Uomini e cactus

Le piante grasse, si sa, non hanno bisogno di acqua.
O meglio, ne hanno bisogno sì, ma solo il minimo indispensabile, pena una precoce putrefazione (mai fatto marcire un cactus? No? E’ facile: basta annaffiarlo come fosse un’ortensia, e in due settimane diventerà un’orrenda poltiglia marroncina, circondata da nugoli di moscerini).

Questo fa sì che le suddette piante grasse, di ogni foggia e dimensione – lunghe tipo cactus messicano, tonde a botticella, con spine più pericolose del coltello elettrico con cui mia mamma tagliava l’arrosto, oppure dotate di foglie lucide e ciccione – siano molto amate da chi non ha il pollice verde ma vuole “un po’ di verde in casa”, come se quei cosi spinosi, solitamente disposti in patetiche composizioni con tanto di sabbia e sassolini, potessero risollevare un tinello marron, come cantava il poeta.

Le piante grasse no. Non hanno bisogno di acqua.
Ma gli uomini (e le donne, naturalmente) sì.

Soprattutto d’estate, soprattutto per chi prende i mezzi pubblici, soprattutto nei luoghi affollati.

Non siamo piante grasse. Fa caldo.

Usiamo l’acqua.

6 thoughts on “Uomini e cactus

  1. Un impegno concreto: più acqua (e sapone) per tutti!

  2. Infatti, Placida: solo che nonna Giannina, povera, non poteva fare altrimenti. Oggi una doccia in casa l’abbiamo tutti.. ;-)

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