
Io so che dicono questo che “l’allattamento dovrebbe idealmente proseguire finché mamma e bambino lo desiderano” Quindi se la mamma non lo desidera nessuno le impone di allattare… :-))
Ma cosa si fa quando il pupo gira il viso e non vuole succhiare, non vuole mai succhiare… Gli si da da subito il biberon?
Il mio bambino ha 2 mesi e io penso di aver attirato su di me tutte le possibili sfighe dell’ allattamento, pur essendo seguita un giorno si’ e un giorno no da una ostetrica bravissima che si occupa da 20 anni solo di allattamento. Per cominciare montata lattea fallita perche’ il mio bambino aveva l’ ittero e ha dovuto stare sotto la lampada UV per cui era costantemente addormentato, quindi ho dovuto attaccare il bambino il piu’ possibile, tiralatte per far tornare il latte e latte artificiale di aggiunta perche’ il bambino non cresceva, successivamente ragadi cosi’ profonde che mi hanno portato via meta’ capezzolo da entrambi i seni quindi il bambino non si attacca piu’ schifato per cui tiralatte fino a guarigione delle ragadi dopo 3 settimane, quando ho provato a riattaccare il bambino ritorno delle ragadi, ingorgo mammario seguito da mastite, seguito da ascesso, ora sono in attesa di intervento chirurgico di pulizia dell’ ascesso. Per tutta la durata dell’ allattamento inoltre ho avuto dolore lancinante (antidolorifici a go go) come di spilli quando cominciava ad essere prodotto il latte circa 30 minuti dopo ogni poppata. Ah, dimenticavo il senso di colpa che certe persone ti inculcano quando provi a dire che forse e’ il momento di passare al latte artificiale!!
Io sono del parere che bisogna tenere in conto per poter allattare di dover fare un po’ di sacrifici e di sopportare un po’ di dolore, ma questa esperienza mi ha convinto che oltre un certo limite si tratta di accanimento che non fa bene ne alle mamme ne ai bambini…
Che brutto leggere articoli del genere che parlano di una cosa naturalissima ed estremamente piacevole (lo dico per esperienza, sono mamma da 5 mesi e mezzo e allatto esclusivamente al seno da quando è nata mia figlia) come di qualcosa che implica dolore e sacrificio. Prima di partorire avevo già letto (purtroppo) questa pagine web ed ero terrorizzata dall’allattamento. Beh, posso confermare che, se il piccolo/a si attacca correttamente (nel caso non lo faccia basta chiedere aiuto e impratichirsi per le prime volte), è una delle esperienzepiù piacevoli e naturali che esistano. Lo scrivo per rassicurare tutte coloro che, come ho fatto io mesi fa, aspettano un bambino e, nel tentativo di documentarsi, si imbattono in cavolate del genere come quelle scritte sopra. Dico che NON è normale sentire male, avere ragadi e provare la sensazione che ci si sta sacrificando, in questo caso chiedete aiuto. Comunque basta al terrorismo psicologico ignorante!
Alice, ignorante nel senso che ignora è chi pensa che la sua esperienza personale sia l’esperienza di tutte. Ignorante è chi scrive “NON (in maiuscolo) è normale sentire male e avere ragadi”, quando centinaia di madri possono confermarti che purtroppo nel loro caso è stato normale. E’ sempre triste vedere una madre che giudica, sentenzia, pretende d’imporre il suo punto di vista come l’unico corretto a tutte le altre.
Nessuna ha la verità in tasca, nessuna conosce un modo migliore delle altre per essere madre, nessuna può essere così arrogante da giudicare. Ognuna trova la sua via, nel migliore dei modo, al meglio delle sue possibilità . Il talebanesimo dell’allattamento o di qualunque altra cosa non mi interessa, mi interessa la varietà delle esperienze.
