Arrivo dal convegno Top of the Blogs, incontro organizzato da Edelman con Technorati per svelare i 100 blogs più “influenti” della Blogosfera in Europa e negli Usa, per presentare il nuovo tool di ricerca “linguistica” di Technorati ma anche e soprattutto per parlare e confrontarsi sul tema dei business blog.
Piccole polemiche a parte sui risultati, basati sul numero dei link a ogni blog negli scorsi sei mesi (il più influente in Italia è Beppe Grillo , secondi i ragazzi di Sette in condotta, Blogosfere è quarto), sono usciti altri dati interessanti (anche se non sconvolgenti), tipo:
– In Italia il 43% dei Top 100 blog è sullo stile “diario personale” (solo il 3% negli Usa)
– Al secondo posto, con il 27%, la politica
– In Francia il 19% parla di cucina (ah, Douce France…)
– In Germania il 25% parla di tecnologia
E già basterebbe per un’analisi di usi&costumi paneuropei e non.
Ma visto che si è parlato dell’utilizzo dei blog come supporto alle PR tradizionali per scoprire essenzialmente cosa si dice in Rete di un’azienda e, nel caso, parare i colpi, questi sono i suggerimenti chiave emersi dall’incontro:
-Individuare non necessariamente i top blog, ma quelli più influenti per la propria nicchia di business;
–Ascoltare le opinioni sulla propria azienda che corrono in Rete;
-Visto che, secondo i dati Edelman, il 68% delle persone si fida di amici e conoscenti per formarsi un’opinione, cercare di influenzare gli influenziatori
-Non lanciare il blog aziendale come se fosse un sito web, ma farlo per creare una vera community.
L’incontro è stato molto interessante. Anche se i dati italiani restano sconfortanti: la Blogosfera, è vero, raddoppia le sue dimensioni ogni sei mesi, ma dei 44,7 milioni di blog rilevati da Technorati, la fetta italiana raggiunge solo il 2%. Numeri decisamente troppo bassi, per la Blogosfere e per il Web italiano in generale, per poter fare dei discorsi sull’argomento che non siano accademia. E non è un caso che dalla ricerca emerga che i top 10 blogger italiani linkano ai siti locali di news (media tradizionali, quindi) 400 volte di più di quando non si linkino fra loro.
Lascio da parte le mie personali osservazioni sul mezzo considerato democratico e libero per eccellenza, il blog, utilizzato per scopi commerciali.
Ma la domanda è un’altra: voi andreste sul blog di un’azienda per informarvi su quell’azienda? Lo considerereste una fonte attendibile?
E, ancora, cosa ne sarebbe delle vostre fonti preferite sul web che avete selezionato proprio per la loro libertà e attendibilità , se sapeste che sono monitorate o anche in parte controllate da aziende produttrici? O da lato opposto, se aveste un blog considerato “influente” come vivreste il fatto di diventare vostro malgrado un “panel” per ricerche di mercato?
Perché il concetto espresso di “influenzare chi influenza la gente” secondo me si presta a molte interpretazioni.
Eh, in effetti sembra il circolo vizioso dell’aviaria… In pratica secondo me è molto più semplice e meno alla persuasori occulti. Esperti che si scambiano opinioni giocoforza influenzano l’opinione l’uno delle idee dell’altro. Sia che si tratti di un prodotto, oppure se il Milan debba giocare a una o due punte.