Pinguini e siringhe

Oggi ho visto La Marcia dei Pinguini. Niente da dire, a parte l’invadente petulanza della voce di Fiorello e una colonna sonora che definire delirante è un eufemismo, per me ha mantenuto le aspettative. Compresa la domanda “ma che vita di merda fanno i pinguini?” che sorge spontanea dopo aver visto il mazzo che si fanno a tenere in bilico l’uovo fra le zampe, a digiuno per mesi (visto il girovita però non può fargli che bene, però), tra tempeste di una violenza incredibile, stretti schiena contro schiena per sentire meno freddo, oppure a girare in cerchio come anime dannate (sarò forse per questo meno incazzata domani nel grattare le due dita abbondanti di ghiaccio dal vetro della macchina, regalo dell’inverno in questo ridente, ma con una spaventosa piorrea, paese alle porte di Milano? Non credo), nel buio della sala mi è arrivata un’illuminazione.

Se il richiamo alla conservazione della specie è così forte per i pinguini da spingerli a un sacrificio impensabile per noi umani (e l’uovo si rompe, oppure si gela perché scivola per un secondo solo dalle zampe, e se il pulcino riesce a nascere ha una fame boia e la madre degenere non torna perché è troppo impegnata ad ingozzarsi di pesce, e se il piccolo riesce a non morire di fame arriva quello che a me è sembrato un orrendo gabbianone e se lo mangia nell’indifferenza generale, e se scampa anche al gabbianone, come in ogni arcade che si rispetti, crepa di freddo durante l’ultima “zampata dell’inverno”, come dice la Voce Narrante), forse e nonostante l’Erode che c’è in me riesco a capire perché tutti i miei amici si sono riprodotti, accettando quasi con gioia (anche se con lamentele reiterate) di trasformarsi per mesi in zombie occhiauti e di non avere altro argomento di conversazione che cacche e rigurgiti.
Forse, ho detto solo forse. Anche perché il pulcino-pinguino è indipendente dopo un mese (UN MESE) che è uscito dal guscio. Non dopo 30 e passa anni, quando va bene.

Comunque. L’illuminazione è arrivata anche perché, fuori tempo massimo, la sera precedente ho visto in dvd Il Segreto di Vera Drake. Dove il plot è romperlo intenzionalmente, quell’uovo che papà pinguino si palleggia tra le zampe come la cosa più preziosa del mondo (mi dirai, ha visto solo il ghiaccio e le aringhe, che ne sa lui?).
Romperlo con scaglie di sapone, siringhe, oli e un aggeggio che mi ha ricordato la cantabrina (si dice così anche in italiano o è un genovesismo?), quel tubo che serve per imbottigliare il vino dalla damigiana.
Nessun grido contro l’aborto, per carità. Anzi, il mio pensiero va in direzione opposta. E sono già troppi quelli a saltare sul carro della chiesa ultimamente, visto che il partito dei “sono laico ma però” continua ad ingrossare le fila, soprattutto grazie ad ex insospettabili.
Solo, un momento di pausa, un fermarsi a pensare. Anche alle coincidenze che si possono trovare dietro due film lontani anni luce.

4 thoughts on “Pinguini e siringhe

  1. La frase chiave è: “ha visto solo il ghiaccio e le aringhe”… quindi visto che per noi non è così, possiamo scegliere qualcos’altro, oltre a palleggiarci l’uovo tra le zampe.

  2. La domanda chiave è:”Cosa fanno per 4 anni i pinguini giovani, prima di inziare a sentire l’impulso alla riproduzione ?”

  3. @anonimo: assolutamente. Infatti il senso del mio post ( se ce n’era uno) era proprio chiedersi: ma quanto forte deve essere l’istinto natuale per continuare a farci riprodurre nonostante tutte le controindicazioni del caso?

    @baltasar: secondo me si divertono come dei pazzi per compensare la vita di merda che sanno che dovranno fare una volta accoppiati con figli. Un po’ come noi umani insomma…

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