Ieri sera ero alla presentazione del libro della Perel, quello che consiglia come mantenere viva la passione in un rapporto di lunga data. Ero davvero curiosa di incontrarla e farle un paio di domande. Lei è molto simpatica, carina, parla un delizioso inglese con accento francese (è belga) ma si è esibita anche in un ottimo italiano.
Ricordando alcuni commenti sul post qui e su quello su Grazia, le ho chiesto:
“Le donne dicono che sono stufe di leggere manuali prescrittivi sulla sessualità scritti da altre donne. Insomma, si crea un circolo vizioso nel quale gli uomini non sono mai coinvolti, e alla fine chissà come la pensano e se reputano utili tutte queste regole”
“Non è vero: a tutte le conferenze che ho fatto in altri Paesi sono proprio gli uomini a intervenire con più interesse. Perché metto l’accento proprio sui comportamenti delle compagne, dei quali loro si lamentano. Coccole al posto di sesso, troppa intimità che alimenta l’amore ma uccide l’eros, un sesso “politicamente corretto” e infine l’abbandono quasi totale della seduzione verso il compagno quando nasce un figlio. Sono gli uomini a dirmi, è vero, è proprio così, come posso fare a coinvolgere ancora la mia compagna?”
La Perel si è detta però “molto curiosa” di vedere la reazione degli uomini italiani a questo libro. Io prevedo che da noi lo compreranno in massa solo le donne. Anche perché tra gli uomini presenti un solo concetto è parso farsi strada, ossia quello del tradimento (o della gelosia) come panacea per ridare pepe a una storia decotta. Un grande classico.
Le ho chiesto anche se avevamo bisogno di un altro manuale (ri)imparare ad accoppiarci e lei:
“Ho la fortuna di non essere americana, per cui ho potuto fare un libro di impianto narrativo, senza gergo tecnico e soprattutto senza soluzione precotta” e questo è vero, la sua prosa si legge con piacere e l’effetto-mimesi scatta spesso.
Alla fine delle mie domande,forse considerandomi irrecuperabile, mi ha dedicato il libro augurandomi “Un’intelligenza erotica traboccante”. Seguono mie paranoie: oddio, è una terapeuta di coppia, chissà cosa ha letto nei miei occhi per scrivermi una cosa del genere.
Extra bonus: tartine ottime e una giarrettiera nera sbrilluccicante con tanto di strass grossi come una nocciola in regalo per tutti gli intervenuti. Appena l’ho aperta a casa, con tutti quei cordini che pendono, la gatta l’ha presa come suo nuovo giochino.
Poi una legge dei libri e si fa delle domande.
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Aggiornamento: Adriana mi segnala questo interessante articolo di Anna Johnson, giornalista del Guardian, sposata con un figlio, che ha seguito i consigli della Perel nella sua vita coniugale per due settimane. In italiano su Internazionale del 26 gennaio.
ciao cara, ti saluto ora visto che ieri sei sparita. sto sbobinando la conversazione con la perel, e giusto a proposito di maschi italici e tradimento, ecco, in forma assolutamente grezza, quello che mi ha precisato. alla domanda:
cosa direbbe a un uomo che volesse intendere il suo libro come un invito a tradire?
ha risposto:
non è certo quello che intendo. come lo spiegherei a un uomo… le cose stanno semplicemente così: tu credi in questa formula, mr. matteo? se tu credi in questa teoria, la teoria vale anche per tua moglie. se non lo accetti per tua moglie, forse possiamo mettere in dubbio la teoria. pensi di doverti “ringiovanire” da qualche altra parte mentre a tua moglie servi sempre la stessa minestra? il problema è il doppio standard, il privilegio maschile che si cerca di spiegare con motivi biologici. Il desiderio sessuale maschile viene usato per giustificare il potere degli uomini nella società e lascia le donne svantaggiate. penso che ogni relazione debba mettere dei limiti. in ogni relazione ci deve essere un accordo su quando i limiti vengono superati. nessuna relazione è al sicuro dalla possibilità di un tradimento: tutto però dipende da dove si mette la linea. oltrepassata quella, è tradimento, è violazione, è dolore.
tutto sommato, era quello che speravo di sentirmi dire. ciao
adriana
Sono all’inizio di una storia importante, dopo tanti anni di sano vagabondaggio (questo non significa darla a destra e a manca, ma semplicemente aver avuto la possibilità di prendersi il meglio dal sesso senza dover fare i conti con l’abitudine, ecc.).
Premesso che credo ancora nella possibilità di mantenere vivo un rapporto anche dopo parecchi anni (tanto per polemizzare con “L’amore dura tre anni”, libro di quel matto di Frédéric Beigbeder), sono molto curiosa di leggere questo libro e ringrazio Barbara per avermene dato qualche chicca in anteprima.
