Per fortuna non c’erano le cimici

Era da un po’ di tempo che non provavo l’ebbrezza dell’Intercity delle 9:19 da Genova Principe a Milano. E’ stata, come sempre, un’esperienza. Il treno parte da Genova Brignole ( a due km da Genova Principe), ma è riuscito ad arrivare con 15 minuti di ritardo. MInuti aumentati vertiginosamente nel corso del “viaggio”.
Un signore, evidentemente neofita di trenitalia, ad ogni chilometro urlava con voce più alta <<Maledetti! maledetti! Ma mi sentono eh! Io chiedo il rimborso, eh!>>
Gli habitués del treno, me compresa, rotevano gli occhi in silenzio. Un altro viaggiatore ha deciso tra se e se che, stavolta, la pagliuzza più corta toccava a lui, e per far cessare quel tormento di urli e rivendicazioni ha inziato pazientemente a spiegare che:
– non c’è rimborso se non è stato prenotato il posto a sedere (regola, qusta, più incomprensibile del terzo mistero di Fatima)
– non c’è rimborso se l’Intercity non accumula almeno 29 minuti di ritardo (e ovviamente, i minuti di ritardo sono sempre 28’55 o cose del genere)
Il signore tace ma diventa sempre più viola. Gli pulsa la vena sulla fronte. Adesso gli viene un colpo apoplettico, penso, mentre osservo che nelle ridenti campagne pavesi già c’è la nebbia.
Qualcuno prova la battuta:
<<Coraggio, neanche mezz’ora di ritardo, e non c’erano nemmeno le cimici>>
Arrivamo a Centrale e l’immarcescibile voce dello speaker lo annuncia senza neppure menzionare il ritardo. Almeno una volta si scusavano.

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