Lei non sa chi è lei, ovvero parlare in terza persona

Chi mi conosce, o semplicemente legge questo blog da tempo, sa che prima di avere una figlia non ho mai amato molto le mamme. In realtà alcune continuo a non amarle anche adesso, ma si tratta di idiosincrasie personali.
Una delle cose che sopportavo meno era quel continuo rivolgersi ai figli parlando in terza persona, nemmeno fossero la regina d’Inghilterra: “Ora la mamma ti prende la palla”, “Vieni, che la mamma ti da la merenda”. Mi sembrava insopportabilmente lezioso.
E invece, come tante altre cose che prima aberravo, ora lo faccio anche io. Con misura, ma lo faccio. Perché come tutte ho letto pallosi e interminabili manuali di puericultura che sentenziano: “Il bambino fino ai sei mesi si considera una cosa sola con la mamma”, “Il bambino ha difficoltà con il pronome io fino ai due anni”, eccetera eccetera.
Purtroppo o per fortuna ci hanno pensato i social network a sdoganare l’irritante abitudine della terza persona. Barbara fa quello, Barbara fa questo, Barbara pensa così e cosà. Nella migliore delle ipotesi, sembriamo insopportabili egoriferiti che chiamano a raccolta il mondo per annunciare urbi et orbi che hanno fatto la pipì. Nella peggiore, dei matti dissociati, come chiarisce il sito Psicopedagogie.it:

Molto semplicemente ci basti pensare al fatto che, nelle patologie molto gravi, dove l’identità è frammentata e il soggetto non riesce a percepirsi “come soggetto”, il segno più evidente di patologia, al solo livello dell’analisi formale, ci appare già nella produzione linguistica, con l’utilizzo, per “dire di sé”, della terza persona singolare.

Non per niente mia madre, persona solida e pragmatica, no-nonsense woman che della rete utilizza solo le due vere killer application (la mail e la ricerca su Google), quando legge il  mio status su Gtalk si confonde e pensa che tutte quelle azioni o lamentele che scrivo siano riferite a mia figlia. Seguono suggerimenti: “Ma se ha fame, dalle da mangiare, no?” oppure: “Ha mal di testa? Come sarebbe?”, o “Perché è stanca, poverina?”.
Insomma, passi Facebook che quasi ti obbliga a farlo, anteponendo il nome allo status. Ma per il resto, visto che molti la pensano così, torniamo a dire io?

17 thoughts on “Lei non sa chi è lei, ovvero parlare in terza persona

  1. Chissà perchè quando hai un figlio piccolo ti viene automatico parlare così.Lo facevo pure io, e me lo sono ricordato solo adesso, grazie a te. Comunque, se noi e i nostri figli non siamo venuti su troppo storti, magari non è così grave…Ciao, Bli! Il tuo blog è sempre un piacere!

  2. Uno dei tanti motivi che mi fanno detestare e rifuggire come la peste l’utilizzo compulsivo dei socialcosi, è proprio l’uso insensato della terza persona (un altro è il darsi del “lei”): motteggi ridicolmente snob di un moderno “cortigianesimo intruppante” che non riesco proprio né a capire né ad accettare.
    (mi sento sempre più sorella gemella della tua mamma, alla quale mando un bacio grande. A te e Meraviglia altri due)
    :-*

  3. anche o prima di diventare mamma detestavo questa abitudine a parlare in terza persona e quando manifestavo le mie perplessità mi dicevano che serviva per insegnare al bambino a dire mamma… alla fine anche io oggi uso spesso questa detestabile locuzione e spero di piantarla quando roberto finalmente dirà la agognata parolina.

  4. Per non parlare di una certa usanza di una parte d’Italia che aggiunge il suffisso “a papà” o “a mamma” (per dire “per il papà” o “per la mamma”) dopo una richiesta che si fa al bambino: stile “mangia…a mamma” oppure “fai pipì….a papà”, quest’ultima sentita per davvero in un bagno del Gaslini.

  5. Otelma usa il plurale majestatis da almeno 40 anni, e io non posso usare la terza persona? volete l’uso della prima persona, all’antica?
    vieni da papà che ti da due bei pattoni in prima persona
    Miti: Socialcosi ti vale il premio “parola del lustro” per i prossimi 5 anni … che poi anche “cortigianesimo intruppante” ………giù il cappello

  6. Mitì: devo presentarvi prima o poi!
    Cristiano: ma è un’abitudine meridionale, o no?
    Wonder: e perché mai? Ti piace la terza persona?

  7. Io non ho figli…ma parlo in terza persona lo stesso!! :-)

  8. Ah , dimenticavo…terza persona plurale!

  9. non solo le mamme anche le nonne lo fanno, e a me piace tanto parlare alla cucciola in terza persona, nonostante l’uso che se ne fa sui socialcosi come dice Mitì, che ho conosciuto qualche anno fa e alla quale ricambio un bacione.

  10. mi farai perdere una giornata di lavoro…ho letto qualche post e il tuo blog mi sembra geniale! Ti cercherò al MAM. ciao! complimenti!

  11. Odio parlare in terza persona, a meno che il mio IO non sia in giornata storta…
    Comunque odio quelle mamme che lo fanno, ho sempre l’impressione che i figli le guardino come se fossero sceme, alzando il sopracciglio.

  12. Allora stare lontano da FB in qualche modo mi ha salvato. Piccola nota lessicale ( quando mi sparo queste parole mi sento un dio) a proposito delle errate e sciocche usanze dei meridionali con i loro irritanti a papà o a mamma. Io da bambino a Milano stavo imparando a dire sempre la Piera, l’Enrico. Mi madre, siciliana, mi corresse sino farmi guarire.
    Io uso spesso il plurale maiestatis ma non mi si fila nessuno: la terza persona eè solo unterzo incomodo.
    VIRI

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