Scarpe. Donne. Violenza sulle.

Queste sono le ‘Zapatos rojos’, oltre 100 paia di scarpe femminili dell’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet a Palazzo Ducale di Genova per la Giornata contro la violenza sulle donne. Cento passi spezzati che tornano a casa solo simbolicamente.

Questa è la foto della scarpa insanguinata che apriva la prima pagina de Il Secolo XIX l’11 agosto del 2007. Apparteneva a Maria Antonietta Multari, sgozzata dall’ex fidanzato in mezzo alla strada, fra la gente. Ex fidanzato già segnalato più e più volte per molestie, sospettato di un altro omicidio, ma libero di muoversi e perseguitare Maria Antonia, libero di accoltellarla. Allora avevo scritto questo post.

E poi ci sono le scarpe che compriamo, quelle del numero sbagliato – ma era un’occasione – quelle importabili che ci fanno male, quelle che basta indossarle e ci sentiamo splendide, quelle in colori improbabili, quelle delle quali parliamo per ore con le amiche, quelle che “non mi dire che hai comprato un altro paio di scarpe”, quelle “e adesso ora dove le metto, che la scarpiera sta per esplodere”, quelle sulle quali sospiriamo guardandole sulle riviste, quelle “con la giornata che ho avuto, dovevo proprio comprarmi un paio di scarpe”, quelle che ci regalano e ogni tanto ci azzeccano.

Le uniche scarpe delle quali dovremmo parlare, e invece.

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