Non andavo in biblioteca dai tempi dell’università . Quindi, almeno dieci anni.
Ma mi sono presto resa conto che tentare di scrivere un articolo più o meno sensato con una neonata in casa è impresa improba. Per cui, computer munita, ho chiesto asilo alla vicina biblioteca comunale, mentre la piccola era affidata alle amorevoli cure della nonna.
Mi si è aperto un mondo: addetti gentili, mari di libri e dvd da prendere in prestito, network interbibliotecario per farti avere tutti i volumi possibili nel giro di pochi giorni. Sarà che io ricordo la scalcinata biblioteca di Sestri Ponente, scaffali polverosi, libri consunti, bibliotecarie anzianotte e arcigne, stile golfino sulle spalle e occhiali sul naso. Oggi, mi dicono, trasferita in una nuova sede extralusso; arrivo sempre tardi. Oppure la bellezza austera e silenziosa della vecchia Berio, a Genova. Nella nuova sede dotata di gatto-mascotte non so; allora era splendida ma non brillava certo per efficienza.
Invece qui sembra tutto perfetto. C’è persino il collegamento wireless gratuito. Certo, per darti l’accesso vogliono la fotocopia di tutti i documenti in tuo possesso e ti danno codici e password in due buste chiuse separate che nemmeno alla Nasa, ma sorvoliamo.
Neotesserata, mi piazzo felice nella Sala Studenti (sic!) per vergare il mio articolo. L’età media è 17 anni, e chi dice che le nuove generazioni, youtube, il bullismo eccetera? Questi sono tutti silenziosi a capo chino sui libri, parlano pochissimo e sottovoce, sembrano super impegnati e se proprio devono fare due chiacchiere o fumare una sigaretta escono a due a due. Insomma, c’è ancora speranza, nonostante l’allarmismo a mezzo stampa sui giovani d’oggi.
Io, d’altronde, mi sento perfettamente a mio agio: jeans, felpetta, sneakers, capelli raccolti. Certo, mi guardano un po’ stupiti, ma che sarà mai?
Ovviamente lo strombazzato collegamento wireless non funziona. Smanetto per dieci minuti poi mi rassegno e inizio a scrivere.
Finché un ragazzetto con i jeans a mezza chiappa mi si avvicina timido.
“Signora”, dice indicando con un cenno della testa il mio computer, “Ma a lei le funziona il wireless?”
E lo dice con l’aria di pensare: “Ma figurati se questa sa di cosa sto parlando”.
Nota mentale: jeans e sneakers inutili. Per tanto così, domani vengo in tailleur. Sì, metto pure il foulard al collo. Filo di perle, anyone?
Io ci sono stato pochi giorni fa, alla Berio a Genova. Accesso a Internet limitato a tre computer scalcinati, residuato bellico di prima del ’94. Wireless? Quando ho chiesto, l’impiegato mi ha guardato come se gli avessi chiesto un rinoceronte verde. Sono infelice.
Federico: ma come? Mi avevano detto meraviglie della nuova sede, dandomi un motivo in più per rimpiangere Genova…che peccato, un’occasione persa.
Non frequento le biblioteche perchè mia moglie è allergica alla polvere quindi non so il livello
per quello che riguarda la password e i documenti sono obbligatori per legge.
Nell’albergo dove vado da 12 anni tutti gli anni quest’anno hall e zona bar coperti da spot wi fi hanno dovuto chiedermi, sebbene un pò imbarazzati, il documento per rilasciarmi pass e user id ma è obbligatorio
ah dimenticavo ti sento vicina signora
http://miarrangio.blogspot.com/2008/01/mi-scusi-signore-chi.html
tacchi 12…..vedrai che effetto avrai sui 18enni
Mio marito ad un suo amico che mi ha chiesto “signora lo vuole un caffè?”, ha detto sottovoce: “non la chiamare signora che ti prende a sediate”. Ma c’è di peggio, ci sono quelli che ti chiamano per cognome, cioè solo il cognome, come al liceo.
Ehm: io già qualche anno fa sono stata salutata con un “buonasera, signora” dal ragazzo della pizza. E avevo aperto la porta in jeans e felpina champion, nike, coda di cavallo. :-((
eh, a chi lo dici…
sabato sera passeggiavo con un po’ di amici in una zona di Roma di quelle strafaighe e ad un certo punto si avvicina un ragazzetto che ci chiede “che sapete ‘ndo potemo anna’ a balla’?”. Lo guardo, gli dico “vai sempre dritto, all’angolo trovi un paio di discopub carini”. Questo mi guarda e mi dice “grazie, ARRIVEDERCI”.
Colpo al cuore… neanche le mie scarpe da ginnastica da supergiovane mi salveranno più!
Attacca alla giugulare. Giugulare… GIUGULAREEEEEEE!
non dimenticare gli occhiali… sul naso!;-)***
e sai qual’è il peggio? che arrivata alla mia età ti capiterà di leggere un post uguale al tuo e chiederti: ma quando ho smesso di stupirmene???
perché un “bel giorno” troverai normale che ti diano del TU ;)
del LEI!!!! non del TU!!! (e ho anche riletto :( )
Dai blimundina, il “signorina” non va più di moda… non prendertela!
Io sono iscritta all’università per una seconda laurea.
E qualche volta (non tutti i giorni) vado perfino a lezione, finché sono ancora a casa in maternità mi diverto così.
Ma vado a lezione COL PUPO. E’ diventato la mascotte ufficiale del corso dl laurea.
Qualche matricola incauta ci ha provato, a darmi dei lei, i primi giorni, ma gliel’ho fatta passare subito :)
Lisa
Lisa, che meraviglia la seconda laurea col bimbo! Bravissima. Io l’ho sempre voluto fare, poi non mi sono mai iscritta per pigrizia, e ora me ne pento :-(