La sveglia suona un’ora prima stamattina: inizia il corso di piscina per Beatrice. Quindi deve fare colazione prima, se no non digerisce prima del bagno, e io sono ancora della generazione che si è sentita dire per anni: “Aspetta due ore dopo pranzo prima di fare il bagno”. Cosa ci volete fare, si chiama imprinting.
Colazione fatta, prepariamo la borsa. Costumino di Bea, accappatoio suo, accappatoio mio, infradito, cuffia, shampoo delicato, spiccioli per il phon, cambio asciutto, un asciugamano in più che non si sa mai, il mio costume…oddio il mio costume, dove l’avrò messo? E chissà , mi sembrano millenni che non vado in piscina. Scaravolto i cassetti a due a due, lascio dietro di me una striscia di mutandecalzemagliette che mi terranno impegnata un’ora per il riordino, impreco a turno contro una delle donne che a vario titolo, da quando è nata Beatrice, scorrazzano per casa con il solo scopo di cambiare posto alle cose. Alla fine desisto. E prendo il costume intero per panzone, quello che indossavo in gravidanza. Una meraviglia: blu, accollato come quello di una madre superiora, e con una bella sacca sulla pancia che, essendo ora vuota, si dipana in magnifiche arricciature. Penseranno che io abbia avuto l’insana idea di riprodurmi di nuovo. Fa niente, è tardi andiamo.
Carica Bea in auto-carica passeggino-arriva a destinazione-ripeti le azioni in ordine inverso.
Lascia all’entrata il passeggino, avventurati in uno spogliatoio-buco, che già sarebbe insufficiente senza pargoli in braccio, figurarsi così. Attendi pazientemente (sempre con più di dieci chili di bambina semovente in braccio) che si liberi un fasciatoio, posala, spogliala, tienila ferma con una mano mentre ti spogli tu, armeggia con la serratura dell’armadietto, muoviti, già esausta, verso la vasca.
Ecco: la mezz’ora in vasca è quella per cui, decisamente, vale la pena di fare tutto ciò, perché i bimbi, in acqua, sono magici e si divertono come pazzi.
Poi si ricomincia: bimba in braccio (ma quando si deciderà a camminare? Pigra, pigrerrima!), gambe e schiena già a pezzi per l’effetto che quel minimo movimento in acqua ha prodotto su un corpo disallenato da più di un anno, prendi lo shampoo, falle la doccia, asciuga, cambia, vesti, vestiti tu con una sola mano e in equilibrio precario, sentiti dire: “Ma sei da sola? Io porto sempre mia madre a darmi una mano”, eccerto, solo che mia madre è a Genova, un po’ scomoda, non trovi?
Infine, asciugale i capelli, prendi il passeggino, ricarica il tutto in auto, arriva a casa, riscarica, merenda, nanna.
Trovati esausta con una borsa piena di roba fradicia da asciugare e sistemare, la pappa da preparare fra meno di un’ora, il corridoio coperto di biancheria precedentemente gettata a terra nel tentativo di trovare il costume, letti da fare, tutto in disordine.
Squilla il telefono. E’ il padre, fresco come una rosa:
“Pronto, ciao, allora, bella la vita eh? Oggi hai fatto la mamma a tempo pieno, sei stata in piscina…Chissà come ti sei divertita! Beata te, potessi farlo io!”
“Eccerto, magnifico. Tutto bene, sì. Ora scusami se vado, ma ho paura che mi chiuda lo studio dell’avvocato divorzista. Buona giornata, eh?”
io ho deciso di mandarla col padre: deve iscriverla da tre settimane.
A me proprio dispiace dirlo, ma fare la mamma spesso e volentieri è veramente una rottura di palle.
Io già odio tutto il tran-tran della piscina per ME, se mi venisse mai l’insana idea di portarci un figlio, vi autorizzo a legarmi alla sedia di casa.
Che palle la piscina-la doccia-i capelli. Adoro nuotare, ma è il resto che mi stressa.
Credo che porterò mio/a figlio/a in bici o correrò spingendo il passeggino: ho visto diversi genitori fare così in the USA!
Grazie per avermi suggerito l’uso di un verbo che non conoscevo: scaravoltare.
Uff.. solo a leggere il post mi sono stancata.. ora scusa ma vado a riposarmi lavorando un po’ :-)
sere: ecco, appunto. Io al suo, di padre, nemmeno l’ho chiesto: sai, lui, lavora. Solo lui al mondo, eh!
Wonderland: sano momento di sincerità…
la-stefi: completamente d’accordo sulla piscina: adoro nuotare, ma al mare!
Cristiano: rende l’idea, eh?
Nicky: in effetti, lavorando sedute, è quasi un relax!
ho portato entrambe le figlie in piscina dall’età (loro) di 5 mesi. lo facevo il sabato, quando l’attualmente ex marito lavorava. il periodo che ricordo con maggiore angoscia è quello della seconda gravidanza, quando la prima figliola aveva poco più di tre anni e la mia pancia lievitava a vista d’occhio. anche quando non ero incinta, però, era un bel tour de force. se ti consola, le ragazze nuotano come pesci e io sono sopravvissuta.
Cristiano: ti dirò di più: è entrato nello Zingarelli nel 2003 http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/zingarelli/zingarelli/zingarelli.html
terra: no, lo so che si sopravvive. Il primo corso l’abbiamo fatto quando lei aveva 4 mesi e io lavoravo un numero di ore infinito, e mi presentavo in piscina in tacco, giacca e trucco, fra decine di madri in tuta. Quindi adesso va meglio. E poi è anche divertente, a tratti. Ma solo a tratti.
A me le mamme-fenomeno con la nonna sempre a seguito mi stanno sulle palle. Se mai avrò dei figli, non si sognino nemmano di provare a mollarmi i loror marmocchi. Farei loro un bel gesto dell’ombrello…
e poi dicono che la piscina fa bene :roll:
rossa, io ho accennato alle figlie la mia intenzione di migrare in liguria quando sarò pensionata. trasecolando, hanno esclamato: e i nipoti?
bisognerà che mi decida a farci un bel discorso, con quelle due.
e addio pensione dorata frontemare. Pensa che mia mamma, che in Liguria ci vive, prende il treno una settiman su due per sbarcare a Segrate e fare la nonna…
una settimana su due se ne potrebbe anche parlare. magari dandomi malata una volta su tre :-)
aggiornamento: la ragazzina in piscina non va più, hanno chiuso le iscrizioni (proprio adesso che aveva un fantastico accappatoio di minnie). il piano paterno è da considerarsi perfettamente riuscito.
Quell’uomo è un genio.