Primo giorno di scuola. Con l’abaco

Quando ero felicemente childfree, di bambini non ne sapevo nulla. Ho sempre spento il cervello non appena le amiche già mamme mi raccontavano di allattamenti, pappe, scuola, malattie esantematiche. Perché poche cose mi annoiavano più della conversazione tra madri – le madri monolitiche, quelle “faccio la mamma”, per intenderci, che è un’attitudine, una categoria dello spirito, indipendente dal fatto che la madre lavori ‘anche’ o meno. L’effetto catalessi continua ancora, ma adesso qualche volta devo ascoltare, sia mai che impari qualcosa. Per cui perdonatemi, voi madri che in questo delirio chiamato scuola ci siete dentro da anni: per voi è tutto già visto e sentito. Ma siccome sto imparando facendo, ecco quello che penso del primo giorno di elementari di mia figlia – lacrime a parte, ché quelle ve le risparmio. E aggiungo che una cosa positiva c’è stata: ho un sacco di cose delle quali parlare al panel “Educare i figli ai tempi dei social media”, venerdì alla BlogFest. 

644252_10151658283752536_268786423_n

Penso che, visto c’è da acquistare un’intera cartoleria o, come ho scritto altrove, la fornitura per un anno per lo studio di Renzo Piano, e che il livello di dettaglio dei materiali richiesti, vedi foto sopra, sfiora l’assurdo (“cinque copertine di plastica verde, gialla, azzurra, trasparente e lilla”. Lilla? Non volete niente di indaco? E che male v’ha fatto l’ottanio, scusate?), sarebbe stato d’aiuto ai genitori ricevere la suddetta lista non dico a luglio, non dico ad agosto, ma chessò? I primi di settembre e non a scuola già iniziata, il venerdì. Impegnare i genitori che magari lavorano entrambi a una snervante caccia al tesoro al supermercato, tutti alla ricerca dello stesso stramaledetto quadernone a quadretti da 5 millimetri, con i margini mi raccomando, sfiora il sadismo. Corollario: invidio profondamente mia madre, che ha fatto la mamma quando era facile.

Penso che non sentivo nominare un abaco da quando, appunto, ero alle elementari e lo leggevo sul sussidiario. Io, ripeto, non so niente di maternità e sopporto poco quelle investite dalla scienza infusa appena uscite dalla sala parto, che hanno ampie nozioni di psicologia dell’età evolutiva, sanno già tutto su allattamento, omeopatia pediatrica e scuole migliori nel raggio di due chilometri da casa. Io non so niente, sto imparando facendo, e quindi sicuramente per bambini che usano quotidianamente l’iPad, mandano mail alla nonna e sbavano sull’iPhone di mamma l’abaco serve, senz’altro. Come servono i pennarelli, le matite e le montagne di carta che ci hanno chiesto – l’odore della carta, eccetera. Intanto l’adozione dell’ebook, ha fatto sapere il ministro Carrozza, è “prematura” e se ne riparlerà alla fine del 2015.

Detto questo, dove diavolo si compra un abaco, maledizione?*

Penso che sarà sicuramente giusto per le allergie, le intolleranze, per evitare il proliferare delle merendine confezionate e per altri motivi serissimi che sicuramente mi sfuggono (perché io di bambini non so niente, eccetera), ma la merenda consentita è di una tristezza unica. Benissimo frutta e verdura fresche, ma biscotti secchi, cracker e yogurt e quel severo (no cioccolato)! fra parentesi mi gettano nello sconforto. Sarà che io ricordo ancora le duecentolire di focaccia fragrante che compravo prima di entrare a scuola, ma questi bambini sembra che facciano la Zona, poveretti.

