Con la purezza il movimento non ci perde, ci guadagna. Posso passare ore a curare un dettaglio. Mi accorgo che un gesto già fatto infinite volte ha ancora infinite possibilità , infinite promesse.
Ho capito che qualunque attività diventa più soddisfacente se ci si dedica corpo e anima. Io mi lascio coinvolgere completamente, sia che che tiri di scherma o lavori il legno, faccia il giocoliere o tenga una conferenza: la mia mente è tutta lì, il mio corpo tutto lì.
Questo lo ha detto Philippe Petit in un’intervista fatta da Gabriele Romagnoli per Vanity Fair, un paio di mesi fa. Una persona che mi piace che ne intervista un’altra che mi piace, mio premio personale Intervista dell’anno 2009. Molti conosceranno Philippe Petit perché recentemente è stato ospite da Fazio (ah la tv, si esiste solo se si va in tv, eccetera). Comunque, è il funambolo, per descriverlo in modo riduttivo, che fra le altre cose ha passeggiato fra le guglie di Notre Dame e fra le Torri Gemelle buonanima. E ha scritto un magnifico libro, leggero come la sua arte, Trattato di Funambolismo, da leggere come un saggio filosofico. Bonus: il libro ha una splendida prefazione di Paul Auster, e giù con la gente che mi piace. Minus: l’ultima edizione, adocchiata in libreria, ha una fascetta rossa che strilla: “Ospite di Fabio Fazio”, come fosse un incentivo a comprarlo e un aiutino per riconoscerlo, e probabilmente lo è davvero. Da un altro suo libro, Toccare le nuvole, è stato tratto il documentario Man on Wire, Oscar 2009, che consiglio caldamente.
Insomma nella frase che ho citato in apertura ci sono due concetti bellissimi, che inseguo da una vita. Il primo è quel gesto ripetuto infinite volte che ha ancora infinite possibilità . Petit lo dice a proposito del suo allenamento, continuo e costante, per essere in grado di danzare sul filo. Ma potrebbe essere lo stesso per qualunque lavoro, qualunque impegno. Certo, obietterete, lui deve essere allenato e concentrato, altrimenti si spatascia al suolo. Ma in realtà conosco persone che svolgono lavori meno pericolosi e meno eccitanti, e lo fanno con passione e cura ammirevoli. Io, invece, mi annoio. Mi stanco. Sono incostante anche nelle cose che amo, figuriamoci in quelle che devo fare per obbligo. E invece vorrei tanto, per questo nuovo anno, saper trovare la bellezza nei gesti ripetuti, nel quotidiano, nel già visto.
L’altro è quello che una mia ex capo riassumeva efficacemente nella frase Wherever you are, be there. E anche lì, sono carente. Quella sensazione di cui parla Petit: “la mia mente è tutta lì, il mio corpo tutto lì”, l’ho provata davvero raramente. Ne parlavo già due anni fa ma evidentemente non ho risolto granché. Molto spesso, qualunque sia la situazione in cui mi trovo, penso che vorrei essere in un’altra. In un altro posto, a fare altre cose, con altra gente. E poi magari anni dopo rimpiango quella situazione dalla quale, al momento, volevo fuggire. Ecco, io spero per quest’anno di riuscire a vivere pienamente le situazioni senza farmele scivolare addosso mentre ne inseguo altre. E lo auguro a voi tutti, di essere presenti in ogni momento. Anche in quelli che non vi piacciono; essere presenti spesso è l’unico modo per capire, reagire e cambiare scenario.
Wherever you are, be there.
A ME NON MI piace per niente sta frase sarà per quello che ti annoi?
Il bello è proprio esserci ma spaziare…..la mente ovunque
allora guarda ti dirò la mia
uerever iu ar , bi eppi
che forse viene meglio ovunque tu sia
Ricordo un post da qualche parte nella Rete di un signore anziano, penso oltre i 70 anni. Era già una cosa notevole che un settantenne avesse un blog, ma quello che vi scrisse mi colpi molto.
Diceva che sentiva la vita essere giunta alla fine e rimpiangeva tutte quelle volte che nella sua vita aveva detto “non vedo l’ora che questo girono finisca, non vedo l’ora che sia settimana prossima, non vedo l’ora che arrivi l’estate, non vedo l’ora che passi anche questo mese”.
Insomma, a forza di “non vedere l’ora di” e di non voler vivere ogni momento o situazione, è arrivato alla fine dei suoi giorni. Ora non dice più “non vedo l’ora di”.
