La sindrome del nido

Tutti i tempi vegnan, basta saveili aspetà
(Tutti i tempi arrivano, basta saperli aspettare)

rulloLo diceva mia nonna, lo ripete mia mamma, qualche volta mi sorprendo a pronunciarla pure io. La frase in questione non potrebbe adattarsi meglio alla mia gravidanza.
Perché i primi mesi li ho passati copiando alla lettera le famose Fasi della Borrachera, recitata da Paolo Rossi nella notte dei tempi. La sesta fase della Borrachera, quando sei così ubriaco da non stare in piedi ma continui a ripetere “Sto benissimo” e a sollevare la gamba per dimostrare di essere sobrio, si chiama Negacion de la evidencia. Negare tutto, soprattutto a sé stessi. Così ho fatto io, almeno fino al quinto mese di gestazione.
Dopodiché, all’improvviso, è arrivato il benefico ormone della gravidanza che mi ha fatto preparare crostate canticchiando. Non che sia sempre presente, intendiamoci; spesso si alterna con momenti di down paurosi e lacrime torrenziali. Ma insomma, almeno ho iniziato ad ammettere di essere incinta.
Adesso siamo nell’ultima fase; sta facendo la sua apparizione la Sindrome del Nido. Si tratta in pratica dell’urgenza che prende le future madri di sistemare al meglio la casa per l’arrivo del nuovo cucciolo. Tutto nella norma.
Se non fosse che la sindrome non ha colto me, evidentemente troppo cinica. Bensì il mio compagno.
La scorsa settimana è stata la volta dell’albero di Natale. Ha varcato la soglia con un abete più alto di me (anche se, come sa bene il mio ecografista, ci vuole poco).

“Finalmente quest’anno faremo l’albero. Lo sai che non lo abbiamo mai fatto insieme?”
“Tesoro, visto che conviviamo da una vita, un motivo ci sarà, no? Ad esempio, che io odio il Natale…
“Non importa: quest’anno lo facciamo per la bimba”.
“La bimba non lo vede, nasce dopo, e comunque cosa ne sa dell’albero e di tutte le idiozie natalizie?”
“Io quest’anno voglio fare l’albero”.
“Ok, come vuoi. Ma sul presepe non transigo, eh? Se vedo un bue o un asinello volano fuori dalla finestra”.

Lo scorso weekend, invece, è stato il Momento del Tapullante (qui la spiegazione di Mitì). Si ridipinge la cameretta, ossia il mio ex studio, dal quale la signorina ha pensato bene di sbattermi fuori ancora prima di venire al mondo. Al momento scrivo accampata sul tavolo della sala. Se qualcuno dei mie datori di lavoro sta leggendo, sappia che questa è una captatio benevolentiae in piena regola. Siate indulgenti.
Insomma il finesettimana è trascorso tra metri di scotch per proteggere stipiti e finestre, copertura strategica di mobili, trasloco in sala di ogni oggetto o soprammobile della cameretta in questione.
Quando, dopo circa tre ore, l’intera casa ricordava il panorama postatomico descritto in La Strada di McCarthy, il mio compagno, in testa il regolamentare cappellino da muratore, ha dichiarato:

“Tu lo sai che io non ho mai preso in mano un pennello o un rullo e non ho la minima idea di come si dipinga un muro, vero?”

16 thoughts on “La sindrome del nido

  1. Di che colore l’ha fatta la stanzina, il tuo Michelangelo? ;-**

  2. Quasi quasi vengo lì a godermi la sit-commedy! Circa l’albero, appoggio incondizionatamente… lui! Il presepe lo farete l’anno prossimo;-)***

  3. se quella è la tinta della cameretta ti basti sapere che è anche la mia…ed io ho 25 anni. Ma quel rosa-lilla cangiante è una meraviglia in camera, rilassa molto e rende ottimisti. Bli, posso azzardarmi a dire che “allora è vero che la gravidanza è proprio un miracolo, non solo della vita?”

    ps- per lo studio non disperare, scriverai in cameretta di Beatrice quindi..ritroverai presto il tuo spazio :D :p

  4. Su su, manca poco.
    Poi basta perdere quei 3 o 4 kg in più e venire in spiaggia da noi a Jericoacoara.
    :)

  5. al papà riferito alla sua prima volta del pennello puoi citare mio nonno che quando ti faceva fare ua cosa per la prima volta soleva dire “arte ca l’intre”

  6. Mitì: la Cappella Sistina è di un bel rosa baby!
    Princy: vieni che c’è da divertirsi!
    lotho: pensa che io ho fatto glicine la mia stanza al mare. Sono colori che adoro, speriamo piacciano anche a lei.
    Dania: 3 o 4 kg, l’ottimismo è il profumo della vita…
    Andrea: in effetti anche a me. E alla fine ha fatto un lavoro egregio.

  7. Ah, ecco, stavo per scrivere lo stesso post :/
    Anche al Mulino Storto la parità dei sessi deve aver scombinato qualche equilibrio, perchè la sindrome del nido ha colpito il papà e non la mamma. Iero l’ho trovato a pulire alcremente il piano della cucina, a spazzare i pavimenti e a canticchiare… paiura! :)

  8. Prendo spunto e divago: ho una gatto da tre mesi. Come diavolo fate a fare l’albero senza che il gatto ve lo smonti? Il mio ha levato 50 palline in venti secondi. E come glielo spiego che non deve? Sarebbe come mettergli davanti dieci acciughe e dirgli ch non le deve mangiare;-(

  9. stefania: prima di tutto, benvenuto al micetto! Per esperienza, innanzitutto evitare palline in vetro. Poi, provare a mettere l’albero su un piedistallo o un tavolino (se il micio è così piccino, non dovrebbe arrivarci). Infine, dopo un po’ si abitua e la smette. Forse. Ma poi, c’è qualcosa di più bello che vedere un gatto alle prese con un albero di Natale? E’ come portare un bambino al Luna Park ;-)

  10. Infatti non l’ho sgridato. Però ancora non le ho ritrovate tutte, le palle, sono ancora sparse in giro.
    Un saluto da Tiddy (il mio gatto) detto Er Nuvoletta

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