Penso che la faccenda dell’ora di religione sia il ricatto più fastidioso che si debba affrontare. Che dover scegliere tra essere coerente e rischiare di far sentire mia figlia “diversa”, a nemmeno sei anni, quando è difficile spiegare e quando l’appartenenza a un gruppo è così importante, sia crudele. Penso sia scorretto non ottenere risposta o ottenerne di vaghe e scocciate quando si chiede, a una settimana dall’inizio della scuola, quali sono le attività alternative all’ora di religione. Penso che dopo aver sentito Odifreddi a Mantova parlare di Lucrezio e spiegare perché ha ripreso in mano, ritradotto e commentato il De rerum natura nel suo Come stanno le cose, avrei tanto bisogno di un suo Manuale per genitori laici in uno stato che non lo è, che mi aiuti a dare a mia figlia gli strumenti giusti per decidere consapevolmente quello che vorrà fare in materia di religione, senza seguire la massa, senza seguire me, ma formandosi una sua idea e una sua coerenza. Non facendosi travolgere dai percorsi obbligati che nel 2013 sembrano ancora gli unici possibili, i più semplici, quelli che si devono percorrere per il quieto vivere.

Me lo scrive, per favore? Mi servirebbe tanto.

______________

*Ho scoperto nel frattempo che l’abaco si compra dall’imperturbabile cartolaia sotto casa che però vi chiederà: “Ma lei, l’abaco, lo vuole multibase o scalare?” e voi non saprete cosa rispondere ma penserete vi stia facendo una supercazzola.

7 thoughts on “Primo giorno di scuola. Con l’abaco

  1. Ti leggevo quando eri “felicemente childfree” e sono felice che il tuo stile non sia cambiato. Questo post mi ha fatto molto sorridere, ma quanto deve essere dura avere a che fare con una scuola che non sta al passo con il presente. Sì.

  2. spikette, grazie. Sai che alla fine la cosa più bella dei blog – che sono vivi, grazie a dio, nonostante tutti i socialcosi – è leggersi da anni, vedersi cambiare, ma restare ancora virtualmente in contatto? (E sì, è dura. Anche se la si affronta con ironia).

  3. Anche io ti leggo da prima, e non sai quanto mi conforta leggere questo post. Perché anche Sveva quest’anno inizia le elementari (scuola primaria, mi correggo) e mi trovo a fare le tue stesse riflessioni, comprese quelle dell’ora di religione. Solo che (fortuna ha voluto) la nostra lista di cartoleria è moooolto più breve e meno complicata, giusto matite, pennarelli, temperini e quaderni. Confesso che anche solo a leggere la tua mi son venuti i brividi!
    Un caro saluto
    Gloria

  4. Ciao Gloria, bello ritrovarti. Vale quello che ho scritto sopra a spikette: stiamo facendo insieme un pezzo di strada. Lunga vita ai blog :)

  5. si fidi di sua figlia, i processi che hanno portato l’uomo a parlare di Dio sono insiti in noi. Lasci che segua il proprio pensiero e risponda alle domande che le farà a riguardo non con il suo punto di vista ma con altre domande volte ad aiutarla ad avere i mezzi per formarsi una propria idea a riguardo. Mia madre ha fatto così, e sono molto contento che l’abbia fatto. Se posso, la conoscenza è la base necessaria per una qualsiasi critica, quindi non è tanto farla andare all’ora di religione ( Che io ero ben felice di non frequentare eheh) oppure no, ma piuttosto che cerchi di capire cosa è stato prima di lei: l’unico fine che deve avere una religione è quello di essere utile alla vita, per dirla con Nietzsche. Bisogna che ci si crei una propria idea di cosa sia sacro perché possa essere utile, concetti creati duemila anni fa non è detto che siano ancora funzionali, mentre la ricerca di cosa sia sacro per la vita sarà sempre funzionale al vivere meglio. inoltre da laico quale sono Le posso dire che credere in qualcosa aiuta a vivere, credere fermamente nell’uomo mi ha dato forza, ma non è la sola credenza possibile. in fondo come diceva piaget l’educazione dovrebbe creare persone che calcano nuovi terreni non che ripercorrono solo strade già fatte. Per altro pensi che io sto cercando un abaco Soroban e le assicuro che nessuna cartoleria di Milano ce l’ha e nemmeno sembra sapere cosa sia! eheh

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*
Website