Allora dovrebbe accettare anche l’esperienza di chi ha vissuto e vive l’allattamento come qualcosa di positivo, senza sentirsi colpita personalmente o “ghettizzare” chi come me (e mi creda non siamo poche, perché la normalità non è il latte artificiale!!!) non ha mai avuto problemi nel fare qualcosa di naturale. Ma non mi aspetto che lo faccia dall’alto della sua tuttologia
Alice, ripeto: accetto ogni esperienza, ma sul mio blog racconto la mia. Non tollero chi pensa che la sua esperienza, in quanto sua, debba diventare universale, debba essere l’unica ‘giusta’. Mi batto per un mondo in cui le madri non facciano le pulci alle altre madri stigmatizzando ogni decisione, ogni scelta diversa dalla loro, sì, anche quella di non allattare per motivi personali, paura, dolore, eccetera.
Salve, vedo che nonostante gli anni che passano il discorso sull’allattamento continua ad essere di moda. Pur rispettando le scelte di tutte, vorrei sottolineare anch’io che allattare non sempre è possibile. Dopo due allattamenti falliti (i miei bimbi non crescevano, il tiralatte non tirava un bel niente, il calo fisiologico non si recuperava a tre settimane dalla nascita…) finalmente trovo la pace fisica e mentale dopo un controllo di routine in senologia. La dottoressa, una donna energica e favorevole all’allattamento e dalla quale non ero mai andata in precedenza, quando le ho raccontato le mie vicende legate alla nutrizione dei miei figli ha storto il naso… poi lei stessa mi ha detto, dopo mammografia e ecografia: “Metta da parte i sensi di colpa, lei non ha tessuto ghiandolare valido, non è ben rappresentato… neanche facendo miracoli avrebbe potuto allattare”.
Amen e fine della discussione, almeno per me.
saluti x tutti!!!
Ho un bambino di 3 anni e a giorni nascerà la sua sorellina. Ho allattato il primo figlio per 9 mesi, ma dalla prima all’ultima poppata è stato un supplizio. Le ragadi iniziali mi sono passate con la lanolina, ma ho sempre avuto un’ipersensibilità ai capezzoli che mi impediva il contatto con qualsiasi cosa (calotte sul seno H24, che palle la notte quando si spostavano) e ogni poppata è stata dolorosa. La consulente della leche league mi ha rassicurata che la posizione di suzione era corretta, non è riuscita a individuare nessuna spiegazione per il dolore che sentivo. Ho stretto i denti e ho perseverato fino a che mio figlio, a nove mesi, ha smesso di cercare il mio latte spontaneamente.
Ora che nasce la seconda farò tutto il possibile per allattarla al seno, spero che l’esperienza passata mi torni utile. Ma se si ripresenterà una situazione analoga non credo che stavolta mi immolerò per 9 mesi. Preferisco vivere. :)
Sono molto colpita dal fatto che questo vecchio post continui a generare commenti e discussioni. E vi ringrazio tutte per le esperienza condivise. Leggendovi si consolida quello che pensavo: allattare è un’esperienza unica e ognuna ha il sacrosanto diritto d decidere cosa è meglio (anche) per se stessa.
Dopo otto anni il tuo articolo resta assolutamente attuale!
Pur continuando ad allattare, non ho remore nell’ammettere, dopo i dolori che ho tuttora ai seni (soprattutto dopo le poppate, immagino legati alla ri-formazione del latte perchè sento bruciore dall’interno, probabilmente ai dotti galattofori), che:
1) continuo ad allattare fondamentalmente perchè non ho testa di dovermi organizzare per portarmi dietro biberon, scaldabiberon, sterilizzatore, borsa frigo e quant’altro
2) Sono stufa che i miei dolori (e le mie ansie) vengano liquidati dalla frase: “Il bimbo poppa e cresce? Si? Tanto l’importante è quello.”
Sono passate piu’ di 4 settimane e ho ancora male. All’inizio avevo ferite ai capezzoli e rossore, ma ora sembra tutto a posto. Due ostetriche, di cui una specializzata in allattamento, hanno controllato l’attacco del bambino… tutto bene
Il dolore non e’ particolarmente intenso, ma si presenta a ogni poppata e dura oltre i primi minuti. E’ maggiore di notte. E tra le poppate sento spesso una sorta di bruciore.
E’ fastidioso sentirsi l'”unica” ad aver male, quella che ha male senza causa apparente e quella a cui il male non e’ passato dopo i primi giorni… per cui grazie, ora mi sento un po’ meno aliena…