Ecco, il mio buon proposito per il 2010 e non di non dire più “non vedo l’ora di”. E come diceva la tua ex capa: Wherever you are, be there.
io sono un’insofferente nata,vado sempre oltre,alla ricerca di qualcos’altro,ma in effetti fermarsi un attimo e godersi quell’attimo aiuterebbe a essere piu’sereni. va bene dai…sara’il mio proposito per l’anno nuovo!
Luca: se non sei there, non puoi essere happy. O almeno così la vedo.
tillaus: sì, anche quello. Ma oltre al “non vedo l’ora che passi” c’è il “non vedo l’ora che cambi” o “come vorrei essere altrove” a fare male. Anche perché spesso un altrove migliore non esiste.
musa: dai. Fammi sapere se a te riesce.
Bell’augurio, Bli. Sarebbe fantastico se uno riuscisse davvero a farlo. Ma grazie per aver costretto la mia mente inquieta come la tua a rifletterci sopra, a “starci”, almeno per qualche istante…;-D
ot: ironicamente linkata per il mio nuovo anno, qui
http://desian66.blogspot.com/2009/12/per-lanno-nuovo.html
Buon 2010! :-)
desian, grazie e buon anno a te!
Dico a te quel che ho detto alla mia fidanza a pranzo parlando del tuo post.
La vita di ciascuno è un grande sacco, ma per alcuni è un sacco troppo piccolo per contenere tutte le cose belle che ci sono là, fuori di noi. E’ lo sforzo di farcene stare il più possibile che ti consuma.
Cazzo, sto diventando new age :-) ?
Buon 2010!
:) Buon 2010 ma bi eppi
Corrado, a me che tu e la tua fidanza parliate del mio post a pranzo è una cosa che mi riempie d’orgoglio, ecco. Vi auguro di avere un sacco elastico. Con il 2% di Lycra, quella che mettono nei jeans così non tirano sulla panza. Abbracci!
Luca: occhei, occhei.
ottimi propositi! Io, comunque, sul filo non ci vado! Auguri
“Molto spesso, qualunque sia la situazione in cui mi trovo, penso che vorrei essere in un’altra. In un altro posto, a fare altre cose, con altra gente. E poi magari anni dopo rimpiango quella situazione dalla quale, al momento, volevo fuggire.”
Ecco, condivido. Non siamo mai contente?
Ecco, pensavo di essere l’unica o “rara” a provare questi sentimenti. Ora so che è una situazione diffusa. Ci sarà davvero il rimedio? ..nel frattempo ho cominciato a guardare gli annunci di lavoro, a mandare un CV e a pensare cosa potrei inventarmi per campare :-)
Meglio approfittare dell’ottimismo che caratterizza l’inizio anno nuovo!
“La vita di ciascuno è un grande sacco, ma per alcuni è un sacco troppo piccolo per contenere tutte le cose belle che ci sono là, fuori di noi. E’ lo sforzo di farcene stare il più possibile che ti consuma”
Forse non l’ho capita ma mi sembra la cosa più atroce che abbia sentito. Bisogna rassegnarsi a una o due cose belle per volta? Lo sforzo non sono non è premiato, ma anzi è punito?
Dimmi che ho capito male, ti prego….
And why not, di grazia, be here and there and everywhere? io sono a metà tra Luca e Corrado, la vita è troppo breve e le cose belle da fare sono troppe per fare intensissimamente una cosa alla volta, per me.
Fane 7 contemporaneamente e leggermente in parallelo, tipo qui ed ora per tutte ma tutte insieme? Se scopro il trucco, dovrei farcela:-)
Cara Barbara, i tuoi propositi sono giusti.
La frase di Petit ricalca la mia filosofia di vita: costretta quasi sempre dalla famiglia a fare le mie scelte, ho dovuto salvarmi l’anima e l’ ho fatto solo in questo modo. Qui ed ora nel migliore dei modi e provando a migliorare: certo ci sono anche i momenti down, ma si superano facilmente quando ti accorgi che sdoppiarsi non si può anzi! Se non presti attenzione a ciò che fai, le tue azioni non hanno “anima”, solo automatismo svilito e diventi un robot con l’anima disperata in cerca ed affanno di evasione: la tua vita diventa voglia di fuga ed un tormento continuo se non riesci a fuggire.
Noi donne, affrontando ripetitive e monotone faccende di casa, lo sappiamo che la fuga è la peggior soluzione: la nostra anima può cantare anche se puliamo i cessi, perchè è pulire i cessi con l’anima nella merda che ci avvilisce e imprigiona.
Ad majora!