Io dico: all’inizio si vive di rendita. Si sa. Tutto succede senza fare il minimo sforzo (attrazione, ecc.). E dopo? Mi pare che gli uomini appena finisce la prima magia si facciano conquistare dall’esterno, mentre le donne si addormentano un po’ (nella media, tante si trascurano dopo i primi anni di relazione – intendo cerette, completini, cose di questo tipo).
Quindi sono dell’idea: all’inizio è facile. Dopo, bisogna applicarsi. In due.
Se invece la coppia non ha più stimoli in comune, allora ciao core (come si dice a Roma).
Io comunque sono per le stanze separate nella stessa casa se i metri quadrati lo consentono: si può dormire sempre insieme, ma una volta da lui e una da lei. O come viene. Che ne pensate?
Ste
Stefania: sostanzialmente d’accordo. Passato l’amour fou, bisogna lavorarci in due. Se e solo se ne vale la pena, e senza accanimento terapeutico, ovviamente. E sono anche io per l’abbondanza di spazi. Uno dei concetti che condivido di più del libro della Perel è proprio quello che la troppa intimità toglie aria alla passione.
(Una cosa OT ma neanche tanto: lo faccio anche io, per cui non è un giudizio personale, tut’altro. Ma ho notato quel tuo quasi-giustificarti: “dopo tanti anni di sano vagabondaggio (questo non significa darla a destra e a manca…..)”. Non ce n’è: il cliché che se a “divertirsi” è un uomo è un gran figo, ma se lo fa una donna è una poco di buono, lo abbiamo marchiato a fuoco sulla pelle. Difficile davvero liberarcene, eh?
Adriana: grazie per la precisazione sul tradimento. Fra l’altro il concetto della Perel sul “doppio standard, il privilegio maschile che si cerca di spiegare con motivi biologici”, c’entra anche un po’ sulla mia osservazione, OT ma non troppo, al commento di Stefania.
Frena i freni!!!!!!!!!!!!
Neanche per un attimo mi sono posta lo scrupolo di giustificarmi, aspetta. Io volevo precisare il mio personale rapporto con il sesso: un uomo che si diverte è un gran fico esattamente come una donna, ma questo non significa che una donna debba per forza scegliere di fare sesso quantitativo, stessa cosa vale per un uomo.
Intendo dire che sono pronta ad incazzarmi come un treno se qualcuno giustifica un uomo che se la spassa in giro e critica una donna che fa lo stesso, ma ci tenevo a descrivermi un po’ per dare più senso alla mia riflessione. Traduco: nonostante sia una che il sesso se lo sa godere, pur non essendo troppo incline al sesso sempre e comunque, ora lo pratico con un uomo solo. Mi basterà tra cinque anni? Saprò alimentare l’eros anche quando non potrò vivere più di rendita?
Ecco, secondo me le stesse cose che ho scritto assumono un significato diverso se a scriverle è una donna che ha con il sesso un approccio identico a quello maschile (qual è il problema?) o una donna che si pone qualche domanda in più sull’argomento (semplicemente il mio caso).
Quindi:
sano vagabondaggio sta per MI GODO LA MIA LIBERTA SENZA PROBLEMI
LA PARENTESI AGGIUNGE: anche se non sono una donna così sciolta, ma non lo sono per scelta, non perché ci sia qualcosa di sbagliato.
CONCLUSIONE: se il mio primo post fa pensare che ancora le donne debbano giustificarsi mi correggo: in generale le donne, come gli uomini, posso vivere il sesso come credono. Io aggiungo: basta farlo con un po’ di classe.
Capito?
:-)
Ste
Scusa se aggiungo, ma ormai sono entrata in polemica con me stessa: un uomo che si diverte non è un gran fico se proprio vogliamo dirla tutta; è solo un uomo che si divete (idem per la donna).
Stefania: avevo precisato che il mio commento non implicava alcun giudizio: solo, mi sarebbe spiaciuto se fosse così e sono invece contenta di leggere del tuo rapporto sano e senza paranoie con il sesso, monogamo e non. Ho scritto quel commento perché osservo ancora molte resistenze “sociali” nell’accettare una donna che si gode liberamente il sesso, e devo dire che le trovo maggiormente dalle donne verso le donne. Il concetto dell’uomo “gran figo” era, ovviamente, una esemplificazione della vox populi. Io personalmente sono per il vivi e lascia vivere in tutti i campi, figurati in camera da letto.
Se hai capito chi sono, vorrei aggiungere che una volta una ragazza mi ha detto che una donna che tifa è volgare. Pensa te.
Stefania: so perfettamente chi sei. E aggiungo che allora io sono volgarissima ;-)
Potevi mettergliela come collare, quella giarrettiera…
;-)
Placida: l’avrebbe mangiata, sicuramente!
Una ragazza che tifa e’ volgare? Dipende per chi tifa :-)
segnalo, su internazionale del 26 gennaio scorso, un articolo di anna johnson, del guardian, che ha messo in pratica i consigli della perel per 6 settimane. con buoni risultati, si direbbe. ciao
Grazie Adriana, l’ho trovato sul Guardian e lo aggiungo.